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Con l’Auser si parla di Storia locale

L'architetto Piero Logrillo

Un appuntamento che avrebbe meritato maggiore partecipazione, e magari un pubblico di differenti età, quello dell’Auser Insieme “D. Danese” di Turi che nella serata di venerdì 11 luglio ha parlato di Storia Locale.

Nella cornice del Chiostro dei Francescani un tuffo nelle pagine di un passato di cui ancora si respira l’aria e si apprezzano le bellezze, dove il bianco delle pareti copre le sfumature della pietra originaria.

Il Dott. Resta con il Presidente Conte

Assieme alle parole del dott. Domenico Resta, presidente del Centro Studi di Storia e Cultura di Turi, e dell’arch. Piero Logrillo, i presenti hanno scavato, metaforicamente parlando, come archeologi, nel passato della nostra cittadina, andando a incontrare nomi, cariche, progetti, istituzioni che hanno abitato Turi. Dal Chiostro dei Francescani di Turi, al suo nome; dalla storia della chiesa di San Giovanni, al vecchio ospedale, dai passati ai recenti restauri hanno coinvolto gli spettatori, attenti ed appassionati, per oltre un’ora.

Muovendo i passi dalla storia del Francescanesimo, attraverso le parole del relatore Resta – un’immersione nella semplicità del messaggio spirituale e di vita che l’ordine richiamava. Una ricerca di essenzialità e sobrietà che si è manifestata, a Turi, nel convento annesso alla Chiesa di San Giovanni, abitato, appunto dai francescani.

Come il convento, anche la Chiesa – com’è stato possibile osservare dalle slide dello stesso Architetto Logrillo – presentava la sobrietà e l’essenzialità propria dell’ordine dei francescani. Una semplicità “coperta” – come hanno ancora spiegato i relatori – dai lavori eseguiti nel corso del tempo. “La chiesa originaria, alla luce della crescente devozione nei confronti del Battista, divenne ben presto troppo piccola per contenere la folla, per cui si ritenne opportuno costruirne una più grande, ma ancora lì dove era sempre stata e l’antica cappella venne probabilmente inglobata nel nuovo complesso conventuale francescano, voluto da Francesco I Moles, primo degli 11 baroni della casata. Il culto al Santo, grazie ai nuovi feudatari e ai fraticelli, si accrebbe notevolmente. I motivi della sua espansione sono da ricercare non solo nell’ambito più squisitamente religioso ma anche in quello “politico”; stretto, infatti, era il legame tra i Moles e il glorioso Ordine dei Cavalieri di Malta, che proprio nel Battista avevano il loro Santo protettore. L’appartenenza dei Moles all’Ordine di Malta, inoltre, è documentata non solo dalla storia edita dei personaggi più illustri della casata, ma anche dalla tela raffigurante “La Madonna col Bambino e San Giovannino”, riferita al pittore romano Gaspare de Populo e datata 1618, posta sull’altare maggiore della chiesa di San Giovanni Battista di Turi. Con l’uscita di scena dei Moles, che nel 1752 vendettero il feudo ai Venusio di Matera, il patronato di San Giovanni Battista, pur rimanendo ancora ufficialmente il “principale”, subì un declassamento sempre più vistoso a favore di Sant’Oronzo”. Particolare curiosità infine ha destato nel pubblico la conoscenza delle origini del campanile della Chiesa di San Giovanni, frutto di un’aggiunta successiva alla costruzione antica.

 “Il nostro obiettivo è far conoscere a tutti i soci e i cittadini del nostro paese la storia locale e i monumenti esistenti” – è il messaggio del Presidente Auser, Antonio Conte, grato dell’intervento anche della neo consigliera Dott.ssa Anna Gasparro, delegata alle relazioni con il pubblico e al patrimonio comunale. 

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