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Cultura

Espone l’artista turese Anastasia Kroutikova

quadro Anastasia Kurtikova

L’affascinante artista turese Anastasia Kroutikova di origini russe, ha recentemente esposto un paio di suoi quadri, in stili diversi, all’interno di un concorso sul ritratto ’Globalart International Art-Il Ritratto‘, presso la Globalart di Noicattaro, un importante centro divulgativo dell’arte e della cultura, a cura dell’ art-director e perfomer Rosa Didonna.

A voi questo viaggio introspettivo attraverso le toccanti parole di Anastacia.

Chi è Anastasia ‘artista’? “Non so se Anastasia sia un artista; un’artista è un innovatore. Là dove le parole non bastano, o ce ne vogliono troppe, l’artista con un’immagine o un verso riesce, inventando quasi, secondo me, un nuovo linguaggio, ad arrivare, a colpire in petto. Io penso di star ancora studiando la mia interiorità, per poter riuscir a comunicare il subbuglio di idee e pensieri che mi agitano, in cerca di un’altra lingua con cui esprimerli, e forse finalmente spiegare. Dipingere è quasi una mia necessità, come lo potrebbe essere l’annotar i pensieri per confrontarsi con se stessi un domani. Sento che la tela assorbe i miei stati d’animo, mentre dipingo i soggetti che la mia mente, cercando di esserne poco cosciente, suggerisce, come in un flusso di coscienza.”

Come vedi la vita e l’arte? “La vita è un’elettrica passione, una febbre da calmare, una ferita mortale. La vedo bellissima per l’amarezza delle vicissitudini che ti costringe ad affrontare, abissi oscuri. Una volta attraversati, la dolcezza della quiete abbagliante della luce è dolcissima. Esisterebbero le vette senza precipizi? I colori della vita sono sconvolgenti, e l’arte è lo sbrigliamento della loro forza, mentre la gente giorno dopo giorno li raccoglie e li chiude in scatole da nascondere nei cassetti, troppo pericolosi per le rigide imposizioni che l’esistenza suggerisce di adottare, nella società.”

Quali sono i tuoi soggetti artistici preferiti? “La corrente artistica che più mi ha affascinato è il surrealismo: il voler leggere l’animo umano attraverso l’interpretazione dei sogni, oppure una difficile digestione dei messaggi visivi e verbali assimilati durante l’arco lunghissimo della giornata. Nel sogno tutto è simbolismo, e così inconsciamente carezzando con i pennelli le immagini di soggetti artistici apparentemente in un gruppo senza nesso logico, si ricrea la sensazione quasi di disagio di fronte alla poca chiarezza, davanti alla notte che oscura, come il dubbio nebuloso delle domande esistenziali. I soggetti che più spesso studio sono volti e figure femminili, con oggetti o paesaggi simbolici che li circondano per rappresentare lo stato d’animo e il cambiamento interiore, spesso battaglia aspra e silenziosa.”

Ci spieghi il significato delle due opere presentate a questa mostra? “Il tema delle due opere presentate è il ritratto. Usando acrilico su una tela di 70×50, nel ritratto di Letizia Bianco ho avuto come riferimento una foto e sullo sfondo mi sono divertita, disegnando un insieme di arabeschi, per riflettere la mia impressione sulla persona ritratta: un carattere carismatico per la spontaneità del suo modo di fare. Nel secondo ritratto di Domenico Loisi, detto Menino, sempre eseguito con acrilici su una tela di 50×35, ho voluto ritrarre anche un suo sogno, di cui mi raccontò con sentimento, per l’impressione che lasciano alcune immagini oniriche. Sono sempre molto affascinata dai sogni, racconti brevi ed intensi, che hanno il potere di lasciare una scia di sensazioni addosso, spesso costituiti ad incastro in una sintesi assurda, da cose che non ci vogliamo dire, o da paure accantonate con spavalderia. Trovo molto interessante che nella storia l’esperienza del sognare viene spesso associata a divinazione, intuizione e ad un mondo parallelo, in cui per un breve lampo ci viene svelato cripticamente qualcosa che nella realtà ci sfugge.”

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