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Come prima – più di prima …

genghi

Ho voluto riportare come titolo il refrain di una vecchia canzone per definire la continuità, ancora più penalizzante, della precedente amministrazione comunale. Più di prima, o, peggio di prima, è la situazione che si va delineando e che io avevo profetizzato fin dalla vigilia invitando coloro che non sarebbero stati in grado di svolgere al meglio il compito amministrativo di rimanere fuori dal contesto per non venirci a prendere in giro. Oggi, come potrei esimermi dal marcare stretti coloro che non hanno fatto tesoro del mio consiglio arrivando con disinvolta incapacità a proporsi e dalla solita incapacità selettiva a farsi eleggere? Così, nel guardarci intorno vediamo che tutto degenera, tutto degrada e insecchisce. Cito tre casi a campione partendo dagli scavi bloccati che stanno maturando il surplus dei costi. Questo perchè non ci si reca di persona, per quanto concerne la situazione di Largo Pozzi, presso la sede della Soprintendenza per i beni monumentali di Bari per sbloccare in 24 ore la situazione. Le lungaggini sono sintomo d’inerzia non di tempo necessario per valutare gli eventi, come in questo caso. Anche perchè non vanno fatti esami al carbonio per definire l’età, o il pregio monumentale di quel tratto di parete dell’aspetto poco significativo; nelle campagne ce ne sono di più pregevoli. Perché quella rimane sotto il livello stradale le si vorrebbe dare un valore monumentale? Su via, siamo un po’ più seri. Comunque non è bastata la duplice veste istituzionale del sindaco per risolvere in breve tempo la questione, e se la stessa cosa fosse accaduta in una proprietà privata, sarebbero passati decenni prima di essere risolto? Ma in che razza d’Italia viviamo, dove ci s’impantana in quisquilie? Per quanto riguarda, invece, il verde pubblico ed in primo luogo i giardini del centro si può affermare che la precedente amministrazione aveva iniziato a farli seccare, questa lo ha fatto in modo definitivo. Vedasi oltre al prato inglese, le piante orientali, le siepi, gli alberi di ciliegio nei pressi della cappellina di San Rocco e della villa grande, completamente insecchiti. Si prova una desolazione nel vedere distrutto quel verde che decorava l’ambiante e deliziava la vista e lo spirito. È arrivata l’amministrazione delle giovani promesse per regalarci questa desertificazione dell’ambiente, dell’impegno, della conoscenza dei problemi che Turi lamenta da decenni e che questi neanche conoscono. Io sarei dell’avviso di fargli pagare i danni che stanno procurando, altro che dimezzare l’indennità che neanche meritano. Non ci siamo. Non è così sindaco Resta che deve funzionare la cosa pubblica. L’altra indecenza è l’orologio della piazza fermo da circa un anno. Altre volte in passato sono intervenuto e per lo stesso motivo, perchè ogni qualvolta si ferma devono sparare i cannoni prima di riavviarlo. Quando l’amministrazione Gigantelli espresse la volontà di eliminare il meccanismo del vecchio orologio per sostituirlo con uno elettronico, mostrai pubblicamente la mia disapprovazione, perchè quello sì andava difeso per il suo valore storico, artistico e monumentale, mentre coloro che si dichiarano difensori della storia locale e che si sono attivati per salvaguardare quella parieta insignificante, ieri dov’erano? Non li ho visti solidarizzare con la mia protesta nella difesa dell’orologio. Comunque ho fatto il possibile per salvarlo offrendo gratis la mia disponibilità, dopo essere salito sulla torre a visionarlo, per restaurarlo rendendolo automatico nella ricarica. Ma l’ostinazione di Gigantelli prevalse e fu installato quello elettronico con un costo di circa 10mila euro, mentre quello antico, più prezioso, veniva buttato in un angolo. Fatto sta che al primo temporale un fulmine bruciò la centralina di comando e da allora è rimasto fermo. Quando sarà avviato persisterà il rischio che un nuovo fulmine potrà bruciare la centralina. Tutto questo e altro accade perchè questi sindaci essendo sprovvisti di nozioni teoriche e pratiche che spesso investono le problematiche amministrative, sono carenti nella valutazione di cose a loro sconosciute, perchè molto lontane da quelle che comprendono le loro conoscenze, per le quali, si sono dedicati e sono eccelsi. Per cui sarebbe opportuno che procedessero in quegli ambianti per continuare a dare un utile servigio alla società. Queste sono le amministrazioni che si susseguono. Invece di risolvere, creano problemi e vanno via. Quella che subentra ricorre subito all’aumento della tassazione per i danni trovati e provocati e noi ci siamo stancati di pagare e di sopportarli. E tutte le volte che si vota s’incappa nello stesso errore di valutazione, e poi l’inefficienza regna sovrana sul Palazzo. Non lo so se gli altri avessero fatto meglio, fatto sta che oggi ci sono questi e sono loro che vanno giudicati per il loro operato. In altri tempi, invece di giudicati, avrei usato termini come: reputati, valutati o esaminati. Oggi, insofferenti per la crisi economica ed occupazionale, la pressione fiscale da strozzinaggio ed un’amministrazione che invece di risolvere i problemi ne crea di nuovi, arrivare a dire che amministratori e governanti andrebbero giudicati dal popolo è dire poco. Qui si sta scherzano col fuoco e l’insofferenza crescente specialmente in coloro che, non per colpa loro, non possono più pagarsi le medicine rischia di esplodere in malo modo. Questo gli amministratori lo sanno, o fanno finta di non saperlo? Su siamo seri e comportiamoci da uomini, che ognuno si ravveda e torni al suo lavoro usato. La politica è un’altra cosa.

Angelo Matteo Genghi

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