Un attimo, ed esplodeva tutto!
Gas e aria sono una miscela esplosiva. Quando questa materia è in fuga, una volta raggiunta la concentrazione giusta in ambienti più o meno chiusi, si miscela con l’ossigeno restante, e alla prima scintilla esplode come una bomba. Questo è il drammatico finale cui è scampato mercoledì 5 novembre, un intero palazzone di 5 piani che si eleva al di sopra del caffè Black Devil, nella centralissima via Maria Assunta.
L’edificio è stato fatto evacuare dai soccorritori del 118, gli agenti della polizia locale, dai pompieri e dagli operatori dell’Italgas. Quando vicini e residenti occupanti l’edificio, a mezzogiorno in punto, si sono visti arrivare mezzi e soccorsi, si sono resi conto della gravità e della superficialità con cui si erano sottovalutate le prime fuoriuscite di gas fiutata ben 24 ore prima, già da martedì 4 novembre, un giorno festivo che poteva chiudersi con i botti.
A fine intervento, il commento di un operatore è come una doccia gelata che blocca il sudore caldo di questa giornata concitata: “Troppo superficiali – si indigna l’esperto, confidandosi – poteva esplodere tutto quanto da un momento all’altro, anche durante il nostro intervento. Hanno rischiato grosso”.
Come è possibile che nessuno abbia pensato di lanciare prima l’allerta? Testimoni e residenti del quartiere avevano segnalato fuoriuscite di gas e cattivi odori già dalla sera di lunedì 3 novembre. Martedì, i cattivi odori hanno preoccupato tutte le famiglie e i vicini residenti.
Confusione, apprensione, superficialità hanno fatto credere che le fuoriuscite provenissero dal sottosuolo, o dagli scantinati del palazzo. Invece i pompieri hanno seguito gli effluvi e sono giunti al secondo piano: era qui la “bomba” disinnescata giusto in tempo. Un piano occupato da un’intera famiglia che ha convissuto per giorni con le perdite.
2 anni fa la tragedia a Conversano: intera famigliola sterminata.
In queste giornate dedicate al ricordo dovremmo imparare a fare buon uso dell’esercizio della memoria. Ricordiamo che non sono passati nemmeno tre anni dalla tragedia di via Zingari. Infatti, il 7 giugno del 2012, nel centro storico della vicina Conversano, un’intera famigliola olandese di origini conversanesi, fu sterminata dall’esplosione e dal conseguente crollo di una palazzina: padre Bernardo Vitto, madre Welmoedh e il figlioletto Gianni Angelo di appena 18 mesi trovarono la tomba in quella che doveva essere la casa più calda e accogliente delle vacanze in Puglia. Erano gli unici residenti nell’istante fatale in cui la leggerezza delle fuoriuscite di metano si fece insostenibile, addensandosi in quelle piccole e suggestive nicchie di tufi e pietre.
Oggi quella casa non c’è più. La memoria non si cancella.