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Politica

Jobs Act: nessuna riduzione del costo del lavoro

Sandro Laera

La libertà di licenziare senza giusta causa (abolizione art. 18) incentiva le imprese ad assumere a tempo indeterminato? Elimina il lavoro precario?

Ci terrei a precisare che l’art.18 non viene soppresso, ma è oggetto di sostanziali modifiche. Le ultime modifiche prevedono che la reintegra del posto di lavoro sarà possibile solo in caso di licenziamento nullo o discriminatorio ed in altre specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare, mentre nessuna reintegra sarà possibile per i licenziamenti per motivi economici.
Da addetto ai lavori, sono certo che la modifica così predisposta, non incentiva i datori di lavoro ad assumere a tempo indeterminato e non elimina il lavoro precario per diversi motivi di cui uno è quello che tale norma si rivolge esclusivamente alle realtà imprenditoriali medio grandi, altra motivazione è che se non aumentano i consumi non si può aumentare la produzione e quindi la necessità di assumere viene meno. Le imprese da questo Jobs Act attendevano sicuramente altro di cui non si intravede alcuna traccia: RIDUZIONE DEL COSTO DEL LAVORO. Quella riduzione che avrebbe permesso alle aziende italiane di diventare nuovamente competitive sia nel mercato interno che nelle esportazioni.

Abolire l’art. 18 elimina la differenza tra “lavoratori garantiti” e “lavoratori non garantiti”?

Abolire o modificare l’art.18 non elimina alcuna differenza tra lavoratori garantiti e non garantiti perché un ruolo fondamentale di tali modifiche lo giocheranno i decreti attuativi che necessiteranno di chiarezza e semplificazione, in caso contrario la conseguenza sarà ampliare la sfera dei contenziosi.
Si fa bene in questo Jobs Act a ridurre le fattispecie dei contratti atipici, ma tutto ciò deve essere compensato con strumenti che facilitano in senso economico, l’accesso al mondo del lavoro dei giovani dove qualcuno come Renzi forse dimentica che il tasso di disoccupazione di tale categoria ha raggiunto la soglia del 42%.

Chi è contro i provvedimenti del Governo è un conservatore?

Essere un conservatore non ha mai avuto effetti positivi perché le situazioni e le necessità vanno contestualizzate, questo è il momento di essere meno conservatori possibili, guardando all’innovazione, ai nuovi strumenti normativi per rilanciare i consumi ed il lavoro. Essere contro i provvedimenti del Governo non significa essere conservatore ma semplicemente non condividerli, ma questo non può bastare perché alla non condivisione bisogna avere delle proposte alternative.

Il governo Renzi è il nuovo che avanza?

Risponderò a questa domanda dimenticando la mia appartenenza politica. Renzi sta cavalcando l’onda politica con una serie di SPOT ELETTORALI che non hanno sostanza concreta ma si dissolveranno subito dopo le approvazioni dei svariati provvedimenti. Il governo Renzi è un governo che necessita di compromessi ed in quanto tale non sarà mai possibile amministrare una nazione come l’Italia in questo momento, afflitta da mille problemi da risolvere come costo del lavoro, immigrazione, clandestina, calamità naturali ecc., pensando che ad ogni nuovo provvedimento da emanare ci debba essere un nuovo compromesso.


Il piano per il lavoro (jobs act) serve a rilanciare l’economia e creare occupazione?

A questa domanda sarò molto critico e risponderò da Consulente del Lavoro quale io sono. Il Jobs Act non rilancerà alcuna economia ed alcuna occupazione perché, come dicevo prima, anche questo provvedimento è uno SPOT ELETTORALE. Mi dispiace non potermi dilungare ma vi spiegherò in breve perché penso questo: molto semplicemente Renzi ha inserito nel Jobs Act uno sgravio di contributi per tre anni, destinato alle aziende che assumeranno lavoratori nell’anno 2015 (e probabilmente solo per il 2015). Questa agevolazione esenterà sostanzialmente le aziende dal versare la contribuzione INPS per tre anni. Ma Renzi non dice o meglio omette di divulgare nei sui SPOT che a fronte dell’inserimento di tale agevolazione ne elimina due, (che le aziende e noi consulenti utilizziamo da un ventennio), una prevista dalla Legge N.407/90 art.4 comma 9 che prevedeva già l’esenzione triennale dei contributi INPS e non solo, anche dei contributi INAIL per i datori di lavoro che assumevano lavoratori con l’unico requisito di avere 24 mesi di iscrizione presso il Centro per l’Impiego (attestato di disoccupazione) ed un’altra che agevolava ancora per un’altro anno i datori di lavoro a pagare i contributi da apprendista, a coloro che decidevano di continuare il rapporto di lavoro degli apprendisti assunti, al termine del loro periodo formativo. Questo significa prendersi gioco ancora una volta delle imprese in difficoltà, che sono costrette a chiudere ogni giorno stritolate dalla morsa del fisco e dal costo del lavoro.

I soldi per fare questo (rilanciare economia e creare lavoro) non ci sono? Esistono alternative al Jobs Act?

Con le affermazioni della risposta precedente penso di aver fatto comprendere che se Renzi sposta le risorse, abolendo sgravi in essere e ne introduce altri che hanno gli stessi costi, indubbiamente non potranno esserci problemi di risorse economiche. Bisogna avere il coraggio, in questo particolare momento storico di crisi economica, di effettuare innanzitutto sostanziali tagli alla spesa pubblica, investire i capitali che a volte si sprecano alle misure di prestazioni a sostegno al reddito, di cui spesso in alcuni casi se ne fa un abuso di utilizzo ed in altri casi non sono da stimolo alla ricerca di un posto di lavoro, ed effettuare un radicale cambio di rotta nella diminuzione del costo del lavoro. Non possiamo soffrire di un costo del lavoro così alto per il solo fatto che il nostro sistema previdenziale INPS è al collasso economico. Basta con Spot Elettorali, basta con i colori politici, le imprese attendono provvedimenti concreti, non c’è più tempo per attendere.

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