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L’Auser e la prevenzione stradale

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Sabato scorso, presso l’auditorium della scuola ITC, si è tenuto il Convegno sulla Sicurezza Stradale, a cura dell’associazione “Auser”, in collaborazione con l’associazione “Vivi la Strada.it” e col patrocinio del Comune di Turi.

L’associazione “Auser” si occupa di qualità della vita, ovvero, di benessere di uno o più individui, in un ambiente di lavoro, una comunità, una città. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la Qualità di Vita ‘uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale’; in questa prospettiva la qualità della vita dipende da un insieme di fattori, non solo materiali e oggettivi ( assenza di malattie, sicurezza economica…) ma da aspetti difficili da valutare, quali i rapporti con gli amici, i parenti, le relazioni sociali. “Ecco perché siamo qui, perché quello della sicurezza stradale è sicuramente uno di quei fattori che contribuisce al benessere psico-fisico dell’individuo. Nella nostra associazione ci sono dei soci che hanno perso un figlio in un incidente stradale. Spesso commettiamo l’errore di confondere l’educazione stradale con la conoscenza dei segnali stradali; in realtà, l’educazione stradale è un’altra cosa: certo, i segnali bisogna conoscerli, ma poi, bisogna imparare a rispettarli e a farli rispettare e rispettare tutte le altre norme, soprattutto, quelle che vietano di mettersi alla guida dopo aver bevuto. Il 14 ottobre scorso, in piazza Silvio Orlandi abbiamo ricordato Dario Danese, (a cui è intitolata l’associazione) che ha frequentato questo istituto. Ha perso la vita un anno fa. Siamo stanchi di perdere i nostri giovani; noi adulti dobbiamo proteggerli, anche a costo di sembrare assillanti e noiosi.” ha dichiarato Antonio Conte, presidente “Auser”.

L’assessore Giacomo De Carolis ha evidenziato l’importanza del ruolo educativo sulla sicurezza stradale che dovrebbe iniziare fin dalla scuola dell’infanzia, fase in cui i bambini imparano le giuste regole, per imitazione.

Relatore per “Vivi la Strada.it”, Tonio Coladonato.

Gli studenti hanno imparato alcune regole utili per evitare danni irreparabili a se stessi e agli altri.

Ad esempio, non tutti sanno che per chi va in moto il casco a scodella è vietato.

La velocità è la causa di morte più diffusa tra i giovani. L’adrenalina della velocità, l’arroganza e la prepotenza stradale, l’alcool, la stanchezza, il non allacciamento della cintura di sicurezza, l’assunzione di droghe, il telefonino, sono causa di morte.

La strada va vissuta ma nelle regole.

Il guard rail, ovvero, la barriera di contenimento che dovrebbe mantenere i veicoli all’interno della carreggiata non è a norma; esso, infatti, è sostenuto da lame e molti motociclisti hanno gli arti amputati da queste, dopo esservi finiti sopra, per fare gare ad imitazione dei professionisti. Si dà sempre la colpa agli altri ma l’errore è nell’indole della persona. La vittima, a volte, ha torto.

L’associazione “Vivi la Strada.it” ha proposto al posto dell’alcool nelle discoteche, l’assunzione di succo di frutta ma il suggerimento non ha avuto successo perché i ragazzi correggono le bevande, comprando gli alcolici nei supermercati.

Fino al 16 luglio scorso, in Italia, si sono contati ben 116 rumeni ubriachi, colpevoli di incidenti, in cima ad una variegata lista che comprende anche molti altri stranieri e gli italiani. Questa gente, purtroppo, non fa il carcere. L’alcool intacca diversi organi. I ragazzi incidentati sono confusi quando arrivano in ospedale e raccontano di aver visto cose che non esistono come, ad esempio, ‘uno stop su di un albero’. ll ragazzo che è prescelto a guidare, se prende sonno, schiantandosi, porta alla morte tutta la comitiva. A riguardo, il maresciallo Giovanni Sacchetti ha affermato che “Parlare dopo i filmati è difficile. Però, purtroppo, quello che abbiamo visto è proprio quello che succede. Ho sentito qualche studente sorridere quando abbiamo visto le immagini scattate dai buttafuori, ma, quello siete voi. Il codice della strada è teoria ma troppo spesso ho visto giovani a terra ubriachi. La maggior parte delle volte non finisce così; non c’è quasi mai quello sobrio. Se siete stanchi, fermatevi e mettetevi a dormire o chiamate casa e fatevi venire a prendere, dimostrando di essere coscienti e padroni della vostra vita.”

I carabinieri effettuano il controllo dell’indice alcolemico con l’etilometro.

Il codice della strada sanziona per 540 euro, se si supera la soglia di 0.5 g per litro. Da 0.8 si passa alla macchia sulla fedina penale, a multe anche sopra i 1000 euro e alla  revoca della patente, anche per tre anni.

I volontari insegnano come bisogna saper parlare con 112, 113 e 118.

Quando c’è un incidente, il 65% degli automobilisti scende per vedere cosa è successo, considerandolo uno spettacolo; questo non va fatto per dar spazio ai soccorsi. Molti purtroppo sono gli incidenti che avvengono sulla SS 172, dei trulli.

Ricordiamoci che gli incidenti possono portare al coma e alla morte. Pochi sopravvivono. C’è stata, in proposito, la toccante testimonianza di Piero. “ I ragazzi bevono per mancanza di comunicazione tra genitori e figli. In ogni azione c’è una conseguenza, quindi, bisogna fare la scelta giusta per non andare incontro a danni pesanti al fisico e quindi anche alla mente. Avete visto quello che mi è successo. State attenti a quello che fate. Se volete bere, non vi lasciate condizionare dagli altri. Pensate a voi stessi e a quello che voi potete perdere. Aprite gli occhi. La vita è la nostra e ce la dobbiamo saper tenere.”

Gli interventi sono stati conclusi dal prof. Osvaldo Buonaccino d’Addiego che ha chiosato “Oggi è sabato e si pensa che certi problemi non debbano capitarci. Non è così. Per strada siamo tutti allo stesso livello, pronti a subire distrazioni proprie e altrui. La morte è il momento della riflessione in cui c’è la sconfitta. Gli applausi non si dovrebbero fare ai feretri, quando è troppo tardi, ma per i successi della vita. Si cresce anche in queste giornate.”

A Putignano il 17 novembre ci sarà la Giornata Mondiale delle Vittime della Strada presso la parrocchia di San Domenico.

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