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Politica

Il bisogno di una nuova liberazione

genghi

Pur trattando questioni locali che mi riguardano più da vicino, devo dire che sono più vasti gli orizzonti verso i quali, da circa 40 anni, continuo a guardare con interesse per registrare l’operato dei governi per quanto riguarda l’andamento politico, economico, finanziario ed occupazionale. Questo per dire che ai più informati non la danno più a bere governanti cialtroni che hanno perso di credibilità e come politici e come tecnici. La storia è storia e rimane tale, ma la settimana scorsa che ricorreva l’anniversario della liberazione mi sono detto: si continua a ricordare un evento che si perde nella notte dei tempi, quando oggi nasce il bisogno di una nuova liberazione per ripulirci di usurpatori, ladri, sanguisughe, parassiti, traditori, replicanti e grandi incompetenti di un certo apparato politico, partitico e di governo. Si sono talmente screditati che ormai non li crede più nessuno e mi meraviglia che c’è ancora qualcuno che, non so se definirlo ingenuo o sciocco, ha accolto a Turi in questi giorni e con onore diversi ex ministri, se fossi stato disponibile, gli avrei fatto bersaglio non di pomodori, che è una merce prelibata, ma di uova marce. Anch’essi hanno contribuito a portarci in un vicolo cieco dal quale nessuno sa più come farci uscire. Questa è una vecchia storia che pare non avere più fine se non la si tronca. Mi pare di sentirle ancora nelle orecchie le esortazioni dell’allora pres. Andreotti, quando continuava a ripetere di stringere la cinghia per contrastare il debito pubblico che, invece, aumentava con l’aumento della pressione fiscale. Poi arrivò tangentopoli a smascherare le nefandezze e a sciogliere quei partiti. Ma la delusione del nuovo corso travolse ogni filo di speranza di cambiamento e fummo sottoposti a nuove stangate. La cosa mi fece reagire  tanto da inviare una lettera al min. delle Finanze, Augusto Fantozzi, dell’allora governo Prodi, che così sintetizzo: “Le invio questa missiva per farle giungere la corale protesta di artigiani e commercianti per i nuovi metodi da Lei adottati in materia di fisco, in quanto, oggi non siamo più in grado di sopportare ulteriori carichi fiscali in seguito alle pressanti e continue vessazioni già esercitate dai suoi predecessori. In passato, ci è stato fatto credere che i nostri sacrifici sarebbero serviti per tirare il Paese fuori dalla palude, poi abbiamo scoperto che eravamo dentro fino al collo, vedendo così vanificati tutti i nostri sacrifici. Tutto questo per colpa di una classe politica che dopo aver lungamente mal gestito la cosa pubblica ci ha anche derubati, ed è proprio in quella direzione, sig. Ministro, che dovrebbe agire per trovare ladri e refurtiva. Il suo ricavometro, o ricattometro, come qualcuno lo ha definito, è solo uno strumento maldestro per colpire i più deboli perdendo di vista dove si annida la vera evasione ed in particolare nelle società di capitali, ma quella è una zona franca. Questa è la amara realtà di chi si trova a vivere e a lavorare  in condizioni di preoccupazione e di estremo disagio. Per cui, sig. Ministro, La invito ad una più attenta ed illuminante riflessione”.

Nel 2008, all’indomani della elezione a Presidente del Consiglio di Silvio Berlusconi, valutando una situazione peggiorata e prevedendone le conseguenze gli ho inviato una missiva sostenendo tra l’altro che: ” … non ci può essere ricostruzione economica, politica, sociale, istituzionale, che non parta dalle fondamenta culturali e morali. Diventa quindi necessario partire proprio dalla crisi morale, ritenuta la causa dell’Italia in crisi, che ha provocato un imbarbarimento generale che sta attraversando le nostre contrade come un mostro impazzito. Si ha l’impressione di sentire un allarme disperato , simile ad un angosciante suono di sirene di nave che affonda, che attraversa l’aria del nostro Paese. Il malessere ha finito per insinuarsi nei meandri della società, arrivando a contagiare tutti i settori, tutti gli strati, tutti gli apparati, anche quelli istituzionali. È arrivato il momento di dire basta a quei reiterati giochi illusionistici che hanno coperto il fallimento di tutte le promesse da molti governi propagandate, riferite alla crescita economica e alla diminuzione del debito pubblico. Ormai non ci crediamo più convinti come siamo che lo stesso sistema democratico, corresponsabile dei mali, sia ancora in grado di poterli guarire, perchè questo è il limite della sua medicina. La cura efficace deve passare attraverso la chirurgia e non quella plastica, ma quella interna per estirpare il male e le metastasi. Ogni altro dire sig. Presidente diventa superfluo”.

Oggi che cosa potrei dire a Monti capo di un governo plutocratico, ossia governo dei ricchi che difende caste e lobby, che il suo operato non è solo peggiore degli altri, ma addirittura nefasto per aver difeso le Banche e le Assicurazioni e per questo lo si può ritenere ancora un guaritore o lo si potrebbe definire un macellaio? Di fronte a scenari così inquietanti diventa desolante constatare che le sorti di Turi nei prossimi anni vivranno nell’incertezza per la scarsa competenza della quasi totalità degli aspiranti amministratori. Dopo le disastrose parentesi del passato, Turi ed i turesi meritavano un futuro migliore, anche per dimostrare ai nuovi residenti che c’è voglia di riscatto. I giovani ben vengano, ma non è importante l’età anagrafica, quel che più conta sono le capacità. Notata tale carenza spero che l’astensione dal voto sia ragguardevole, questo per dimostrare che non tutti siamo pecoroni da accettare ciò che si potrebbero definire proposte deludenti. Turi merita di essere rilanciata, non di essere ulteriormente penalizzata.

Cordiali saluti

Angelo Matteo Genghi

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