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Economia e stato sociale – indietro tutta

genghi

Questa nostra Italia, un tempo cristiana, potenza economica e giardino d’Europa, è stata depredata, umiliata e colpita al cuore, da governanti irresponsabili che nei decenni, dopo averla irrimediabilmente indebitata, si sono diretti una cascata di denari infischiandosi di proteggere l’economia e lo stato sociale. Così, dopo la defaillance dei governi Prodi e Berlusconi, è arrivato il flop di Monti il quale, invitato dal presidente Napolitano come esperto economista per raddrizzare le decadenti sorti della nazione, ha prescritto una cura amara che invece di guarire, aggravando la malattia, sta uccidendo il malato. Questo Monti flemmatico e dai toni incerti, che recitando una parte della quale non sembra esserne convinto, ha ripetutamente sostenuto che ci fosse bisogno di rigore, equità e sviluppo, per salvare l’Italia. Solo che si è visto solo il rigore, con il quale è sempre facile fare goal, mentre, senza equità e sviluppo, la partita è persa. I dubbi che questo governo non avesse la giusta competenza o che non difendesse le ragioni del popolo mi erano venuti già da subito, tanto che su questo giornale, il 16 dicembre 2011, è stata pubblicata una mia lettera dal titolo: “Professori da bocciare e da espellere”, motivandone le ragioni. Oggi si può sostenere che quei dubbi erano fondati visto attuata una pressione fiscale che non ha precedenti, non da salva, ma da ammazza Italia, tanto che non passa girono se non si contano suicidi di chi si trova nella condizione di non poter sopravvivere perchè strozzato dalle tasse, senza lavoro, senza credito dalle Banche ed in credito con lo Stato, o da esodato senza pensione. Mentre il presidente Napolitano, che avevamo creduto diverso, da padre della Patria invece di difendere “i suoi figli”, sta con Monti nel difendere l’alta finanza e le Banche, politica che sta contribuendo a riportare l’economia e lo stato sociale a prima della guerra. Con l’abolizione dell’art. 18, cade l’ultima difesa del lavoratore ritornando così ad antiche forme di schiavitù debellate nel ventennio fascista quando, tra l’altro, fu varata la riforma della scuola e quella dei codici penale e civile, fu introdotto l’assegno pensionistico, fu emanato lo Statuto del lavoratore (diritti e doveri) e fu istituito il sabato festivo. Oggi, pericolosi avventurieri, compromettendo economia e stato sociale, ci stanno riportando indietro di un secolo, vanificando così tutti i sacrifici e le lotte fatte per la rivendicazione di sacrosanti diritti. Il compito della buona politica è quello di comprendere i fenomeni sociali e progettare il futuro. Il compito dei politici è quello di realizzare il progetto. Questi governanti, ancor più dei loro predecessori, oltre a non comprendere tali fenomeni, stanno comprimendo le fasce più deboli portandole sull’orlo della insurrezione. Se, invece, fossero più avveduti e più solidali con gli strati più deboli della società avrebbero capito, già da illo tempore, che i lavoratori, i disoccupati, i pensionati, i disabili, andrebbero aiutati con l’incremento dei salari, degli ammortizzatori sociali, delle pensioni e con dei servizi più efficienti che, invece, vengono ridotti ulteriormente, con l’aggravio di insostenibili pressioni fiscali e dell’aumento indiscriminato delle utenze domestiche.

Allori, professori non solo da bocciare, ma da mandare a casa subito. Questi agiscono non in difesa ma contro il popolo, disconoscendo quei settori dove si annidano privilegi, ruberie, elusioni ed evasioni, anche negli stessi partiti, invece, si controllavano gli scontrini del caffè che rappresenta un impegno minimale e per certi versi anche umiliante per la macchina dello Stato, quando, invece, sono altri gli obiettivi di una sostanziale rilevanza. A 60 miliardi di euro l’anno, ammontano le tangenti in Italia, nel 2010 la corruzione è salita del + 229%. Il giro d’affari in nero delle cosche malavitose si aggira intorno a 160 miliardi di euro l’anno. Il pizzo grava per 10 miliardi di euro l’anno su 160.000 imprese. Combattendo questo malaffare si potrebbe salvare l’Italia e favorire così la fiducia degli investitori esteri, altro che il fasullo perditempo dell’art. 18. Però di fronte a provvedimenti di tale importanza i governi soccombono, perché, o sono deboli, o si potrebbe pensare a collusioni. Resta il fatto che l’economia fa grande un Paese, se l’economia è precaria, il Paese è morto. Altro che salva Italia. La scarsa competenza palesemente dimostrata da questo governo ha prodotto un effetto boomerang sull’economia e sullo stato sociale, portando il Paese sull’orlo del baratro e se non sarà fermato prima, tra un anno, quando Monti e Napolitano, a mandato scaduto, non ci saranno più, resteranno solo macerie e profonde ferite che, se non andranno in cancrena, potranno guarire in più di qualche decennio. Questo è il consuntivo dell’operato nefasto dei nemici del popolo, un danno maggiore di una guerra persa. Per cui, si potrebbe sostenere senza ombra di dubbio se si è onesti nella idea e nella azione, che gli italiani, i sacrifici, li farebbero volentieri se, per i responsabili della procurata catastrofe, fosse ripristinato un nuovo “Piazzale Loreto”. Questo perchè, se l’innocente viene indotto al suicidio in conseguenza al disastroso operato dei governi, con l’aggravante che col nostro sudore, questi disonesti politici hanno sempre vissuto di privilegi e di eccessi arrivando a sacrificare sul popolo le loro colpe, una condanna esemplare sarebbe il giusto prezzo da far pagare. Il vento dell’insofferenza si sta alzando ed io sto col popolo.

Cordiali saluti,

Angelo Matteo Genghi

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