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Cultura

“Bisogna essere cocciuti e crederci fino alla fine!”

Arianna Gasparro

Un commento da chi vi ha partecipato…. 

“Una semplice idea, la volontà, da parte dei giovani della consulta di Turi, di partecipare in prima persona ai riti della settimana santa. Forse con una lettura, con una riflessione, con una preghiera. Insomma, una idea indefinita che  nasconde il desiderio di partecipazione. Accade poi che questa idea diventi atto, e si trasformi in tutt’altro. In qualcosa che, due settimane prima, non si era nemmeno lontanamente ipotizzato o sognato. Perché questa idea è finita nelle mani di un sacerdote operoso e attento, di un padre che, al  momento giusto, sa mettere da parte tonaca e paramenti e sa sporcarsi di colori e colla. Così, dall’incontro di un gruppo di giovani di buona volontà con don Maurizio Caldararo nasce a Turi la via Crucis con le stazioni viventi. E pazienza se mancano  meno di due settimane al venerdì Santo, pazienza se a Turi non è stato mai fatto (e nemmeno pensato) nulla di simile, pazienza davanti agli scettici che continuano a dire “Non ce la farete!” Si muove una macchina fatta di decine di persone che parlano poco, ma che batterebbero tutti in dedizione e operosità. Si muove una macchina che crede nella scommessa fatta, e si susseguono giornate fatte di incontri, telefonate, recupero dei vestiti e del materiale necessario ovunque si trovi. Giornate di prove, in una stanzetta dell’Oratorio che presto diventa impegno, intuizioni, passi del Vangelo da recuperare e ricordare, e sorrisi. Generazioni differenti, persone diverse animate da un’unica volontà: far rivivere nelle strade di Turi, per mezzo di “quadretti” animati, le stazioni della via della Croce. La sala dell’Oratorio è ormai piena di scudi e lance, croci e schemi di spostamenti e parti da assegnare: ci saranno tre Gesù, due Maria, due Giovanni, e decine di soldati, assieme a gruppi di volontari che provvederanno ad accompagnarli, tra uno spostamento e l’altro, nella scacchiera che diventerà Turi la sera del venerdì Santo. Si  inizia a pensare in grande: croci vere, scene alte diversi metri, luci e musiche.  L’arco del palazzo Marchesale diventerà l’ingresso in Gerusalemme, il Comune la loggia di Pilato, la palestra delle scuole Medie lo sfondo per il Calvario, la chiesa di san Giovanni la scenografia perfetta per la scena della Pietà, la chiesa di santa Chiara diverrà il Santo Sepolcro.  Comincia ad affacciarsi l’incubo della pioggia, e don Maurizio, fra le altre cose, deve occuparsi anche degli eterni scettici, di chi è sicuro che “tanto piove, e non si farà”.  Venerdì 18 inizia con i peggiori auspici, sotto un cielo invernale e piovoso. Ma don Maurizio e i giovani della consulta sono già dalle otto per le strade del paese, occupati a trasformarlo nello scenario della passione di Gesù.  “Non pensiamo a niente, noi dobbiamo essere pronti, se il Signore vorrà vederla smetterà di piovere”. Con questi sentimenti trascorre la giornata, mentre sembra sempre più certo che la pioggia manderà a monte il lavoro di giorni. Ma alle diciotto, quando al termine dell’azione liturgica della morte del Signore le statue dei Misteri sono pronte per uscire, all’apertura delle porte della chiesa appare un cielo rasserenato: si parte. Nonostante il freddo che dà tanto di presepe vivente, alle venti in punto Gesù, condannato a morte,  si affaccia dal balcone del Comune, dalla loggia di Pilato. Alla fine della serata, crampi  e crisi di freddo a parte,  tra i sorrisi di tutti, don  Maurizio abbraccia i partecipanti e chi lo ha aiutato credendoci fino alla fine, uno per uno: “Questo ci sia di lezione, bisogna essere cocciuti e crederci fino alla fine.”

Arianna Gasparro

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