Basta con la politica del “meno peggio”
A poche settimane dalle elezioni amministrative del 25 maggio e a pochi giorni dalla presentazione ufficiale della lista dei dodici candidati, “La voce del paese” incontra Francesco Guerra, il candidato sindaco del Movimento 5 stelle.
Chi è Francesco Guerra?
“Sono un cittadino come tanti, 35enne, sposato felicemente e papà di 2 splendidi bambini, residente a Turi da quasi 8 anni e completamente estraneo alla politica. Oltre ad essere impiegato in una multinazionale svedese dell’arredamento sono un atleta agonista e istruttore federale di primo livello di atletica leggera (FIDAL) in una società podistica locale, dove senza lucro alcuno, offro le mie consulenze tecnico/sportive”.
Cosa ti ha spinto ad entrare nel Movimento 5 stelle?
“In tanti anni di politica fallimentare abbiamo solo delegato, disinteressandoci della cosa pubblica. Chi ha amministrato, da destra a sinistra, in questi anni ha fatto della politica un mestiere e tenta ancora di farlo. Lo Stato è la nostra azienda e i parlamentari i nostri dipendenti. Nell’azienda in cui lavoro, se un manager fallisce un obiettivo va a casa. Non vedo perché non debba avvenire la stessa cosa nelle istituzioni. Il M5S è una comunità che nasce per rimettere al centro di tutto il cittadino e i suoi bisogni, non gli interessi personali. Orgogliosamente libero, ne faccio parte per questo”.
Da dove viene l’idea della tua candidatura a sindaco?
“Nel M5S il candidato sindaco non viene scelto da una persona, non è la ciliegina sulla torta di una coalizione né tantomeno il miglior portatore di voti. E’ scelto democraticamente tra gli attivisti in assemblea e la scelta è fatta in base all’impegno profuso e all’attivismo dimostrato. Ho messo a disposizione del sociale tempo, onestà e competenze personali . La mia idea è quindi solo quella di essere un cittadino portavoce”.
Quali sono i vostri impegni per il paese?
“Se il M5S risultasse vincitore, nelle istituzioni entrerebbero i cittadini turesi. E gli impegni saranno presi in base alle loro richieste. Siamo attualmente a conoscenza del periodo di crisi che investe anche i nostri comuni (il nostro più che mai indebitato). Le promesse alla “Cetto Laqualunque” le lasciamo ai politici. Bisogna essere consapevoli, responsabili e avere idee di cambiamento. Vogliamo un Comune dove il i turesi siano parte attiva nelle legiferazioni comunali. Promuoveremo la democrazia diretta, vincolando le decisioni inerenti i progetti sociali ai pareri dei cittadini. In una famiglia ad esempio, in momenti di ristrettezza economica, si evitano gli sprechi (promuovendo l’utilizzo di programmi di gestione open source, internalizzando i servizi ecc.) e non si fanno promesse ai figli, sapendo di non poterle mantenere; ci si impegna a non disperdere i fondi e a sfruttarli in maniera oculata. Abbasseremo i costi della politica locale (in primis abbasseremo lo stipendio del sindaco) Vogliamo un comune a misura di cittadino”.
Se ci fosse la possibilità di agire su un solo aspetto, a cosa daresti la priorità?
“Durante le nostre iniziative di piazza (quartieri in movimento) i cittadini con massiccia percentuale hanno chiesto “democrazia e vivibilità”. Il primo intento sarà quello di portare il cittadino al centro della cosa pubblica. Alla richiesta di “democrazia” risponderemo eliminando la frattura a livello sociale tra amministrazione e cittadinanza. Punteremo al bilancio partecipato con obbligo di presentazione dello stesso a organismi associativi e alla cittadinanza. Alla richiesta di “vivibilità”, risponderemo riqualificando tutti gli spazi dismessi con l’auspicio di consegnarli decorosi ai cittadini”.
Ritieni che questi mesi di commissariamento siano stati utili?
“Dal commissariamento non ci si può aspettare un’ azione di indirizzo politico. Non parlerei quindi di utilità ma di necessità.
Cosa pensi della questione “Minervini”? Una gaffe poco felice?
“Le lotte degli attivisti alla casta e agli sprechi, il fiato sul collo e la voglia di cambiamento possono portare a far prevalere l’impeto all’accurata informazione. L’uscita leccese non è giustificabile, anche se al momento dell’intervista pare che il meetup ufficiale abbia preso le distanze dal post che pare essere di iniziativa isolata”.
Come ci si sente ad affrontare la campagna elettorale?
“Adrenalinici. Perché ci si sente responsabili in prima persona del cambiamento che tanti auspicano e in cui tanti turesi credono”.
Cosa pensi dell’imminente campagna elettorale per il rinnovo dell’Amministrazione comunale a Turi?
“Indefinibile. Inqualificabile. Più che una campagna elettorale sembra una caccia all’uomo, al “totocandidato”. La difficoltà che trovano nel coalizzarsi è data dal fatto che sono sempre gli stessi. E per un gioco di numeri devono per forza brindare, anche se ieri si sono azzuffati. Sanno che non sono più credibili, ma la poltrona vale più della moralità. Questo affannarsi da parte loro inoltre sarà tutto a scapito della comunità che si ritroverà coalizioni in zona cesarini (fatte solo per battere il rivale politico), senza uno straccio di coesione e programma per il bene di Turi. A differenza loro, solo il M5S sta investendo nei propositi e nelle iniziative tutto il tempo e le energie da febbraio scorso (mese in cui è stata partorita la lista pentastellata)”.
Credi nell’astensionismo?
“Astensionismo a mio avviso è sinonimo di apatia, sfiducia, disfatta. È la principale linfa della malapolitica che vuole il cittadino svuotato di intenti. Paolo Borsellino diceva che alle urne la matita se usata con discernimento può diventare più affilata della punta di un coltello. E aveva ragione”.
Laera, Birardi, Coppi: se non fossi un candidato sindaco, a chi daresti il tuo voto?
“La domanda più difficile. In primis perché non sono mai stato un sostenitore della politica del “meno peggio”. Secondo perché visti gli ultimi avvenimenti, ci si aspetta il cambio del candidato sindaco sino all’ultimo momento”.
Vogliamo concludere con una tua considerazione personale?
“Il M5S non chiederà un solo voto. Voti senza consapevolezza di cambiamento non servono a nulla. Cercheremo di trasmettere la voglia di fare che ci hanno tolto, l’onestà, la voglia di essere una comunità . E lo faremo fino all’ultimo secondo. Perché siamo sull’ultimo treno. Perché guardando negli occhi i nostri figli ci renderemo conto che la nostra scelta, onesta e libera di oggi, sarà la Turi Libera del loro domani”.