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Sandro Laera CONFERMATO. “Addò am’à scìje ch Tìna Rest?”

Impegno per Turi Sandro Laera

Aggiornamento domenica 30 marzo ore 21:40 – Nessuna novità. Proprio come vi avevamo anticipato, Sandro Laera sarà il candidato sindaco di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Puglia Protagonista. Dopo le 21.30 è stato firmato il documento. Segue l’analisi pubblicata in anticipo, rispetto all’incontro, sabato 29 marzo.

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L’ANALISI:

VOCE DEL VERBO “METTERE”!

Il grande gioco della roulette elettorale turese

Le palline si stanno fermando, e sappiamo dove stanno andando

Ecco gli scenari imminenti

 

 

Le palline si stanno fermando, nel giro vorticoso della grande roulette elettorale di Turi. Le caselle appaiono un po’ più nitide e sappiamo dove, quelle palline, stanno andando a fermarsi.

Cominciamo da una ipotetica casella blu, che per colore associamo al centrodestra del presunto leader di Forza Italia, Michele Boccardi.

Questa sera, a Turi, si terrà un incontro decisivo. Molto probabilmente sarà confermata la candidatura di Sandro Laera a sindaco di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Puglia Protagonista, Movimento Schittulli e altre forze annesse e connesse, legate al leader che non apre mai bocca, che dirama veline e marchette giornalistiche, crea e distrugge, brucia nomi nel grande calderone da ormai diversi mesi.

Tra questi, il nome che si è scottato di più è quello di Tina Resta, e ce ne dispiace, poiché potrebbe essere un ottimo sindaco. La sua pallina è fuori dal giro della roulette. La corsa “impazzita” di Tina, nome scelto da Boccardi in persona che l’ha messa sul tavolo verde di questo grande “gioco d’azzardo”, è stata poi osteggiata, non tanto da una buona parte di Impegno per Turi, ma da abili “prestigiatori” e uomini fidati di centrodestra (Forza Italia), i quali, senza alcun pudore, esclamavano negli ambienti politici e anche pubblici: “Addò am’à scìje ch Tìna Rest?” (tradotto: Dove dobbiamo andare con Tina Resta?).

La candidatura di Sandro Laera certifica la spaccatura in due tronconi di “Impegno per Turi”, un gruppo a destra, l’altro a sinistra, con disinvoltura, come fossero la stessa sequenza di gioco.

Il disco della roulette si sta fermando. La casella di Tonino Coppi, quella blu chiaro, celeste smaltato Nuovo Centro Destra riceve la pallina col nome di Birardi. Si va verso la conferma. Ieri, venerdì 28 marzo, al tavolo, oltre al senatore, c’erano esponenti della lista di Birardi. Si parla di un possibile scontro a distanza tra l’ex sindaco Onofrio Resta e il senatore Tonino Coppi, con l’obiettivo di ridimensionare la furia e l’intraprendenza del professore. Spingendosi un po’ più in là, sul tavolo della fantapolitica, si punta su possibili accordi tra Coppi e Boccardi, ma è come il “Patto Molotov-Ribbentrop”; un’alleanza, se mai ci fosse stata, destinata a rompersi. Così la mano si fa più pesante e si vedono già gli schizzi di una macchina del fango orchestrata ad hoc per confondere le carte in tavola.

C’è una pallina che schizza fuori dalla roulette come una scheggia impazzita, e porta il nome di Denovellis. La sua carta da gioco è la più bassa, la sua lista non ha alcuna possibilità di esprimere un solo consigliere comunale. E che fa Denovellis? Cerca disperatamente di rimettere la pallina in pista, si dimena come un pesce preso all’amo, prova a inciucciare col Partito Democratico, disposto a rinunciare alla sua candidatura a sindaco. L’importante è avere un posto in lista, per non scomparire. “Come si cambia, per non morire”, direbbe Fiorella Mannoia. Lui, che era uomo di destra pura, senza paura. È in ottima compagnia Denovellis, accanto a lui ci sono altri personaggi in cerca d’autore: Natalino Ventrella su tutti. Ci spiace solo per l’unico candidato valido, Carmine Catalano (da noi ribattezzato, Carmine problem solving), assurto alle nostre cronache per aver risolto problemi e vinto il braccio di ferro con i poteri forti. È Carmine il vincitore morale di questo giro pre-elettorale.

La casella rossa è quella del centrosinistra, e si sentono le grida disperate di un lontano Moretti: “Dite qualcosa di sinistra!”, mentre nell’attesa i protegonisti al tavolo sorseggiano un Manhattan con vermouth rigorosamente rosso e ciliegina stagionata di Turi.

La pallina di Menino Coppi, l’ex sindaco di Turi, l’unico di cui a memoria di turese si ricorda abbia fatto qualcosa nella Seconda Repubblica, si era incasellata ma poi è scomparsa. Il prestigio non conosce limiti a fantasia. Impegno per Turi, SeL e Rifondazione avevano inviato al Partito Democratico un documento scritto che portava il nome di Menino. Il PD ha risposto picche, poiché l’ipotesi era già stata sottoposta allo stesso Coppi circa sei mesi fa, ma poi ha rifiutato per impegni di lavoro.

L’alternativa del Partito Democratico c’è: sul tavolo del centro-sinistra appare la sagoma di Franco Miale, medico che opera e vive ad Altamura, sconosciuto ai turesi, fratello del ben più noto Mino. Franco non piace e così si sono ventilati nuovi e fantasiosi nomi: dal musicista Michele Cellaro, al direttore del mensile “Il Paese”, Raffaele Valentini, da sempre seduto sulla panchina di riserva. Nomi che sono stati tutti bruciati, per la serie “Sotto a chi brucia!”.

La signora del PD, Annarita Rossi, resta tra i papabili; la più forte e autorevole, ma anche sgradita agli altri partiti del centrosinistra. A questo punto del gioco, l’alleanza tra Impegno per Turi, PD, SeL e altri, pur essendo l’unica strada per ambire alla vittoria, si è impantanata proprio sulla scelta del candidato sindaco. Solo Nichi Vendola, che pare sia stato a Turi alcuni giorni fa, potrà sciogliere l’enigma.

La casella gialla del MoVimento 5 Stelle è senza partita. Gianni Guerra, candidato sindaco, pardon cittadino, riscontra il favore di giovani turesi.

 

Cari giocatori, adesso avete finito? Appena il giro sarà completato, ve le diremo noi due cosette. L’unica certezza è che questo gioco non è stato fatto alla luce del sole. Sono premesse inquietanti per il futuro di una comunità già devastata dalle amministrazioni precedenti, in particolare Stefanachi e Gigantelli.

In questi mesi abbiamo sentito ripetere fino alla nausea: “Chi dobbiamo mettere come candidato?”. Mai verbo, “mettere”, è stato più profetico e rivelatore. Nei modi di dire del quotidiano c’è sempre la verità semantica.

“Mettere” cosa? Tutti questi nomi “da mettere” saranno solo oggetti da manipolare? “Mettere” è un verbo che si usa per gli oggetti… ma allora chi sono i burattinai e i manipolatori di oggetti? E poi, messi lì a fare cosa? Non si sa.

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