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Attualità

Non eri sola

 Patrizia-Giornale

 

 

Turi – Le riflessioni dopo una morte improvvisa, una morte che lascia un vuoto lacerante e tanti perchè, ci portano a riflettere sul senso della nostra esistenza. Il suicidio. Un attimo, un gesto, la disperazione, un grido d’aiuto soffocato in gola.
Gli ultimi mesi per Patrizia sono stati difficili, il suo malessere era diventato sempre più grande e la fine del suo matrimonio, insieme all’assenza di lavoro, hanno aggravato la sua situazione. Non sono mancati però, i momenti in cui lei ha lottato per non farsi travolgere. I viaggi, le giornate al mare, le serate con gli amici, che standole accanto l’hanno aiutata ad alleggerirsi il cuore e sorridere alla vita, con quel suo sorriso dolce e pieno di gioia.
Patrizia sapeva del suo problema, ma ne parlava solo con persone di fiducia. Starle accanto non era semplice: la sua malattia interferiva con il suo modo di essere, modificando le sue reazioni e percezioni, il che la rendeva ostile anche nei confronti di coloro che le volevano bene. Forse lo faceva per proteggerli da se stessa, con una sorta di amore materno che non aveva potuto concretizzare.
Si poteva evitare che le cose andassero in questa maniera? Probabilmente c’è chi vivrà con il dubbio di non aver fatto abbastanza, di non essere stato all’altezza della situazione.
Ma non bastava conoscere il problema, anche se probabilmente sarebbe stato meglio se chi le era più vicino fosse stato informato e sufficientemente istruito per poter affrontare le situazioni peggiori.
Patrizia si è sentita sola, senza via d’uscita. Ma la sua solitudine era dovuta al distacco che aveva avuto con la sua stessa identità per via del suo male, non perchè fosse sola davvero. In quell’oscurità, tenderle la mano sarebbe stato possibile solo se lei avesse voluto farsi trovare. Ma lei si sentiva esausta a causa del conflitto interiore; desiderava solo sentirsi libera dal peso che portava, troppo grande per lei.

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