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Cultura

Presentato il nuovo lavoro dei fratelli Caprio

Turi - non c'è cuore

In una calda serata estiva, immersi nella storia di piazza Gonnelli, il 2 luglio il Presidio dl Libro di Turi ha dato il benvenuto ai fratelli Caprio che hanno presentato il loro recente lavoro letterario “Non c’è cuore”. Reduci dal grande successo “Il segreto del gelso bianco”, si sono rituffati in un lavoro a quattro mani commentato dalla giornalista Annamaria Minunno e dall’attrice – regista Piera Violante che ne ha recitato alcuni passi. Alla presenza del consigliere Antonio Tateo e grazie alla collaborazione tecnica dell’Auser Insieme – Turi e del signor Paradiso per i microfoni, i tanti intervenuti alla serata hanno potuto gustare le trame di quello che si preannuncia un nuovo successo per gli scrittori.

Antonella e Franco Caprio ospitati da Alina Laruccia, referente turese del Presidio del Libro, sono giunti a “Non c’è cuore” Betelgeuse Editore con postfazione di Don Antonio Mazzi, dopo il primo posto al “Premio Letterario Nazionale Libriamola 2010” e l’argento al “Premio Letterario Nazionale Via Po – Torino”, oltre che altri riconoscimenti nazionali.

Lasciando il romanzo dalle sfumature autobiografiche, il nuovo scritto si delinea attraverso le forme narrative del dossier, del tema scolastico, del diario sino a toccare anche stralci di articoli di giornale. Ma in tutto questo, non sono dimenticate le nuove forme di comunicazione, come l’e-mail, l’sms o il Dvd che conducono il lettore a sentire la vicinanza alla realtà quotidiana. Come immersi essi stessi tra le righe del romanzo dei fratelli Caprio, si snodano i pensieri dei personaggi e le problematiche sociali che si trovano inevitabilmente a vivere.

Per mezzo della storia di Pamela, una disadattata studentessa, e raccolte dall’insegnante precaria Silvia Martini, osservatrice della decadente realtà torinese, si è portati a rivivere situazioni ed incombenze che la nostra società, così ricca di superfluo e di arido, ci regala. Lo stato di crisi dell’adolescente, così “maturo” per la sua età ed incapace di cogliere il bello della realtà. Il mondo che l’adolescente moderno vive, come si recepisce dal testo, è quello di una realtà martoriata, insanguinata, violenta. Così, interessanti si pongono le parole di Don Antonio Mazzi, che nella sua postfazione al romanzo, scrive: “Resta una domanda per la coscienza dell’insegnante precaria, ma soprattutto per la coscienza di noi, società di telepremi, di centri benessere, di politici sparapalle e di padri di cartapesta: quando torneremo ad una scuola a misura di bambino, ad una famiglia a misura di figli e ad un lavoro non a misura di stipendio ma a misura di equità?”.

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