Camposeo risponde a Birardi…
…. E meno male che, in conclusione del mio intervento, nel numero scorso, avevo pure ringraziato Rocco Birardi.
Tuttavia…. Poco male…. Mi tocca fornire ulteriori chiarimenti in merito alle dichiarazioni rese da Birardi alla stampa.
In primo luogo non posso tollerare frasi del tipo “mi sono visto costretto a rispondere a quanto dichiarato da Camposeo o chi per lui”.
Mi si accusi di qualsiasi cosa, ma non si dica mai, dico mai, che io scriva sotto dettatura.
Rocco Birardi lamenta, poi, che in campagna elettorale gli è stato impedito di parlare in comizio.
Mi fa piacere che ci si riconosca di essere stati addirittura capaci di flettere la volontà di chi, orgogliosamente, asserisce di non essere un “yes man”.
Evidentemente, Birardi talora “acconsente”, salvo covare i rancori, fino al momento opportuno.
“In politica dovremmo essere giudicati per quello che facciamo con gli altri e per la comunità” ho scritto. Ma Rocco confonde questo concetto con lo svolgimento della sua professione di medico, quando enuncia “noi lavoriamo tutti i giorni, di professione, per gli altri e con gli altri”. Per questo, però, si viene pagati. E tanto dovrebbe bastare.
Il movimento “Impegno per Turi” non gli ha imposto proprio un bel niente.
Semplicemente, si è chiesto e si chiede che le idee dei singoli seguano un percorso minimo di condivisione, prima che si tramutino in azioni.
Se ciò non accade, può anche darsi che si faccia marcia indietro. Dolorosamente, se necessario.
E’ accaduto, ad esempio, nel caso di proposte di candidature non proprio condivise. Il gruppo è stato capace di evitare che alcune candidature potessero essere imposte, senza almeno una minima discussione nel movimento.
Il rispetto di tale principio non è segno di debolezza. E’ dimostrazione, piuttosto, della forza di non digerire che alcune decisioni vengano prese solo da una o due persone.
E’ la dimostrazione di saper superare momenti difficili e comportamenti equivoci, senza alcuno strappo interno, mantenendosi coesi.
La candidatura di Birardi, con il sostegno di Giampiero Luisi, concluse un percorso accettato da tutti.
Luisi si è distinto per essere stato capace di superare un rifiuto sulla sua persona, addirittura spendendosi e sacrificandosi in campagna elettorale, quasi che il candidato fosse lui stesso.
Un comportamento di tale livello non meritava di essere buttato a mare, rivangando rancori che sembravano essere stati superati.
Condivido con Birardi che il “vantaggio sia stato per lo meno reciproco”. Per questa ragione, avevo concluso con un ringraziamento il mio precedente intervento.
Devo smentire Rocco quando scrive “Camposeo nel suo articolo dichiara che io abbia preso il posto di Antonello Fino”.
Io…. Questo…. Non l’ho mai scritto!!!
Qualche perplessità destano le dichiarazioni di Birardi, in merito alle posizioni politiche del Movimento: “troppo appiattite sulle posizioni di SEL” e “contrarie alla maggioranza a prescindere”.
Mi preme ribadire che non abbiamo nessun preconcetto, preclusione o pregiudizio. Neppure verso l’attuale maggioranza. Salvo stigmatizzarne i comportamenti o le decisioni che riteniamo errate. Cercando sempre e comunque di argomentare al meglio.
Quanto a SEL, posso dire che, talvolta, potremmo essere in linea con alcune loro posizioni. Se sono di buon senso…. Perché no?. Per quello che ci riguarda “non hanno la rogna” e le loro posizioni, condivisibili o meno, sono tutt’altro che “piatte”.
In ultimo, voglio riproporvi il linguaggio di Birardi, che parla di “contratti elettorali” e di “aver puntato su un cavallo perdente”.
Si tratterebbe, dunque, di trattative in esclusiva di qualcuno e giochi d’azzardo. Modi di vedere che ripugnano sempre più l’ elettorato, ormai incline, ineludibilmente, all’astensionismo.
Comunque, se il cavallo (pure ben nutrito) ha perso, è anche perché sopportava il peso di noi tutti. Compreso quello di Rocco Birardi.
Non tornerò più su questo argomento. Ritengo che Turi abbia bisogno di un “Patto per la città”, sano e solido. Non di persone con cento nodi alle dita, tenuti ben stretti a memoria di altrettanti veti, subiti o imposti, di ostracismi veri o presunti; non di sterili “querelle” come la nostra.
Saluti.