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La tirannia dei poteri forti

genghi

Molto spesso si ricade nel medesimo errore di sopravvalutare chi invece andrebbe svalutato ed emarginato per atteggiamenti che contrastano con quelli a difesa dei supremi interessi del popolo. Mi riferisco a chi si trova a gestire le sorti della nazione, il quale, dai sondaggi viene ritenuto ancora credibile quando, invece, si trova a difendere più gli interessi dei poteri forti che quelli dei cittadini. La crisi economica e finanziaria della nazione è stata fatta scaturire da volontà speculative di un potentato economico internazionale con l’appoggio di traditori nostrani. Quanto avvenuto negli ultimi tempi conferma che i golpisti finanziari, dopo 63 anni hanno sospeso la democrazia in Italia, i quali, sono stati condotti da Mario Draghi e dal Group of Thirty al Palazzo italiano dove ad attenderli vi era Giorgio Napolitano, da 35 anni uomo di punta dell’Istituto Aspen (ASPEN INSTITUTE FOR HUMANISTIC STUDIES), al quale, tra gli altri, fanno parte: componenti della Banca internazionale, del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), del mondo giudaico, lo stesso Monti e la Merkel e i rappresentanti del potentato economico planetario. In parole povere: il governo ombra del mondo, costituito in senso giudoplutocratico  (governo dei più ricchi che comprende il mondo ebraico). Così, quando la sovranità legislativa italiana, quella economica ed esecutiva, compromesse dei trattati europei e dall’euro, sono state appiattite del tutto, si son insediati i nemici del popolo. Le misure di austerità attuate da Monti, non supportate da una strategica crescita economica, hanno compromesso il futuro di oltre 10 milioni di famiglie attraverso un collasso pilotato della economia che queste misure inevitabilmente portano. I prossimi saranno decenni di sofferenze con un impoverimento mai visto dal 1948 e tanti morti anzi tempo a causa dei tagli ai servizi. Per cui è da ritenere che siamo stati traditi da Mario Draghi, Giorgio Napolitano e da Mario Monti, un triunvirato che ha finito di inguaiare l’Italia più di quanto non lo fosse già. Mario Draghi è membro del Group of Thirty (GOT), dove la sua presenza segna il più scandaloso conflitto di interessi della storia italiana, alla luce del disastro democratico che stiamo vivendo. Il GOT, fondato nel 1978, è una lobby dove impunemente i grandi banchieri si mischiano a pubblici funzionari di altissimo livello in campo mondiale. Cioè in esso si mischiano lobbisti della finanza bancaria più criminosa della storia ed i pubblici controlli delle medesime banche. Draghi arriva alla BCE tra il 31 ottobre ed il 1 novembre 2011. Il colpo di Stato finanziario contro l’Italia si svolge nella settimana successiva, il governo eletto era stato spazzato via, complici le invettive di Bersani. Draghi poteva fermare gli speculatori ordinando alla BCE di acquistare in mass ai titoli di Stato italiani. Ma Draghi siede alla BCE e non fa niente, mentre lo Spread continua a salire facendo la fortuna degli speculatori. Così le èlite finanziarie si sono insediate con Mario Monti al governo di Palazzo Chigi. Fine della democrazia fondata nel 1948. Comandano i mercati, compiacenti i partiti rappresentati in Parlamento che vedono prolungare la loro permanenza. Quanto avvenuto risulta essere stato discusso da Mario Draghi con i soci al Group of Thirty, secondo un copione che trapelava da anni sulle pagine della stampa anglosassone. Draghi prendeva il comando della Banca d’Italia dopo aver lasciato la Banca d’Investimento più criminosa del mondo: la Goldman Sachs, in cui resse una posizione di comando nel settore Europa, proprio mentre Godman aiutava la Grecia a truccare i propri conti pubblici nel 2002. Tornando alla situazione italiana si può sostenere che le conseguenze sociali, le sofferenze per milioni di famiglie, la scure che si abbatte sul futuro dei nostri piccoli, sui pochi preziosi anni che rimangono agli anziani, sull’ambiente e sulla democrazia, sono tragiche. Alla luce di tutto ciò, e mentre si fatica a non emigrare di fronte alla rinnovata idiozia di masse d’italiani che hanno festeggiato all’arrivo dei golpisti, si può immaginare l’insofferenza di chi è stato ulteriormente penalizzato che non è ancora esplosa, anche se continua a covare sotto la cenere. Viviamo un tempo ambiguo, da tragedia greca, come nel Prometeo del poeta Eschilo, dove da una parte, c’è il tempo che passa e che porta il progresso, dall’altra, il tempo che si consuma e va verso la decadenza. È la prospettiva con cui si guarda il dramma: “essi guardavano e non vedevano, ascoltavano e non sentivano; come ombre di sogno conducevano una vita lunga e senza senso”. Questa visione distorta della realtà, riconducibile alla precaria valutazione degli uomini, induce quasi sempre non a seguire il salvatore, ma il boia. Non il giusto, ma il falso. Non il sincero, ma l’imbroglione. Così come Barabba e non Cristo, che è il più emblematico dei casi. Questo a dimostrazione che dopo 2000 anni il popolo risulta essere rimasto prigioniero delle proprie paure e vittima di celate tirannie, non riuscendo a guardare la realtà nè a prendere le opportune misure. Esso è la pecora sacrificale, metaforicamente parlando, che continua a seguire falsi pastori, i quali, dando l’illusione di condurla verso i desiati pascoli, spesso la portano al sacrificante mattatoio. Così vive il suo tempo nell’illusoria libertà che paga a caro prezzo. Ma schiacciato dagli eventi e dalle nemiche volontà, il popolo potrà reagire chiedendo ai responsabili il conto da pagare. E come è già accaduto tante altre volte nella storia, così potrà accadere ancora. Lo dico citando i versi di una nota canzone: “non so come, non so quando, ma un bel giorno cambierà”. Niente è eterno, anzi, siamo già in ritardo!

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