Bruschini: i silenzi di Piazza Fontana
È stato indicato come l’11 settembre italiano, ma è datato 12 dicembre 1969. Ancora oggi si contano solo morti e feriti, ma non si conoscono i nomi e le responsabilità sul caso. Ore 16.37, strage di Piazza Fontana.
Una pagina tristissima della storia contemporanea italiana, un momento che ha segnato le coscienze di un’intera nazione e che rappresentò l’apice di un clima di tensione e di paura che invase l’intero Paese e che diede avvio a oltre un decennio di ‘terrorismo’. Ad aprire il capitolo su quanto è stato, Vito Bruschini, ospite nella serata del 12 maggio presso la Libreria Eleutera. “La strage – il romanzo di piazza Fontana”, è il titolo del lavoro letterario edito dalla Newton Compton che ha voluto ripercorrere, attraverso le vicende del giovane Jacopo, gli accadimenti di tale tragico episodio.
Un lungo percorso che ha condotto il giornalista e scrittore, ad affrontare, attraverso le lettere del giovane alla mamma, il clima di tensione e una ferita per la quale Bruschini ha cercato di creare un “file rouge” che ha inizio il 28 febbraio 1969 e che diedero vita ad una tragica sequenza di attentati devastanti che vide scendere in campo servizi segreti nostrani e americani, esecutori di matrice neofascista, depistaggi e protezioni, patti inconfessabili tra politici italiani e servizi segreti stranieri e lunghi processi finiti nel nulla o quasi.
“Oggi – commenta l’autore – si sa quasi tutto di quel tragico evento: i mandanti, gli esecutori, i depistatori, il ruolo dei servizi segreti. Eppure la ferita è ancora aperta perché continua a esserci reticenza da parte delle istituzioni a dare un nome ai veri responsabili”. “In tal senso il mio romanzo – prosegue – pur nei termini di una storia romanzata e non di un saggio, racconta per la prima volta il piano di quelle forze reazionarie che in quegli anni tentarono di bloccare lo sviluppo sociale della nazione. Quanti sanno che l’incontro tra il presidente Giuseppe Saragat e Nixon, avvenuto al Quirinale il 28 febbraio del 1969, costituisce il prologo della strategia della tensione? In quell’occasione Saragat chiese aiuto agli americani e dieci mesi dopo ci fu la strage di piazza Fontana. Molti sanno che fu Moro a convincere il presidente Saragat a rinunciare al colpo di stato, ma pochi ancora oggi sanno che in cambio accettò di coprire i responsabili neofascisti. La ferita guarirà quando la classe politica comincerà a considerare il popolo sufficientemente maturo da poter conoscere le verità, anche quelle più difficili da accettare”.
“Furono due le deflagrazioni in Piazza Fontana, una delle quali nella Banca Popolare dell’Agricoltura, che procurarono diciassette morti e altri ottantotto feriti”. Tra il 1968 e il 1974 furono compiuti 140 attentati, ma della strage di Piazza Fontana seguirono sette processi tra il 1975 e il 2002. Ma per Piazza Fontana, Ustica, Piazza della Loggia a Brescia, il treno Italicus alcuni tra i fatti più drammatici, nessuno ha mai pagato il conto.
Una serata ricca di spunti di riflessione, di analisi storica e di domande rimaste senza un perchè. Unico rammarico, la scarsa presenza di pubblico che continua a caratterizzare gli incontri del Presidio del Libro e che non lasciano ben sperare in un futuro di maggiore interesse della classe politica turese.