A che punto è il piano degli insediamenti produttivi?
Nell’aprile 2005 la Regione Puglia approva il PIP del comune di Turi Nell’interrogazione presentata allo scorso consiglio comunale, si vuole sapere lo stato dell’arte, la sua vigenza e cosa sta facendo l’amministrazione comunale per la sua attuazione e realizzazione. Risponde l’assessore Camposeo, il quale afferma che l’ultimo episodio riconosciuto per quanto riguarda il piano per gli insediamenti produttivi risale al 2011, nel momento in cui Turi presenta una gara per l’affidamento della gestione di quest’area. “Da allora non è accaduto più nulla – prosegue l’assessore – se non l’accumularsi un debito di crisi crescente che ha scoraggiato gli investimenti”, ribadendo l’importanza di questi fondi, che consentirebbero entrate diverse da quelle a cui siamo abituati. “Tuttavia – aggiunge – l’argomento non è stato affrontato con particolare cognizione”. Pedone poi chiarisce l’attuale impossibilità di un intervento pubblico: “Noi abbiamo diverse aree da poter gestire o con iniziativa pubblica o privata. Intervenire pubblicamente significa praticamente operare attraverso degli espropri. Già nella stesura del piano degli insediamenti produttivi furono previsti espropri per un milione e 700 mila euro circa e urbanizzazioni per un costo di 4 milioni di euro. Chiaramente in questo frangente, pensare di affrontare la questione da un punto di vista dell’Ente pubblico è alquanto complesso. La cosa sarebbe certamente invitante se il momento fosse favorevole e se si avesse la prospettiva di investimenti in queste zone e lo sarebbe ancora di più se avessimo a portata di mano dei finanziamenti a cui accedere. Entrambe queste condizioni al momento non si verificano tanto è vero che se guardiamo tutte le aree che hanno vocazione per gli insediamenti produttivi, ce ne sono alcune che hanno persino la possibilità di intervento diretto, cioè non devono passare da un piano urbanistico esecutivo, quindi aree con diretta progettazione. Nonostante ciò, non sembra che ci siano investitori disposti a lanciarsi. L’Ente pubblico costituisce il protagonista minore di questa vicenda: colui che potrebbe realizzare questi insediamenti produttivi è il privato. Riteniamo opportuno spingere i livelli di progettazione a quel minimo possibile: per questa stiamo predisponendo un fondo anche cospicuo. Avere queste disponibilità di bilancio ci serve a predisporre adeguate progettazioni, per essere pronti ad accedere ai finanziamenti. Solo in questo caso potrebbe essere possibile avviare qualche cosa: espropriare aree anche partendo dalle mille unità operative francamente ci sembra improponibile in questo momento. Quindi per l’Amministrazione il primo passo da fare è essere pronti con una progettazione adeguata, nel caso in cui si dovessero rendere disponibili alcuni finanziamenti. Questo, che è il primo obiettivo ragionevolmente raggiungibile, purtroppo deve anche scontare le priorità che questa Amministrazione dovrà darsi per il completamento tempestivo di alcune opere già finanziate ed avviate, che non si possono abbandonare a se stesse”. Birardi manifesta il suo scetticismo a riguardo e si dice non soddisfatto della risposta.