Un racconto oltre le sbarre

Papa Francesco, personalità semplice e geniale del nostro tempo, affermò, durante l’Angelus del 15 settembre 2013: “Se nel nostro cuore non c’è la misericordia, la gioia del perdono, non siamo in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti, perché è l’amore che salva, non la sola pratica dei precetti. È l’amore per Dio e per il prossimo che dà compimento a tutti i comandamenti”.
Sul profondo senso di questa frase si fonda la missione diocesana “Gesù mi fai venire voglia di essere migliore”, realizzata dalla pastorale giovanile di Conversano-Monopoli, presso la casa circondariale di Turi. La missione, che ha coinvolto dieci volontari dal 15 al 18 marzo, è stata presentata, attraverso le testimonianze dirette dei suoi protagonisti, martedì 8 aprile, alle ore 19,30, presso la Chiesa Madre. Mossi dal desiderio di chi vuole capire, approfondire e aiutare, i missionari hanno, con passione, raccontato la loro esperienza ed evidenziato i vincoli, le sbarre e le costrizioni che, parlando con i detenuti , hanno scoperto soprattutto al di fuori della casa di reclusione. Immagini, preghiere e momenti di conoscenza e condivisione, come un pranzo, hanno scandito quest’esperienza che i volontari hanno affrontato grazie al vescovo, Domenico Padovano, al direttore dell’ufficio pastorale giovanile di Conversano-Monopoli, Stefano Mazzarisi e al cappellano della casa circondariale , don Nicola D’Onghia. La missione “Gesù mi fa venire voglia di essere migliore” ha spinto la consulta zonale di Turi a costituire un’associazione al fine, non solo, di dare continuità a questo importante progetto ma anche di mettere in comunicazione i giovani con le “periferie esistenziali” puntando l’attenzione di tutti su una realtà del territorio che non si può e non si deve dimenticare.