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Cultura

Puglia viva. Percorso nella storia

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Un mese fa a Taranto si affrontava già la pianificazione della stagione turistica ormai avviata, in una città del resto  segnata da una cattiva  gestione del territorio ferito da un epocale inquinamento ambientale più che altro post-bellico (Italsider…); di una città che ormai non è più il fiore all’occhiello della cantieristica navale col solito “arrivo tecnologico  giapponese”, già orgoglio in Epoca napoleonica, confermatomi da  un’ insegnante francese, leggendo un’ iscrizione lasciata sul muro del Castello aragonese, sede della Marina Militare tarantina. È il castello del ponte girevole, porta del Mediterraneo, maggiormente sublimato da una visione panoramica se visto dal Mar Ionio a bordo di uno dei due traghetti già appartenuti a Venezia e che ora fanno la spola collegando Taranto alle isole Cheradi. Considerando il numero di visitatori fin quì registrati, il castello di Taranto è secondo solo a Castèl del Monte (Andria), segno di una politica culturale attenta ai Beni culturali, non nuova alla Capitale della Magna Grecia, sede del Museo Nazionale dove sono conservati anche reperti archeologici di Turi.  Eppure Turi sta sempre peggio ai margini di un certo attivismo culturale, gestito e subito interrotto forse per scarsa intraprendenza, paura di volare o perlomeno ‘essere presenti’.  Lo si diceva anche nel 1990 ma il tempo è passato inutilmente, lo si avverte “oggi” che Turi doveva ricollegarsi al richiamo turistico di una Puglia effervescente ma ci troviamo impreparati a gestire (seguire) persino gli scavi di Largo Pozzi. Rileggo un passo da un’intervista rilasciatami dalla soprintendente Ada Riccardi (“il paese” dic. 1990) in occasione di uno scavo archeologico in via Castellana. “… L’eccezionalità insita in quest’ultimo lavoro è confermata dalla presenza del basamento di una costruzione… mai a Turi si è registrato il ritrovamento dei segni inconfondibili di un’abitazione che conseguentemente testimonieranno circa le origini storiche del nostro abitato e la presenza di eventuali sovrapposizioni… già nelle prime fasi del lavoro è stato possibile acquisire numerose testimonianze che testimoniano la presenza umana nell’area  in un lunghissimo arco di tempo, fra l’età preistorica e l’età medievale. I resti più consistenti sono costituiti dalle fondazioni dell’edificio… ”. Forse alcuni ricorderanno della tomba del “guerriero turino” qui recuperata, ora a Taranto ma è solo un dettaglio a futura memoria. Ada Riccardi presentò in Inghilterra quella sepoltura poiché di rilevanza mondiale, ma tant’è. Solo col sindaco De Grisantis effettivamente s’intraprese un dialogo tra Turi e il Club UNESCO di Barletta ma servivano tanti altri rilievi fotografici e convegni di studi. Quelle fondamenta sono state salvate e messe a disposizione degli studiosi, potranno indubbiamente diventare un richiamo turistico, ma chissà quando.

Ci sono dei siti turistici, in Puglia che a volte “non conosciamo”, ma proprio per questo assumono un valore aggiunto di preserdi nvazione. Il turismo di massa porta sì ricchezza, divulgazione culturale ma solo la passione,  l’attaccamento al territorio, al “genius loci” fa sì che si possano magnificamente capire tremila anni di Storia, solo se raccontati con passione da un Uomo del Mare Nostrum come l’ Ammiraglio Francesco Ricci.  Ha seguito passo passo i lavori di restauro curati dalla soprintendenza tarantina nel castello e come un archeologo sfoglia gli strati archeologici che vengono in luce dopo tremila anni come uno storico sfoglia le pagine di libri datati. Il potenziamento dell’informazione locale, per la conoscenza della realtà e il soddisfacimento delle esigenze informative di base, per la rilevazione, estrinsecazione e rappresentazione dei bisogni delle comunità locali rispetto ad interlocutori pubblici ed istituzioni in genere è l’obiettivo generale conosciuto visitando il Castello Aragonese di  Taranto e le isole Chèradi, siti presidiati da Marina Militare e Guardia Costiera. L’ occasione di questa giornata speciale a Taranto si è creata per celebrare il quarantennale 1972-2012 UNESCO,  dell’ International Geoscience Correlation Program (IGCP  – società cooperativa dell’UNESCO e dell’Unione Internazionale delle Scienze Geologiche che pone particolare attenzione ai progetti relativi alla tutela dell’ambiente, il rapporto tra fattori naturali geologici e problemi di salute, la biodiversità, il cambiamento climatico e minerali e delle acque sotterranee di estrazione delle risorse), il Club UNESCO di Bisceglie ed il  Club UNESCO di Taranto, in collaborazione con la  2° Facoltà di Scienze MM.FF.NN. di Taranto e Maridipart Taranto, su  autorizzazione della Marina Militare e con il Patrocinio della  Guardia Costiera, della Regione Puglia – Presidenza del Consiglio, del Comune di Taranto, della Città di Bisceglie, dell’ Ass. “Marco Motolese”, di SIGEA, di Villaggio Globale – Trimestrale di Ecologia, Sabato scorso con un numeroso gruppo di soci dei due Club UNESCO,  abbiamo organizzato una giornata di studio alle Isole Cheradi sul tema: Il Mediterraneo, un patrimonio storico e naturalistico da conoscere, proteggere e valorizzare con particolare attenzione a “Il Patrimonio geologico delle ISOLE CHERADI” .

Una lectio scientifica per promuovere , informare e poter poi fruire in modo soddisfacente del paesaggio delle Cheradi e quindi godere appieno delle bellezze naturali, incontaminate che le circondano.

L’importante obiettivo di divulgare una conoscenza utile anche all’azione di salvaguardia e valorizzazione del territorio oltre a favorire l’interazione tra città con programmi congiunti.

L’importanza scientifica delle Isole Chéradi emerge dagli studi di vari ricercatori, che auspicano una tutela ed una valorizzazione integrata nei diversi aspetti naturalistici, ambientali e storico-archeologici.

L’isola maggiore di San Pietro è una vera e propria area naturalistica e grazie al divieto della Marina Militare di approdo e sbarco il ricco ecosistema delle isole è preservato. Spesso nelle acque che bagnano le isole è stata notata anche la presenza di mammiferi quali il delfino, tanto da far proporre l’area come oasi naturale e parco marino.
L’isola di San Paolo è la più piccola delle Cheradi ed è anche la penultima tra le isole pugliesi per dimensione.

Dopo i saluti dei Presidenti Pina Catino De Leo – Club UNESCO Bisceglie   e Carmen Galluzzo Motolese – Club UNESCO di Taranto, gli interventi dell’Ammiraglio Francesco Ricci – Curatore del Castello Aragonese di Taranto e del Prof. Francesco Loiacono – Presidente Corso di Laurea Scienze Ambientali, 2° Facoltà di Scienze MM. FF. NN. di Taranto, presso la Sala convegni Castello Aragonese Taranto, sono state delle indimenticabili lezioni di vita sia sulla attenzione ai beni archeologici, sia di cura e prevenzione degli scenari naturali che ci ospitano. Raggiunte, con due motonavi (anni fa acquistate da Venezia tanto da riportarne ancora l’emblema originario in bella vista) abbiamo raggiunto le Isole Cheradi e sull’isola di San Pietro seguito le relazioni di Dott. Geol. Aldo Sorrentino LA STORIA GEOLOGICA: GENESI ED EVOLUZIONE DELLE ISOLE CHÉRADI, della Dott.ssa Geol. Angela Potenza RUOLO NEGLI EQUILIBRI FISICI DEL SISTEMA LITORALE E NEL MANTENIMENTO DELLA BIOCENOSI DELLA ZONA EUFOTICA INFRALITORALE e della Dott.ssa Simona Zaccaria(dottore in Conservazione della Natura) BIOCENOSI E TUTELA E CONSERVAZIONE DELLE ISOLE CHÉRADI. Dott. Geol. Aldo Sorrentino, Dott.ssa Geol. Angela Potenza, Dott.ssa Simona Zaccaria – IL POSIDONIETO DELLE ISOLE CHÉRADI – RUOLO NEGLI EQUILIBRI FISICI DEL SISTEMA LITORALE E NEL MANTENIMENTO DELLA BIOCENOSI DELLA ZONA EUFOTICA INFRALITORALE

Il tutto per salvaguardare questo straordinario patrimonio geologico pugliese.

 

 LE ISOLE CHERADI, con i loro 1,23 km² di  superficie,  costituiscono un piccolo arcipelago che chiude  la darsena del Mar Grande di Taranto (Puglia). L’Arcipelago, strettamente legato al destino dell’antica Città di Taranto e, dopo l’Unità d’Italia, al demanio della  Marina Militare, è composto dalle due isole di San Pietro e San Paolo, sulle quali è vietato sia lo sbarco che la navigazione. Un tempo esisteva anche l’isoletta di San Nicolicchio, oggi scomparsa a causa dei lavori di ristrutturazione industriale e l’allargamento del porto mercantile. L’isola era chiamata dai pescatori in dialetto u’squegghie (lo scoglio) ed ubicata in prossimità della punta Rondinella. Anticamente i tarantini avevano costruito sull’isola una badia di rito greco, dedicata a San Nicola di Myra. Tucidide fu il primo a tramandare il nome delle Cheradi. Secondo quanto tramandatoci dal libro De Admirandis ascultationibus, la tradizione vuole che Dedalo, fuggendo da Creta, si sia rifugiato su queste isole lasciandovi 2 statue, una in stagno e l’altra in bronzo, rappresentanti la caduta di Icaro e Fetonte. Colgo l’occasione per ricordare ai nostri studiosi locali di Storia che Monte Sannace (Turi-Gioia del Colle) sorge a metà strada tra le coste dello Ionio e l’Adriatico, il nostro pullman partito da Bisceglie io l’ho preso dal casello autostradale di Acquaviva delle Fonti e, facevo notare alla nostra presidente Pina Catino che nel bar delle Cheradi, vendevano un’acqua minerale “nostra”, gli feci conoscere il proprietario quando cercavamo sponsor per una programmazione culturale turese, il mondo è piccolo. 

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