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Per il futuro della sanità turese

Incontro Medici - amministrazione

La questione sanità a Turi sta diventando ormai un’emergenza, tanto da portare medici di base e professionisti del settore, cittadini vari, il sindaco Coppi, la consigliera Zaccheo e altri, a riunirsi attorno al tavolo della sala Giunta per discutere della situazione generale e cercare insieme un strada da percorrere. Il concetto condiviso da tutti, è stato che Turi non può essere defraudata e trattata diversamente rispetto altri paesi. Vari i temi trattati, dal pediatra al poliambulatorio, dalle visite specialistiche alla diagnostica, dal 118 alla casa della salute. C’è molto da fare e tra i tanti, c’è chi vorrebbe percorrere la linea dura. Nel frattempo, è stato chiesto un incontro all’assessore regionale alla Sanità, il dott. Donato Pentassuglia. Al termine dell’incontro, è stata letta dalla dott.ssa Zaccheo una bozza di documento, che nei prossimi giorni verrà arricchita  da ulteriori dati e che riassume la situazione sanitaria attuale del nostro paese.

“Nell’ultima puntata di Ballarò il nostro governatore Nichi Vendola che amministra la Regione Puglia con 4.100.000 abitanti, ha affermato che la legge di stabilità è un colpo al cuore del Welfare. Il suo successore infatti dovrà tagliare dall’assestamento di bilancio 360.000.000 di euro e cioè dovrà tagliare sulla sanità, sul trasporto pubblico locale e sul piano sociale di zona. I tagli perciò colpiranno i diritti dei cittadini prima ancora che gli sprechi.

Con tale premessa, la lotta agli sprechi diventa un imperativo improrogabile, così come l’equa distribuzione delle risorse.

L’ambito territoriale della ASL BA coincide con quello dell’Area Metropolitana di Bari e comprende pertanto 41 comuni, con una superficie di 3.825 kmq ed una popolazione residente di 1.262.894 abitanti. L’attività della ASL BA è definita dall’atto aziendale di recente approvazione. Questo pone l’attenzione al rispetto della dignità e della centralità della persona, all’equità, solidarietà e riduzione delle disuguaglianze, alla trasparenza, all’efficacia e all’appropriatezza, all’affidabilità, alla sicurezza, all’efficienza, all’approccio sistemico e differenziato, all’integrazione, all’innovazione, alla partecipazione, alla promozione della medicina di genere, al contrasto della violenza di genere, alla popolazione immigrata, alle donne in menopausa.

Il patto aziendale fa riferimento alla continuità assistenziale e riporta al centro dell’attenzione la tutela della salute, la presa in carico di un cittadino-persona al quale garantire il diritto a vivere secondo parametri di dignità e di qualità. Il patto aziendale vuole semplificare, umanizzare, valorizzare le risorse umane, perché il personale rappresenta per l’azienda la risorsa strategica.

Il patto aziendale sostiene che i comuni sono titolari delle politiche sociali del proprio territorio, che bisogna attivare una collaborazione tra ASL, comuni, ospedali e medicina delle cure primarie e territoriali, che il consolidamento e il recupero del rapporto fiduciario tra ASL e amministrazioni comunali è la premessa indispensabile per poter praticare l’integrazione istituzionale che non è solo obbligo di legge, ma anche condizione preliminare per garantire un adeguato e omogeneo governo della salute sul territorio, che è indispensabile un’attenta distribuzione dei presidi sanitari attraverso la conferenza dei sindaci.

Come è possibile quindi che tutte queste premesse non trovano riscontro nella realtà che ci circonda?

Da aprile 2013 il nostro comune usufruisce di un solo pediatra, pur avendo una popolazione pediatrica da 0 a 6 anni di 670 bambini, fascia d’età con obbligo di scelta del pediatra.

Il nostro poliambulatorio ha solo 6 branche specialistiche per una popolazione di 13.100 abitanti. L’ambulatorio di FKT è chiuso, manca un addetto al servizio di chinesiterapia ed anche lo strumento minimo necessario per la diagnosi delle varie patologie è carente.

Manca la possibilità di rinnovo della patente, il personale addetto ai servizi CUP ed Anagrafe assistibili è sottodimensionato come pure quello del consultorio e del servizio ADI.

Nel nostro comune manca un punto di pronto intervento ed è previsto che il 118 sarà sostituito da un’ambulanza dotata di soli autista e infermiere, mentre l’auto-medica stazionerà a Casamassima e a Gioia. Tale decisione si riferisce ad un Comune dove sono presenti tre grandi sale ricevimento, tre strutture protette per anziani, due case famiglia ed il carcere. Il depotenziamento del nostro poliambulatorio e della medicina del territorio, sempre più sofferente per la chiusura degli ospedali, mal si concilia con le buone intenzioni presenti nel “patto della salute”, che con il piano di rientro per il triennio 2014-2016 vuole rafforzare la sinergia fra Ministero della Salute, Ministero dell’Economia e Regione.

Inoltre, la Delibera di Giunta Regionale n. 384 del 4 marzo 2014 invita testualmente a razionalizzare e riprogrammare le ore della specialistica ambulatoriale in base alle esigenze assistenziali del territorio e all’abbattimento delle liste di attesa. Nella linea del potenziamento delle attività territoriali, che ha come finalità quella di avvicinare “fisiologicamente” gli assistiti alla struttura sanitaria territoriale per ridurre gli spostamenti degli stessi.

Pertanto, alla luce di quello che si è detto finora e con i riferimenti normativi esistenti, riteniamo di aver solo preso atto del problema e che questo vada discusso nelle sedi opportune con i giusti interlocutori e dando alla problematica la necessaria pubblicità anche attraverso la stampa. Ci siamo riuniti oggi qui per parlare una sola voce, quella del nostro Comune, che non è diversa dagli altri che compongono l’Area Metropolitana – BA.

Ritengo infine che gli addetti ai lavori debbano dare un contributo concreto per la lotta agli sprechi, perché qui oggi ci siamo riuniti non solo per chiedere, ma anche per dare soluzioni alternative. I cittadini non possono pretendere di fare esami ogni tre mesi solo perché godono dell’esenzione. Tac e risonanza devono essere prescritti a completamento di esami di primo livello e solo se necessari. Infine si deve porre maggiore attenzione negli studi medici alla prevenzione e non solo alla cura delle malattie. È un percorso lungo e laborioso che esige la collaborazione di tutti”.

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