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“Chi ha sbagliato, deve pagare”

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È ancora tutto da definire, la questione di Largo Pozzi, nonostante le lettere e i permessi ottenuti, i tempi per la chiusura del cantiere si allungano sempre di più.

Divisi i cittadini turesi dinanzi alle parole della Soprintendenza ai Beni Paesaggistici ed Architettonici sull’abbattimento della parte di muro necessaria alla deposizione della cisterna di contenimento delle acque reflue. Sul caso, abbiamo voluto scambiare qualche parola con il prof. Domenico Resta, presidente del Centro Studi di Storia e Cultura di Turi.

lpozzi storia 2“Innanzitutto, prima di abbatterlo dovranno dirci a che età risale e per quale funzione fosse stato costruito” – apre il presidente del Centro Studi commentando la lettera giunta presso la sede del Palazzo Municipale nelle scorse settimane. Diverse sono le ipotesi avanzate dagli studiosi sull’origine del manufatto rinvenuto durante gli scavi, poichè incerte sono le funzioni di alcune sue parti. Vero è anche considerare che sotto i nostri piedi si conserva la memoria storica, “di quella Turi Peuceta e quella Turi Medioevale” di cui tanto è necessario ancora sapere. A riguardo, aggiunge ancora il prof. Domenico Resta, non dobbiamo dimenticare che qualcuno parlava di un “lagum Turi” che probabilmente si riferisce proprio a Largo Pozzi ed “in effetti, quando pioveva, l’acqua dell’intero paese si raccoglieva tutta nella zona del Largo dove appunto sorgevano tanti laghi o appunto il ‘lagum’ artificiale”. Una nota polemica si solleva quando puntiamo il dito sull’organo che è intervenuto sulla questione. “Poichè questo è un manufatto rinvenuto nel sottosuolo, perchè a rispondere a noi turesi è stata la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici e non la Soprintendenza ai Beni Archeologici?” – interroga il presidente del Centro Studi. “Perchè la Soprintendenza ai Beni Archeologici è ancora latitante? – aggiunge – Siamo di fronte ad un conflitto di competenze del quale noi non riusciamo a darci risposta”.

“A tutte queste domande e allo sperpero di denaro pubblico – prosegue amaramente – deve rispondere non l’attuale, ma la precedente Amministrazione Gigantelli”, rea di aver avviato un progetto senza una degna analisi della zona, nonostante “noi del Centro Studi inviammo al Comune una lettera nella quale informavamo e ricordavamo la presenza dei pozzi, richiedendo particolare attenzione. Ma così non è stato ed hanno realizzato lo scempio che tutti vediamo”.

“Comunque, – prosegue il dott. Domenico Resta – noi vogliamo sapere di che età sia il muro prima di poter acconsentire all’abbattimento della parte interessata. Vogliamo sapere la sua storia e avere la certezza che, abbattuta la parte necessaria, si scopra il resto, affinchè rende patrimonio di Turi, com’è accaduto in altre cittadine per situazioni similari”.

“Dal Palazzo Municipale non possono dirci, a priori, – conclude – che il progetto è quello e che va portato avanti. Abbattiamo quello che serve, ma il resto facciamolo vedere! Inoltre bisogna capire dove siamo andati a finire i soldi del finanziamento e conoscere i nomi di chi ha sbagliato, perchè è colui che deve pagare. Lo scempio che è stato fatto a Largo pozzi, grida vendetta e mentre a Conversano i suoi pozzi sono valorizzati, a Turi si nega il nostro passato”. 

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