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Iniziative Rifondazione Comunista contro il governo dell’inciucio

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Non servirà a nulla, perché oramai i giochi sono fatti, almeno per ora, ma lasciatecelo ugualmente affermare: ve l’avevamo detto!
Alla luce delle rocambolesche e tragicomiche vicende delle ultime settimane, che ci hanno condotto alla formazione di un governo di larghissime (e inguardabili) intese PD-PDL, passando attraverso la rielezione alla Presidenza della Repubblica di Napolitano, possiamo con convinzione affermare che ci hanno preso in giro. Tutti.
A cominciare dal Partito Democratico che, dopo averci bombardato per mesi con il ritornello del “voto utile”, necessario per non far ritornare Berlusconi al governo, al punto da chiedere che la nostra lista di sinistra non si presentasse neppure, si è infine adoperato per riportarlo in auge, mettendo su col PDL un esecutivo che ha tutte le premesse per durare diversi anni e riprendere la macelleria sociale del governo Monti.

Ora Partito Democratico e Popolo della Libertà sono insieme al governo del paese. Tutti insieme appassionatamente a dirci che l’imperativo categorico è tagliare, e ancora tagliare, scuola, sanità, pensioni e diritti dei lavoratori.  I risultati sono sotto gli occhi di tutti: disoccupazione e recessione che imperversano in Italia e in Europa. E come intendono combattere la disoccupazione? Facilitando i licenziamenti!

La farsa continua col rieletto Presidente Giorgio Napolitano, che si era più volte dichiarato irremovibile nella decisione di non accettare alcuna richiesta di ricandidatura, salvo cambiare improvvisamente idea, al seguito delle orde di politici imploranti la sua permanenza sul soglio presidenziale. Un atto di estrema ed incondizionata dedizione per il nostro Paese. O almeno così ci hanno fatto credere.
I dubbi, infatti, restano. E anche questa volta, in misura sicuramente maggiore rispetto a quanto avvenuto per l’esecutivo Monti (che già aveva suscitato perplessità), non regge il teorema per cui al PD non restava che allearsi col PDL: l’alternativa, per quanto invisa ai vertici, c’era e si chiamava Movimento Cinque Stelle. Ed è inutile precisare che il popolo della sinistra e del PD avrebbe di certo preferito un governo di questo tipo (con tutte le incertezze del caso) che un accordo con colui di cui si dice di volersi sbarazzare da decenni, salvo consentirgli sistematicamente di risuscitare.
L’intento del partito di Bersani non è mai stato quello del cambiamento e l’inciucio col PDL era già stato programmato, ben prima che il segretario dei democratici, in streaming, si facesse maltrattare (sempre secondo quanto ci hanno fatto credere) dai due portavoce dei Cinque Stelle, per arrivare a dire che un governo col movimento di Grillo non sarebbe stato possibile a causa degli stessi grillini.
Il dubbio permane perché, altrimenti, non si spiegherebbe l’abbandono in massa di numerosi consiglieri regionali (di destra e di sinistra) dell’incarico in Puglia, in favore di quello in Parlamento, ben prima che si arrivasse al Governo Letta. Una decisione motivabile solo in virtù della certezza, da parte di questi onorevoli, della congrua durata del nuovo Parlamento; altrimenti perché abbandonare la sicurezza dello stipendio regionale?
Ed ancora, perché non votare come Capo dello Stato una figura autorevole come Stefano Rodotà (già presidente dei DS), che avrebbe costituito un facile preludio per un governo del reale cambiamento? E non risulta alquanto scarno motivare il diniego col fatto che il nome di Rodotà fosse stato proposto dall’ambiente grillino?
A toglierci, tuttavia, qualsiasi dubbio è bastato ascoltare le dichiarazioni di una deputata democratica, Marina Sereni, che ha chiarito che il PD non ha mai proposto ai Cinque Stelle di governare insieme, ma ha semplicemente richiesto un mero appoggio esterno.
Una trasparenza sconcertante che fa il paio con la lucida chiarezza di chi, all’interno del PDL, precisa che il Governo Letta andrà avanti solo laddove Berlusconi venga preservato da sentenze definitive a lui avverse (nel frattempo è stata confermata in appello la condanna a 4 anni e l’interdizione dai pubblici uffici) e con la modalità di scelta delle presidenze delle varie commissioni, caratterizzata dalla più becera spartizione di posti tra partiti e correnti di partiti, in barba alle capacità e competenze dei soggetti incaricati (si pensi alla Commissione Agricoltura del Senato, affidata a Formigoni, di cui si ignoravano conoscenze in materia, per il quale, giusto per non farsi mancare nulla, la Procura di Milano ha appena richiesto il rinvio a giudizio per associazione a delinquere e corruzione).
E si tratta dell’incipit, figuriamoci il prosieguo. Già solo alla luce di questo, avremo molte argomentazioni per avversare le future richieste di “voto utile”.

E dunque?

Dunque, riprendiamoci il paese, ridiamo dignità alla politica, quella vera.

 Smascherate le bugie, Rifondazione Comunista è impegnata in questo periodo nella impegnativa opera di tessitura di un’alternativa politica seria e credibile, con i cittadini, i lavoratori, i precari, gli studenti. Perché a tutto questo teatrino inconcludente e falso, dove si spaccia per responsabilità quello che è solo personale tornaconto, si può e si deve opporre un’alternativa ampia, condivisa.

Saremo a Turi, come in ogni comune della provincia di Bari, con banchetti, dibattiti, iniziative pubbliche di confronto e analisi per ripartire. Insieme.

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