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Cultura

Brani inediti ed elevata concentrazione di artisti per il Festival turese

marzella

Si è aperta, con un simposio di artisti, la serata del Festival “Suoni e Folklori Mediterranei”, organizzata dalla Nuova Pro Loco di Turi, nell’ambito del progetto “Estate Turese 2013”, con il patrocinio del Comune di Turi. Si è esibita, regalando agli astanti un tripudio di emozioni, l’Improbabilband con special guest i Camillorè, Regno di Sghisghigno
e con la straordinaria partecipazione degli Os Argonautas; il tutto magistralmente diretto dal carismatico M° Michele Jamil Marzella. Il concerto è stato dedicato a Pietro De Carlo.

Il messaggio generale dell’evento è stato espresso dalla scenografia di Alessandro Fabio Basile che ha allestito una quinta scenica che invitava a liberare lo spirito perché l’unico ordigno che deve esplodere è il cuore.

Tra i brani eseguiti dall’Improbabilband a cura di Marzella: il famoso “Grido Nero”, “Improbabile Venerdì”, “Skakkola”( sigla dello spettacolo di Gianni Ciardo al Teatro Forma) e la gioiosa “Valenta”, dedicato a sua moglie Valentina Pavone, flautista della band. E’ stato eseguito anche il brano di Diego Morga, dedicato a Marzella, dal titolo “Jamil’s Rhumba”. Successivamente, la scaletta ha previsto l’entrata sul palco degli Os Argonautas. Formazione nata dall’incontro di cinque musicisti baresi, con l’obiettivo di esplorare la canzone d’autore, servendosi di influenze essenzialmente portoghesi e brasiliane. Con il primo disco “Navegar è Preciso” si sono guadagnati da subito il consenso della stampa. Quest’anno, hanno portato a casa la vittoria al Musicultura Festival 2013 con il brano dal titolo “Lo stivale”, di Giovanni Chiapparino.

Federica D’Agostino ha rapito il pubblico turese, con la sua voce dalla sonorità eterea e passionale, accompagnata alla chitarra dalle agilità di Domenico Lopez.

Durante il cambio di palco per i Camillorè, è intervenuto il delegato alla cultura Antonio Tateo che rivolgendosi ai presenti:-“Credo che la vostra presenza ci dia la forza di credere che la cultura possa andare avanti. Avremmo voluto fare cinque giorni di Festival ma, purtroppo, le ristrette norme del patto di stabilità ci ha impedito di farlo. Il progetto è stato approvato dalla Regione Puglia ma il finanziamento verrà elargito in seguito. Abbiamo ridotto l’evento all’osso e ciò è stato possibile grazie alla Pro Loco che ringrazio, che lo ha inserito tra gli eventi estivi. Nonostante le poche risorse, abbiamo dimostrato che anche con poco, si può fare. Ci sono artisti che continuano ad esibirsi nelle nostre piazze. Abbiamo bisogno del sostegno del pubblico. Io cerco di fare, invece, il mio lavoro nell’interesse della collettività.”

I Camillorè sono una band pugliese formata da 6 musicisti che spaziano dal rock al folk, dal jazz al Teatro-Canzone. Dopo una breve raccolta d’esordio di live e inediti, autoprodotti, intitolata “Principe Mio”, hanno pubblicato 2 dischi ufficiali: “Non Mordete le ali alla Cicogna” (S.Muzik) e “Graffi e Perle” (Otr/Universal). Hanno vinto numerosi festival e premi della critica, e aperto concerti di alcuni artisti importanti come Roy Paci e Eugenio Bennato.

Il 1°maggio 2010 si sono esibiti sul prestigioso palco di Piazza San Giovanni a Roma.

I Camillorè, attraverso una “Poetica Bizzarra” e una musicalità coinvolgente, ambientano le loro storie nella immaginaria Sghisghigno, terra di anime sognanti e dimora di personaggi surreali guidati da 3 Sacri Ispiratori: Totò, Eduardo e Fellini. Li abbiamo intervistati ai nostri microfoni.

Chi sono i Camillorè?

“I Camillorè sono, prima che dei musicisti, soprattutto dei sognatori che amano quello che fanno e che adorano scrivere, correre di nota in nota, e urlare, sudati, al pubblico, quello che loro più amano: la possibilità di condividere l’arte del sogno e i suoi nobili pensieri è una delle cose più belle che si possano desiderare.”

Avete creato il regno di Sghisghigno, un mondo fantastico, quasi surreale, ma che significato ha per voi? Chi c’è in questo regno?

“In questo regno c’è il puzzle delle nostre vite, delle nostre esperienze, dei nostri gusti musicali e delle nostre fantasie artistiche più colorate. C’è la follia della poetica bizzarra, ci sono le nostre tristezze, ci sono i profumi delle nostre Nonne e ci sono le parole sagge di chi ci ha insegnato come si sopravvive tra la porta della vita reale e quella surreale di Sghisghigno. Ma, soprattutto, c’è Eduardo, Fellini e il principe Totò. I loro volti e le loro parole sono la terra di questo regno dove si ‘deve’ sognare.”

Ho saputo da Michele che Davide Ceddìa è anche poeta. Davide autore, di che parla? Qual è il suo messaggio al mondo?

 “Davide scrive. Ama scrivere. Ama osservare e trasformare in rime tanto le sue risate quanto le sue lacrime. In italiano, in dialetto, con una smorfia o una nota stonata. Comunicare per sentirsi vivi. Questo è il suo unico messaggio al mondo che sente dentro.”

Qual è il lavoro, il progetto che vi ha dato più soddisfazione?

”Il prossimo disco in uscita contiene una maturità che non vediamo l’ora di mostrare e far sentire. Mitologia e ironia. Passato e Presente. Crediamo fortemente che le canzoni siano come figli e, quelli più piccoli e che vengono alla luce, hanno bisogno di un’attenzione in più. Un amore più sussurrato. Le prossime canzoni, quindi, vengono al mondo ora. Sta a noi farle crescere con passione.”

Quali sono le vostre strategie per emergere in questo difficile mondo discografico e musicale?

“Essere se stessi. Credere in quel che si fa. Non scendere a compromessi. Darsi da fare. Suonare il più possibile. Non piangere, ma lottare. Non occorre essere famosi. Non occorrono strategie nell’arte. Gli occhi di un vero artista, la trovano sempre la strada illuminata. Anche quando si fa buio….”

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