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Tra vecchie delusioni e nuove incertezze

genghi

Ormai fervono i preparativi per il rinnovo del Consiglio comunale. Si individuano candidati sindaci, si organizzano liste di partito e civiche, si tentano alleanze, ma pare sia tutto frutto di “mandorle monache”. Questo detto dialettale lo si adopera per definire una qualche cosa dal contenuto irrilevante, scadente e di certa inutilità. Questo è quanto emerge alla luce di ciò che si sta delineando e che sarà sottoposto al giudizio dell’elettorato il 6 e 7 maggio prossimo. Entrando nel merito della questione e tenendo presente la nuova disposizione che ridimensiona il Consiglio Comunale, passando dai 20 consiglieri a 15 e la giunta dai 7 assessori a 5, diventa necessario che meno eletti siano più qualificati. però, vista la frammentazione delle liste, il disperdersi dei pochi uomini validi ed i probabili candidati sindaci che non danno garanzia di una discontinuità con il passato, l’opinione pubblica si trova di fronte a vecchie delusioni e nuove incertezze. in questi ultimi anni oltre ad avere avuto un gigante nano a dirigere un’orchestra di sprovveduti, dal 1993 ad oggi è stata la quarta delusione del nuovo corso politico, da quando è andata in vigore l’elezione diretta del sindaco che per i più sarebbe stata la panacea dei mali amministrativi. Non lo è stata ma potrebbe diventarla qualora l’elettorato avesse la capacità o il buon senso, di individuare un candidato sindaco che ha già dimostrato di possedere requisiti umani, tecnici e politici per invertire il modo di fare di una cattiva gestione intrinseca di malaffare. anche se, solo un buon sindaco diventa relativo se non dispone di una squadra con gli stessi requisiti.

Le capacità individuali sono necessarie per gestire al meglio la cosa pubblica, ma sono indispensabili nello svolgere il ruolo di oppositori,compito ancora più difficile, per il quale, i più si limitano a scaldare la poltrona. Solo che, almeno negli ultimi venti anni, l’elettorato non è mai riuscito, o non ha mai voluto, individuare gli uomini migliori per farsi rappresentare degnamente nelle istituzioni a difesa dei suoi stessi supremi interessi. Se dico questo è perchè ho buone ragioni per sostenerlo, anzi, molto spesso accade che i candidati più sono “frattaglie” e più consensi ottengono, tanto che, ogni volta, puntualmente riportano il paese più indietro di come l’hanno trovato. Ma la fonte dell’anomalia risiede proprio nella formazione delle liete, redatte solo ed esclusivamente allo scopo di arrivare alla vittoria per mettere le mani in pasta non per amministrare meglio. Con l’abolizione delle ideologie sono stati massacrati valori ed ideali, tutto è stato bruciato sull’altare dell’edonismo più sfrenato, mentre i partiti, svincolati da quella radicata appartenenza, continuano a spostarsi ora verso destra, ora verso sinistra, passando per il centro, così creano una confusione di ruoli utili solo per andare al potere, o per rimanervi. Questo è avvenuto anche col plauso dell’elettorato, il quale, come al solito, abbocca facilmente all’amo del raggiro loquace dei politici disonesti. Così, i partiti, allargano il raggio d’azione, e gettata quella divisa della ideologia,che rappresentava l’ossatura del credo, vero collante tra politica e cittadini, si trasformavano in comitati d’affari e spesso in associazioni a delinquere. Ritornando alla situazione locale, almeno per il momento, si può sostenere che non vi è nulla che può soddisfare le aspettative e che al momento del voto ci si troverà nella medesima condizione di dare il consenso non alla lista migliore che pare non ci sia, ma alla meno peggio. Per questi motivi l’opinione pubblica dovrebbe allertarsi prima che sia troppo tardi, per controllare liste che, nascendo senza colori politici, potessero diventare comitati d’affari, ma anche per sconsigliare a partecipare coloro che non hanno dimostrato fino ad oggi nessun impegno sia civico che politico e che da sprovveduti, se avranno tempo e voglia, impareranno a nostre spese. Questa volta, sulla scorta delle esperienze pregresse ma anche per i tempi difficili, per il bene comune, mi auguro che l’elettorato sia più avveduto pensando al futuro di Turi, a quello dei nostri figli ed anche al nostro. Per cui, un attento osservatore, se onesto, è in dovere, analizzata la situazione, di divulgarla con la speranza che ci sia chi, non chiudendosi a riccio, ne possa fare tesoro.

Angelo Matteo Genghi

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