La Cappellina di San Rocco è stata forse sconsacrata?
La Sagra della Ciliegia è terminata da circa dieci giorni, e dopo i commenti sull’organizzazione, dopo i confronti/scontri rispetto agli scorsi anni e dopo i consigli per il “prossimo uso”, accogliamo sulle nostre colonne la riflessione di un nostro lettore e concittadino, prof. Osvaldo Buonaccino d’Addiego, professore, studioso e storico della nostra Turi, su un commentabile impiego di uno spazio sacro per finalità commerciali.
“Povera Cappellina: dopo circa mille anni di storia doveva subire anche questo ennesimo e grave oltraggio: durante l’ultima sagra delle Ciliegie ha ospitato, al suo interno, una esposizione di quadri destinati alla vendita.
Certamente, nella sua millenaria storia (gli studi recenti datano la sua costruzione sul finire del XII secolo, mentre agli inizi del XVI secolo la chiesetta fu dedicata a San Rocco) la Cappellina ha subito tanti affronti e vissuto tante storie, belle e brutte.
Ad esempio, dentro la chiesetta, un tempo ubicata lontana dal centro abitato, spesso venivano abbandonati i neonati, frutto di relazioni extraconiugali. Sul finire del 1800, addirittura ci fu un consigliere comunale che ne propose l’abbattimento, per dare più spazio e luce alla strada che porta ai Pozzi. Senza dimenticare che attorno ad essa, nei secoli, si sono costruiti tanti comparaggi e nuove parentele, per via di quella fantastica festa che è il passa-passa, carica di storia e di leggende.
Nei tempi recenti, la Cappellina si è trasformata dapprima in spartitraffico, poi è stata utilizzata come prezioso punto di ancoraggio per i tiranti delle arcate delle illuminazioni; a volte, è stata interamente coperta dai megapalchi utilizzati per le sfilate delle aspiranti miss; quindi la sacrestia è stata utilizzata come deposito di sedie per le manifestazioni che si tengono nella villetta retrostante.
Ma mai si era arrivati a tanto: l’esposizione di una serie di quadri con i cartellini recanti i rispettivi prezzi di vendita (e tra di essi sembrava in vendita anche la statua della Madonna).
Entrare nella Cappellina e vedere una simile scena ha provocato in me, e sono certo a molti dei visitatori, un sentimento di incredulità misto a rabbia, per l’uso improprio fatto di un luogo di culto, oltre che di un bene storico, patrimonio dell’intera collettività. E mi sono venute spontanee alcune riflessioni: chi detiene la cosa pubblica può utilizzarla con così grave leggerezza? Si può usare a fini privati e commerciale un luogo che è ancora consacrato al culto di Dio e dei Santi? Non sarebbe stato più saggio consigliare l’espositore dei quadri ad affittare un gazebo, o altro locale, come si fa in simili circostanze?
Non mi interessa conoscere chi ha dato il permesso (e le chiavi) per utilizzare la Cappellina per vendere i quadri. Mi accontenterei sapere che, dal momento che la Cappellina è ancora consacrata, è stato commesso un grave errore, e che d’ora in avanti ci sarà più rispetto e decoro per un luogo sacro e simbolo della nostra Turi, da parte di tutti.
Così, di fatti simili la storia ne avrà annoverato solo due: quello della nostra Cappellina, e quello accaduto a Gerusalemme, tanti secoli fa, quando in occasione della Pasqua dei Giudei, Gesù trovò nel Tempio mercanti di buoi, pecore e colombi e
i cambiavalute ai loro banchi. Adirato per tale empio spettacolo, li scacciò con queste parole: “Levate di qui queste cose, non fate più della casa del Padre mio una bottega di traffico”.
Diversamente, sarà il caso di seguire l’esempio di qualche anno fa quando un musulmano denunciò la presenza del Crocifisso nei luoghi pubblici perché offendeva la sua religione (dimenticando di trovarsi in una nazione, l’Italia, abitata per la stragrande maggioranza da cattolici). Nel nostro caso, essendo noi la maggioranza, dovremmo essere noi a protestare per l’offesa al comune sentimento religioso, oltre che alla semplice decenza e buon gusto.
Tutti i luoghi di culto vanno ugualmente onorati e rispettati, siano essi superbe basiliche, imponenti cattedrali, modeste chiese o semplici cappelline di campagna; né la differenza la può fare la diversa grandezza: la Basilica di San Pietro vale in dignità e valore intrinseco quanto può valere la Cappellina di San Rocco, a prescindere dalle bellezze artistiche di cui sono dotate.
È un concetto ovvio ma ribadirlo non fa male”.
Osvaldo Buonaccino d’Addiego