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Politica

Turesità Medioevale

 genghi

Quel mercoledì 2 maggio, nello scorcio della campagna elettorale mi sono recato in piazza per assistere all’incontro dei tre candidati sindaci, visto che non mi era stato possibile essere presente a quello della domenica precedente. Invece mi sono trovato di fronte ad uno spettacolo indecoroso, oserei dire da terzo mondo. In seguito, ognuna delle parti ha dato la sua versione dei fatti, ma io da super partes vorrei meglio analizzare. La Turi che vorrei riscattare, ancora una volta ha perso l’occasione per mostrarsi preparata, evoluta e lungimirante, confermandosi la solita retrograda, come continua purtroppo ad essere considerata dai popoli del circondario. Lo so, è dura da ammetterlo, ma bisogna riconoscere i propri errori per poterli evitare. Turi è conosciuta in Italia per il paese di Oronzo Pugliese e per la Casa di Reclusione e poco e niente per le ciliegie. In passato, grazie all’impegno lodevole di un singolo, furono creati i presupposti per portare la nostra ciliegia ai massimi livelli. Furono realizzati i capannoni, fu acquistata la calibratrice, la snocciolatrice e attrezzate celle frigo, con l’impegno di ampliare i locali e di riuscire ad ottenere il marchio di riconoscimento. Questo non è futuristico, come i più giovani potrebbero pensare, ma avveniva più di 40 anni fa. Tutta questa volenterosa iniziativa fu osteggiata e distrutta dal sindaco di allora, in contrapposizione partitica, ed  i produttori, invece di cautelare i propri interessi, impregnati della solita turesità, seguirono il sindaco nel mandare a casa quel presidente, e quello fu “il de profundis” della Cooperativa. Questo a dimostrazione che proprio coloro che sostenevano di voler contribuire a cambiare Turi, nei fatti l’hanno relegata in un passato che non passa mai. Questo perchè è il marchio della turesità, insito nel proprio DNA. Questo per dire che anche quando ci confrontiamo con i forestieri mostriamo le nostre debolezze, le nostre paure, le nostre ansie, quel presappochismo che si continua a difendere forse nella convinzione che sia un merito. Fatta questa premessa, vorrei ritornare alla piazza, ma come tutti sanno, l’incontro non c’è stato perché erano presenti il canuto, come sosteneva qualcuno, ed il moderatore Magistà, mancavano i due corvini. Dalla piazza si levavano insulti diretti a Magistà: “Vai a casa, buffone” ecc.. questo perchè, nonostante Mercieri e Catalano avessero rinunciato all’incontro, Magistà si era presentato col palco e l’attrezzatura di Telenorba. Allora perchè era venuto? Proprio per rintuzzare in casa loro le accuse di chi in precedenza lo aveva offeso. Si è liberi di accettare o menno il confronto, ma non si può buttare fango sulla persona sostenendo che è un venduto al soldo di Boccardi, è di parte, è fazioso e poteva tendere qualche trappola. Così il direttore Magistà è venuto a Turi di proposito e ce l’ha cantata sostenedo a ragion veduta che indirizzandogli prima quesli epiteti e poi sfuggendo al confronto ci ha dato dei “medioevali”. Fossi stato io uno dei candidati, non avrei fatto sfuggirmi all’occasione di ottenere con quella visibilità un maggiore apprezzamento e nell’affrontare gli altri candidati e lo stesso Magistà, e se si fosse presentata l’occasione sarei stato in grado di farlo ritornare a Conversano carico di meraviglie. Avrei accettato l’incontro senza se e senza ma, non avrei chiesto prima le domande, nè avrei chiesto di stabilire il tempo degli interventi, ma io sono Angelo Genghi, gli altri sono gli altri. Tanto che, nel corso degli ultimi cinque anni ho più volte richiesto di confrontarmi con il sindaco, per i problemi del paese e con i responsabili dei Boc, ma sono risultati tutti latitanti. Allora non si mettano a sedere al tavolo verde per poi dire di non saper giocare, è meglio rimanere a guardare per prima imparare invece di fare figuracce. Ed infine mi chiedo: se non si è in grado di sapersi difendere come si può sostenere di essere il difensore dei comuni interessi?

Turesi DOC anche nell’esprimere le preferenze, e questo la prossima settimana.

Cordiali saluti,

Angelo Matteo Genghi

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