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Finanza comunale: Longobardi a Turi

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Secondo appuntamento presso la sala consiliare di Turi per il focus sulla “FINANZA LOCALE” organizzato dal movimento IMPEGNO PER TURI.
Il tema trattato riguardava la RIFORMA DELLA FINANZA LOCALE. Un processo che ha inizio sin dai primi anni del 2000. L’obiettivo era di introdurre un federalismo che avrebbe portato l’intervento dello Stato centrale solo per garantire il fabbisogno base, quanto necessario cioè, affinché vengano garantiti i servizi base che la Costituzione garantisce ad ogni cittadino. Questo ambizioso progetto prevedeva la modifica del capito V della Costituzione, in particolare il rapporto e competenze tra Stato ed Enti Locali.
Ad introdurre l’argomento la prof.ssa Annalisa VINELLA, docente di Scienze delle Finanze presso la facoltà di Marketing e Comunicazione a Bari, relatore il prof. Ernesto LOGOBARDI, ordinario di Scienze delle Finanze presso l’università di Bari e componente della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale.
Presenti nella sala consiliare un folto gruppo di persone, tra liberi professionisti e semplici curiosi. Il corso garantirà anche 10 crediti formativi per gli iscritti all’Ordine degli Avvocati e permetterà di entrare in possesso di un attestato di partecipazione.
IMG 9995Il prof. Longobardi ha parlato circa l’origine dei finanziamenti che giungono ad ogni singolo comune, del decentramento della finanza pubblica, del ruolo del decentramento intergovernativo e del sistema di perequazione (integrazione finanziaria da parte di un ente nei confronti di un altro in difficoltà).
Le prime bozze di riforma risalgono ai primi anni del 2000 quando si iniziò a parlare di federalismo ma nulla di concreto ed essenziale è stato davvero fatto.
L’obiettivo era di costituire una divisione delle competenze su tre livelli, come accade in tutti gli altri stati federali. Il nostro federalismo invece è ancora di tipo regionale.
Bisognerebbe determinare il fabbisogno minimo di ogni territorio ed individuare la migliore metodologia affinchè la perequazione avvenga in maniera equa senza inficiare su alcuni settori o territori a scapito di altri.
Attualmente tuttavia, nonostante si stia andando verso questo obiettivo, il livello di spese locali è cresciuto mente il decentramento del potere fiscale è diminuito. Tradotto: lo Stato contribuisce a garantire il fabbisogno base delle regioni con le proprie entrate senza che queste siano sufficienti.
Con il federalismo di dovrebbe dar vita ad una perequazione verticale, la partecipazione da parte dello Stato centrale, strettamente ridotta alle materie di sua competenza, descritte nel capitolo V della Costituzione. Nello stesso tempo gli enti locali dovranno essere in grado di poter provvedere autonomamente ad adempiere alle materie a loro attribuite ed eventualmente, partecipando con propri fondi a finanziare altri enti in deficit (perequazione orizzontale).
L’incontro si è concluso con uno sguardo all’attuale situazione economica della nazione. Ai decreti ultimi, con un’attenzione particolare all’inasprimento fiscale adottato dal governo Monti ed ai decreti così detti “salvaitalia”, necessari per allentare la morsa degli speculatori e permettere alle casse statali di avere più contante e dare più garanzie agli investitori.
Inevitabile un commento sull’I.M.U. come primo provvedimento adottato e quali modifiche in futuro potrebbero essere apportate.
Il prof. Longobardi, come membro della commissione per il federalismo, ha anticipato altri provvedimenti in cantiere col fine di ottenere un monitoraggio quanto più completo possibile della situazione reddituale dell’intera nazione. È questo infatti il problema maggiore che impedisce l’istituzione di un efficace sistema tributario che permetta ad ogni singolo ente territoriale di potersi autofinanziare senza dover ricorrere ad altri fondi.
Solo avendo questi strumenti si potrebbe dar vita ad un federalismo efficace e trasparente così come era stato concepito sin dalle origini.

 

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