Un burraco per lo Zimbawe
Quasi 300 persone a sostenere, nella serata di ieri 18 gennaio, il progetto di Suor Carmela. A lei, il calore dei cittadini turesi che hanno riempito i circa 71 tavoli presenti per un grande torneo di Burraco “Gli amici di p. Giovanni”, presso Villa Menelao.
Da 19 anni presente nel territorio, il torneo, che ha scopo benefico, permette di unire divertimento e riflessione, sul grande tema dell’aiuto verso chi è meno fortunato.
A raccontarlo ai tanti presenti, la prof.ssa Liliana Campobasso, che ha posto l’accento sull’obiettivo essenziale dell’appuntamento: un pensiero per la missione di suor Carmela, sorella di padre Taneburgo, nello Zimbabwe in uno di quei Paesi come l’Africa in cui, poco più del 20% della popolazione, vive nell’agio e il restante 80% vive sotto la soglia della povertà. Di seguito, un estratto della lettera della professoressa Campobasso, in ringraziamento ai tanti partecipanti.
“[…] Il Torneo di Burraco Missionario è nato per una risposta di stima e di simpatia nei confronti di p. Giovanni Taneburgo, a quel tempo missionario in Uganda. Con un senso di grande riconoscenza devo dire che la disponibilità affettuosa della famiglia Boccardi e di molti dei collaboratori, espressa, sin da allora, in forma assolutamente gratuita, si è accresciuta negli anni sempre di più, così come è aumentata la partecipazione degli ospiti giocatori.
In questi ultimi anni, così come molti di voi già sanno, la missione destinataria di tutta la somma che viene realizzata è quella delle Suore Missionarie di Maria Bambina a Chinohyi in Zimbabwe. Provate solo ad immaginare quale quantità di sentimenti si sviluppino nel cuore di queste nostre sorelle lontane nel sapere di essere al centro della nostra attenzione … intanto che fervono i lavori di organizzazione del Torneo. Sentimenti di attesa, di gratitudine, di gioia per il dono che ricevono dal Signore nella persona di ognuno di voi, di tutti noi.
E’ un momento in cui non si sentono sole con le loro forze fisiche ed economiche, limitate ed insufficienti per la mole di lavoro e di richieste della gente del territorio di Missione. Esse sentono il nostro sostegno, sentono il nostro intervento, ogni volta che devono distribuire cibo alle famiglie che vengono a bussare per averne, medicine a chi viene ferito dall’uomo o dalla natura, vestiti a chi ha diritto ad un minimo di dignità, tasse e divise scolastiche, libri, matite, penne ai tanti scolari e studenti che chiedono di crescere nella cultura, assistenza alle tante mamme in attesa che spesso sono siero-positive, ai tanti bambini orfani o abbandonati che hanno diritto ad un sorriso, ad un abbraccio, ad un dono, ad un giocattolo … assicurano le spese per gli interventi chirurgici e, tante volte, persino quelle per le sepolture …[…]
Il denaro che noi inviamo, dunque, ha una denominazione ben specifica: DENARO PER I POVERI. Non c’è la realizzazione di strutture o case o pozzi: no, c’è la risposta a bisogni quotidiani che non possono attendere.
Tutto questo le nostre suore di Maria Bambina fanno per ‘la loro gente’, perché sono diventate la loro famiglia, le une per gli altri, come un’unica grande famiglia. Le condizioni del Paese le spingerebbero ad abbandonare tutto, per quanto scoraggianti sono, e, volentieri, farebbero le valigie e tornerebbero a casa, ma … non vogliono, non possono … è quella la loro casa, fino a quando avranno un minimo di forze necessarie, è quella la loro gente e la loro famiglia, forse più di quanto non lo siano quelle in cui sono nate e che hanno lasciato per rispondere ad un imperativo superiore: lascia tutto e seguimi ……
[…] Continuo a pensare a queste donne missionarie, ai missionari tutti che, portando l’annuncio di Cristo a tutto il mondo, consumano la loro vita esprimendo con l’esempio il comandamento dell’amore … amatevi gli uni gli altri”.