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La villa comunale sempre più secca

genghi

La villa comunale che rappresenta il biglietto da visita di ogni comunità, è ciò che di più immediato fa valutare al visitatore forestiero il grado di civiltà e di sensibilità dei cittadini per la cura del verde pubblico e non solo. Così accade che nei giorni della festa patronale incontrando degli amici, emigrati chi al nord dell’Italia, chi all’estero, ho dovuto subire la critica per un tale degrado che ha reso irriconoscibile la nostra villa. Là dove vi erano aiuole verdeggianti contornate da siepi ed una fontana che zampillava acqua spumeggiante, col passare del tempo venivano gradualmente trascurate fino ad arrivare alla desertificazione di oggi. Lodevole è l’impegno di qualche assessore e consigliere addetto al verde pubblico per aver provveduto personalmente ad attuare una qualche innaffiatura, ma il risultato è irrilevante perché il beige del seccume è rimasto tale. Forse perché bisognava intervenire prima, fin dal mese di giugno, quando il prato era ancora verde. Così la sera della festa con la villa brulla, anche la fontana è rimasta spenta perché travasava acqua a causa della caduta di una grane quantità di aghi dei pini per il forte vento che tirava. Ma oltre al problema della fontana e a quello dell’impianto di irrigazione, andato in disuso sin da subito, vi è la moria degli alberi a causa della già accertata cocciniglia che, oltre ad aver falcidiato 6 alberi, ne ha infestato un gran numero sia nella villa grande che in quella piccola. Se non si provvederà in breve tempo a fare i dovuti trattamenti ne seccheranno tanti altri, ed anche volendo, non sarà cosa facile rimpiazzarli perché si dovrà rimuovere la pavimentazione circostante. Quando fu rifatta la villa, si optò per il prato inglese, perché si disse che non richiedeva alcuna manutenzione, bastava solo irrorarlo e poi tosarlo. Così si eliminò ogni forma di fioricoltura che una volta adornava le aiuole con composizioni che raffiguravano persino lo stemma di Turi, cosa che pochi ricorderanno, ma erano altri tempi. Oggi, invece, è tutto più semplificato, provvisorio, futile, superato. Di questo passo si potrà procedere come per l’orologio della piazza che invece di restaurare e di conservare il funzionamento del vecchio sistema meccanico, si è preferito buttarlo via sostituendolo con un elettronico, anche se si brucia al primo temporale. Così per il prato inglese, richiede un minimo di manutenzione? È meglio farlo seccare. La fontana provoca la bruciatura continua dei motori? Meglio lasciarla spenta. Diventa complicato sostituire gli alberi secchi? Basta segarli pari al suolo. Allora perché proporsi amministratori quando non si conoscono né i problemi, né i metodi per risolverli e neanche si ascoltano i consigli di chi gratuitamente li elargisce per il bene comune? Quello per eliminare, o ridimensionare, il problema della fontana lo dirò solo se qualcuno me lo chiederà.

Un’altra cosa vorrei sottoporre all’attenzione del Comando della Polizia Municipale e dell’Amministrazione, anche se l’ho fatto altre volte e continuo a ripeterlo: la villa di sera diventa pista di ciclismo, nella corsia perimetrale, più che altrove, si rincorrono sfrecciando i ragazzi che mettono a rischio la loro e l’altrui incolumità e spesso si assiste ad un investimento con relativa caduta. E non è tutto, dal momento che le aiuole sono sgombre, per la loro forma a collinetta, diventano tragitto per ciclisti fuoristrada. Si potrebbe concludere dicendo che se la siccità ha fatto seccare il prato inglese, la pioggia potrà farlo rinvenire, ma se lasciamo fare solo alla natura, oltre alle ortiche che spesso crescono in qualche aiuola, cresceranno anche i rovi, e nella villa, che per un risicato periodo era stato il salotto del paese, si potranno gustare anche le more; però poi si chiamerà bosco!

Cordiali saluti

Angelo Matteo Genghi

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