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Non basta essere grillini…

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Le bandiere sono ammainate. I musi sono imbronciati. In una sola tornata elettorale, sono spariti tutti i partiti della coalizione di Ingroia. Non è chiaro se la colpa è più del leader o dei singoli partiti. Di sicuro l’esperienza con la Sinistra Arcobaleno è stata di scarso insegnamento. Ora bisognerà ricominciare tutto da capo, per ricostruire l’ala spezzata e più radicale della sinistra italiana. Filippo Losacco, segretario di Rifondazione Comunista, ha risposto alle nostre domande, offrendo più spunti di riflessione e letture del risultato elettorale.

Come valuta il risultato elettorale di Ingroia a Turi?

“Il risultato elettorale turese, pur superiore rispetto a quello della Sinistra Arcobaleno di cinque anni, è comunque inferiore alle aspettative, senza dubbio. Il progetto politico costruito attorno alla nobile figura di Ingroia non è stato capace di intercettare pienamente il sentimento comune di ostilità verso certe forme della politica. Non è questione di urlare, alla maniera di Grillo, ma di avviare un serio processo di partecipazione e democrazia interna che è stato troppo limitato.

 Ci siamo mossi tardi e male. Anche perché c’era chi pensava a chiedere poltrone ai partiti più grandi, piuttosto che costruire un progetto alternativo. Ad ogni modo, questo risultato deve rappresentare uno stimolo a fare di più e meglio. Resta il bisogno forte di cambiare radicalmente il modo di far politica. Non credo alla morte dei partiti, specie se poi chi lo grida in questi giorni si sta comportando come il peggiore dei segretari di partito, decidendo praticamente tutto da solo.

Certo,  i partiti devono cambiare, pure molto. Devono attivare meccanismi trasparenti di selezione dei candidati e di gestione del potere, costituire con esempi vivi e non a parole una testimonianza di impegno e servizio per la comunità.

Insomma, non bisogna essere grillini per sentire fortissima l’esigenza di pulizia e di rinnovamento. Il problema è che non credo agli eroi, ma alla forza dei collettivi”.

Vendola è rimasto al 3%. La sinistra ha bisogno di un altro leader capace di unire tutte le forze?

“Vendola, purtroppo, in questi anni non ha lavorato all’unità della sinistra. Ha diviso Rifondazione il giorno dopo la sua mancata elezione a segretario. Ha inseguito il PD lasciandosi alle spalle movimenti, pezzi di sindacato, soggettività importanti. Per cosa? Quale punto programmatico ha strappato al Pd, alleandosi? Nessuno.

Vendola è rimasto prigioniero di una contraddizione, secondo noi. Se vuoi rivedere la riforma delle pensioni della Fornero, ripristinare l’art. 18, rigettare il fiscal compact, introdurre un reddito minimo, tassare i grossi patrimoni non puoi firmare una carta d’intenti che ti impone di accettare tutto il contrario. Un conto è costruire un’alleanza, un altro è cedere la propria autonomia. Nei rapporti tra Sel e Pd è del tutto evidente che la subalternità di SEL è tale che non sorprenderebbe una sua fusione nel Pd a breve. Serve una sinistra capace di dialogare con le altre forze, ma con un proprio punto di vista, autonomo.  E usciamo pure dall’equivoco del partito ideologico, di protesta. Non esiste un partito che non intenda governare. E la storia di Rifondazione Comunista è quella di un partito che ci ha provato piu volte nel passato, anche con soggetti molto lontani dal nostro punto di vista, ma i risultati sono stati deprimenti, per tante ragioni.

La sinistra ha bisogno di tornare a parlare alla gente, non ai mercati. Parlare di lavoro, di ospedali che chiudono, di scuole che cadono a pezzi, di diritti cancellati in nome di cosa? Della stabilità di chi? Delle banche forse, non certo delle esistenze individuali.

Serve una sinistra che sappia appassionare, costruire un sentiero nuovo da percorrere.  Il lavoro, i diritti, l’ambiente, le pensioni, la scuola e sanità pubblica non possono diventare costi da tagliare, ma risorse per costruire il futuro e dare dignità al presente di una comunità.

Ci manca il leader? Non credo. Ci sono tante personalità capaci di riaccendere l’entusiasmo, ridare fiato ai bisogni e le istanze della gente comune. Penso a Landini, ad esempio. Ma non solo a lui. C’è bisogno di un leader, certo. Ma soprattutto c’è bisogno di sinistra”.

Una valutazione politica della maggioranza e una valutazione politica dell’opposizione Turese?

“Basterebbe assistere ad un solo consiglio comunale per comprendere la maggioranza comunale a Turi. Nel migliore dei casi, abbiamo una giunta silente. Facce pulite, simpatiche anche, ma silenti. Ogni tanto succede che  qualcuno parli e quello è il momento in cui rimpiangi il silenzio.

Avevano promesso consulte, partecipazione dal basso, apertura. Hanno alzato il carico fiscale  senza alcuna considerazione delle proposte dell’opposizione che chiedeva giustamente una maggiore progressività per tutelare i ceti piu deboli. Niente. Turi merita molto di più.

L’opposizione merita una riflessione piu attenta. Siamo convinti che le basi per i futuri successi elettorali si costruiscano attraverso il lavoro dell’opposizione. Un’opposizione che ha un compito ben più ampio della rappresentazione in consiglio comunale di un altro punto di vista. Vogliamo battere la destra. Tutti. E tutti parliamo di unità. Rifondazione Comunista, contrariamente a quanto si pensi, non è contraria all’unità, anzi. Il punto è che l’unità si costruisce per tempo, progettando insieme, avviando un processo di partecipazione e inclusione serio e sano. Unirsi a due mesi dalle elezioni non serve se non a fare l’ennesima conta di pacchetti di voti. La prova muscolare con la destra a Turi non funziona. Dalla loro hanno una tradizione culturale e molti piu soldi. Serve la politica. Quella vera.

Abbiamo espresso più volte il desiderio di vedere le opposizioni unite in un lavoro comune, quelle in consiglio comunale assieme alle altre forze non rappresentante.

È necessario, direi urgente, fare in modo che Impegno per Turi, SEL, ma anche il Partito democratico, Rifondazione Comunista, gli stessi nuovi rappresentanti del movimento cinque stelle, assieme ai tanti cittadini che hanno tanto da dire e dare, costruiscano adesso lo spazio di discussione e azione condiviso per arrivare uniti, organici e forti a costruire la lista elettorale in seguito.  La lista elettorale vincente e sana è il punto di arrivo di un processo. 

Questa è l’unità che auspichiamo e per la quale vogliamo lavorare.

La nostra iniziativa sulla città metropolitana, in cui tutte le forze sono state invitate per una discussione collettiva e pubblica, intendeva tracciare questa strada.

Dobbiamo fare questo. Non solo se vogliamo aspirare ad una vittoria elettorale, ma se vogliamo sentirci veramente capaci di costruire un progetto per questa comunità”.

Pensa che il risultato elettorale possa determinare scosse nell’assetto della maggioranza e del consiglio comunale?

“Mah non credo. Il patto fondativo di questa maggioranza non è tra partiti, ma tra due persone. Lo sappiamo bene tutti. Finché riterranno utile e conveniente conservare quel patto, lo faranno. Cascasse il mondo, lo faranno. Che questo rappresenti un bene per Turi, è evidentemente discutibile”.

 

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