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Insorgono gli agricoltori

incontro protesta agricola

Lo scorso 10 febbraio è scaduto il termine per il pagamento dell’Imu sui terreni agricoli, ma questo non ferma il grido di sconcerto degli agricoltori turesi, chiamati a pagare una tassa, neppure tanto leggera, su proprietà che necessitano di ingenti spese annue.

A raccogliere a Turi la voce di questi, la Protesta Agricola organizzata all’indomani della mobilitazione di piazza dei vicini agricoltori sammichelini e mossa nel pomeriggio di mercoledì 11 febbraio presso la Cooperativa L’Ortofrutticola.

A parlarci di cosa si tratta, Tonio Palmisano, ex consigliere comunale di Turi ma soprattutto imprenditore agricolo che, con il prezioso contributo della Cooperativa, ha raccolto numerosi agricoltori col fine di lanciare una chiara protesta, organizzata in poche ore dopo quella di Sammichele, ma che sin dalle prime battute si annuncia rovente.

Circa un centinaio, infatti, gli agricoltori che hanno partecipato all’incontro preliminare della Protesta Agricola e tra loro, non solo coltivatori turesi, ma anche di Casamassima, Sammichele, Rutigliano, Conversano e Gioia, che si sono incontrati nella struttura turese per rinnovare l’incontro di massa, il prossimo mercoledì 18 febbraio.

“Ieri fu avviata solo una presentazione della Protesta Agricola” – è il commento di Tonio Palmisano, all’indomani dell’avvio di quella che si prospetta come una mobilitazione non solo locale. Protesta Agricola, come lui stesso la nomina, si dissocia dalle “associazioni di categoria, che nulla stanno facendo in favore degli agricoltori”. “Vogliamo – prosegue con toni forti e di battaglia – che queste tornino a lavorare per difendere i diritti degli agricoltori, unica categoria che non è tutelata!”. E nell’attesa che le sezioni locali ritornino ad essere voce di una categoria, sono gli stessi agricoltori che scendono in piazza, per ora senza mezzi, ma alzando la voce per dire “No” al pagamento dell’IMU sui terreni agricoli.

Per una categoria lavorativa, che rappresenta la maggior parte della popolazione turese, si fa forte il bisogno di aiuto da parte delle autorità. Un aiuto che si vede negare, dinanzi alle continue vessazioni che inginocchiano non solo gli agricoltori, ma soprattutto le loro famiglie. “Assieme alla riduzione del gasolio agricolo, ci chiedono di pagare l’Imu sulle nostre terre”. Terre difficili da essere lavorate, territori “svantaggiati perché poveri ma allo stesso tempo carichi di pietre” – specifica Palmisano, “di fronte alle quali gli agricoltori, per bonificarli, hanno speso migliaia di euro”. “Non abbiamo vantaggi nel tipo di terreno, dove poter impiantare qualsiasi tipo di coltura, ma viviamo in un territorio che ha bisogno di grandi e costosi lavori”.

Altro aspetto risiede nella morfologia del territorio, un “aspetto non trascurabile”. Infatti “non possiamo accettare di pagare l’Imu altimetrico, perché è lo stesso territorio a variare molto anche in pochi metri”. Non dimentica, proseguendo con la protesta, di evidenziare il “problema delle patologie che interessano molti terreni della nostra zona, e quindi malattie che fanno seccare le piante” e che impedirebbero di identificare il nostro, come un “terreno di prima”.

Un primo seme è stato lanciato, ma mercoledì prossimo, 18 febbraio, si attendono le voci di tutte le autorità comunali affinché queste dimostrino vicinanza nei confronti degli agricoltori piegati dalle innumerevoli difficoltà che giorno dopo giorno li imprigiona. “Vogliamo che le associazioni, ma soprattutto i comuni, comprendano le difficoltà del mondo agricolo e si mobilitino per far abbassare le aliquote, perché questo si può fare!”. “Ci sono comuni che, – conclude Tonio Palmisano – nonostante l’aliquota vari dai 4.6 al 7.6, sono riusciti ad abbassarla del 3 per mille o, addirittura, cancellarla, per coltivatori diretti o imprenditori agricoli a titolo principale”.

“Chiediamo – quindi – agli agricoltori di attendere ad effettuare il pagamento” e se nonostante la nostra protesta, “non riuscissimo ad ottenere il nostro obiettivo, almeno che le Istituzioni, deliberino per evitare more agli agricoltori, come accaduto in altri paesi, dove per 60 giorni successivi al 10 febbraio, non ci sono sovrattasse”.

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