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Politica

Una demolizione materiale, morale e politica

 genghi

Una Turi che continua a regredire si trova nella condizione di leccarsi le ferite di oggi, di ieri e di quel periodo di democristiana e socialista memoria, quando, anche da noi, nascevano come funghi rustici di opere pubbliche, che poi l’incuria dei politici abbandonava all’azione dei vandali e al deterioramento del tempo. Migliaia di miliardi spesi in tutta Italia per edificarli, motivo per cui si foraggiavano i partiti e uomini del governo centrale e periferico. Fiumi di soldi di contribuenti spesi senza dare alcun servizio, ma procurando un ingente debito pubblico, per il quale, invece dei responsabili, è stato chiamato il popolo a contribuire riuscendo, a mala pena, a pagare gli interessi che continuano a lievitare. Di quei responsabili, tranne Craxi, nessuno ha pagato in modo equo, anzi, chi è andato in pensione ha goduto di un esagerato TFM (trattamento di fine mandato) e chi ha continuato a sedersi in Parlamento, eletto o nominato senatore a vita compreso chi era colluso con i poteri mafiosi, come accertato dalla stessa Magistratura. Altri, invece, sono saliti al cielo, si spera per espiare le gravi colpe per aver lasciato in eredità danni maggiori di quelli della guerra persa. Qualcun altro, condividendo il sistema con la teppaglia, fu eliminato perché, si disse, stava per attuare il “compromesso storico”. Oggi c’è chi sta delirando nel proporre la santificazione di costui. Ma per meritarla avrebbe salvato l’Italia da una qualche catastrofe che non conosco? O come tutti sanno ha contribuito a creare i presupposti della degenerazione della politica condividendo con quei governi gestione e strategie? Le demolizioni di oggi, in tutti i sensi, sono figlie di quei padri irresponsabili. A Turi si è iniziato a demolire prima l’asilo di via Mola, oggi l’ospedale, domani il cinema, poi il mattatoio e chissà se non si passi pure alle scuole. Per accertarlo prossimamente verrà effettuata da parte dei tecnici la verifica delle condizioni statiche ed antisismiche,iniziando dalla scuola nei pressi di via Ginestre che, edificata su di una voragine, viene tenuta chiusa per precauzione. E poi chissà se sono tutte fornite di collaudo ed agibilità. Queste sono le conseguenze che abbiamo ereditato dalla prima Repubblica che ha generato propaggini nella scuola producendo danni ancora maggiori. È da circa trent’anni che, inascoltato, vado sostenendo che questo è un sistema ormai esaurito, che non ha più nulla da dire perché è incancrenito nella sua struttura e fa acqua da tutte le parti.

Ricordo in passato quando come risposta alla mia accusa per quel vergognoso sperpero di denaro pubblico, un allora vice sindaco socialista mi disse: ma di che ti lamenti, tanto non sono soldi dei turesi quelli spesi per queste opere pubbliche. Questa è sempre stata la filosofia impartita dall’alto: lo spreco. Così quella struttura, nata nel 1971 per essere un ospedale, per più di un ventennio ha rappresentato l’esca per l’elettorato turese. Però all’incapacità di portarla a termine si sommò l’egoismo del primo cittadino, quando, di fronte alla richiesta del noto prof. Azzolina di acquisirla per farne un centro specialistico di cardiologia a livello nazionale, quel sindaco, non valutando che per quella struttura poteva prospettarsi una simile indecorosa fine, che ti stringe il cuore, con un diniego alla richiesta si comportò come Sansone che perì con i Filistei sotto le mura che egli stesso fece crollare. Il futuro di Turi sarebbe stato diverso se fosse andato a buon fine quella possibilità, invece, quelle più rosee aspettative giacciono la sotto, travolte da centinaia di tonnellate di calcestruzzo che una mostruosa macchina ha sbriciolato. Turi, prima con l’ospedale, poi con la zona artigianale, ha perso due occasioni d’oro per far crescere l’economia locale. Così, illusi, traditi, penalizzati, ingannati, non ci resta che leccarci le ferite. In fondo, forse, è questo ciò che Turi si è meritato, perché ciò che si semina si raccoglie. I turesi hanno seminato male continuando a dare credibilità e fiducia a chi, in certi casi, si potrebbero paragonare a degli “spaventapasseri”, simili a quelle sagome dalle sembianze umane, con le teste, ma poco pensanti. Quelle sagome che per gli ignari volatili rappresentano le autorità del posto, i padroni o i padrini di una proprietà che non gli appartiene, ma che sono stati messi lì momentaneamente per assolvere un compito per il quale hanno sempre dimostrato scarsa efficienza. Oggi Turi si trova a raccogliere ciò che ha seminato: solo un “pugno di polvere”. La polvere di quelle macerie che il popolo, con il voto, ha contribuito a produrre in questi decenni e che in seguito alla demolizione, aleggiando nell’aria, il vento sta spargendo sulle nostre teste come ceneri quaresimali ad impartirci il monito che la demolizione, oltre ad essere materiale, è soprattutto morale, delle coscienze. Quando si dice, vota secondo coscienza, ed è proprio ciò che non è mai avvenuto, si veda come si fa convincere, nonché corrompere, un certo numero di elettori ad ogni tornata elettorale che svendendo dignità e moralità, contribuisce a modificare l’esito del voto. La distruzione di questi valori fondamentali ha finito per produrre gravi danni alla stessa società, tanto che anche l’uomo, come i volatili, ha finito per considerare pure i fantocci come persone serie, capaci e credibili, trovandosi poi nella condizione di dover pagare per questi sbagli. Questa non è una considerazione astratta, ma un dato di fatto e gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Per cui, solo se si è ciechi o stolti si potrebbe dissentire.

Angelo Matteo Genghi

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