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IL CEMENTO A TURI

Natalino Ventrella

Turi e la cementificazione selvaggia: purtroppo un connubio reale e a quanto pare senza possibilità di correzione, almeno per il momento.

Palazzi, case e ville alzate con una frequenza spaventosa. Il paese è diventato un cantiere aperto ed in continua evoluzione.

Ma questa forsennata corsa al cemento, ha davvero portato dei vantaggi al nostro paese?

Abbiamo chiesto al consigliere comunale Natalino Ventrella, fra i protagonisti del quadro politico turese attuale, di spiegarci la storia e il perché si è arrivati a questa situazione.

Il consigliere Ventralla inizia il racconto della cronologia sulla cementificazione selvaggia turese sin dalle origini.

“Il tutto ebbe iniziò con l’amministrazione del tanto acclamato e rimpianto Menino Coppi che adottò il P.R.G. (Piano Regolatore Generale) lasciando che la successiva amministrazione lo approvasse definitivamente.

Purtroppo però, una delle caratteristiche di tutte le amministrazioni locali, è di distruggere quanto fatto dalla giunta precedente, anche se obiettivamente giusto.

Successivamente a Menino Coppi, andò al governo locale l’amministrazione Stefanachi.

Questa, dopo essersi insediata, apportò delle modifiche al P.R.G. come ad esempio lo spostamento della zona P.I.P. (Piano di Inserimenti Produttivi), individuato originariamente in via Casamassima, voluto, ad ogni costo, ubicarla in via Gioia Canale (spostamento quindi non voluto dall’amministrazione De Grisantis così come puntualizzato dal vice sindaco Tundo in una sua intervista rilasciata alcuni giorni fa).

È da questo momento però, che hanno inizio i mali che ci porteranno, nell’arco di un decennio, all’attuale situazione.

Ogni cambiamento al P.R.G., così come prevedeva una legge regionale, necessitava di una nuova votazione da parte dell’amministrazione comunale. Si decise quindi, per evitare azioni non corrette, di rivolgersi a un legale e avere delle informazioni in merito. Di questa consultazione se ne occupò l’allora assessore D’Addabbo (assessore anche dell’attuale maggioranza). Da questa consulenza emerse che era sufficiente un numero legale di 4 consiglieri per poter rendere la votazione valida e quindi far approvare o meno le varianti. Successivamente però, dopo ovviamente averla votata e quindi varata, si scoprì che, a seguito di seguenti modifiche alla stessa legge, ma già in vigore all’epoca, il numero legale dei consiglieri era salito da4 a7. Il TAR annullò il P.R.G. così com’era stato votato, rendendolo non più valido.

Questo grave errore decretò la validità del Piano regolatore immediatamente precedente a quello approvato dall’amministrazione Coppi, che era datato 1975 e prevedeva inoltre, un Indice Di Fabbricabilità tra i più alti d’Italia: uno sviluppo di 5m^3 per ogni m^2 di superficie.

Questa sentenza spalancò le porte alle imprese di costruzione che attendevano tale momento con ansia. Giorno dopo giorno altissime gru iniziarono a popolare il cielo del paese.

Nello stesso tempo a Turi si continuava a costruire a ritmo serrato, si arrivò al 2002, anno in cui s’insediò l’amministrazione De Grisantis. Tutti ci aspettavamo che approvassero un nuovo P.U.G. (Piano Urbanistico Generale che sostituiva il vecchio P.R.G.), anche perché era l’unico strumento a disposizione per bloccare quanto stava succedendo, nonché un suo cavallo di battaglia in campagna elettorale. S’iniziò a stilare il D.P.P. (Documento Preliminare Programmatico), atto necessario per l’adozione di un nuovo P.U.G. che però non arrivò mai, provocando così un lungo periodo di Vacatio Legis, anarchia totale dell’edilizia, in cui l’ufficio tecnico fu costretto a concedere licenze per costruire, senza che potesse porre alcun limite.

Tentarono di salvare il salvabile modificando i regolamenti relativi agli interventi strutturali della “zona B” (capitolo che regolava l’edificabilità dei suoli) con una variante al P.D.F., ma ormai lo scempio aveva coinvolto una vastissima area del comune. Questa variante inoltre colpiva per la maggior parte dei casi, gente che voleva costruire piccole case su loro proprietà o modificare edifici già esistenti e non i grandi costruttori che continuavano imperterriti nella deturpazione del territorio turese.

Inoltre, a dimostrazione del fallimento della politica De Grisantis, questa variante alla zona B, fu impugnata dai cittadini maggiormente colpiti e portata davanti al Consiglio di Stato, il quale, accogliendo tale ricorso, la annullò.

Un’altra colpa attribuibile all’amministrazione De Grisantis derivò dalle concessioni date per costruire. Il P.D.F. in vigore infatti, anche se datato 1975, disponeva che un cantiere poteva aprirsi dietro il rilascio di lottizzazione, permesso concesso dal comune che prevedevano gli standard urbanistici. Chissà perché invece, si continuò a rilasciare semplici permessi di costruzione, innescando quindi l’anarchismo edilizio.

Nel 2007, anno in cui s’insediò l’amministrazione Gigantelli, il “capolavoro” edilizio iniziato, si trovava ad un ottimo stato di avanzamento. Durante la sua campagna elettorale, l’attuale sindaco, spese tante parole contro il deturpamento urbano. Il nuovo P.U.G. era la priorità per eccellenza su cui si sarebbe concentrata l’attività dell’intera amministrazione.

Risultato?

Forse perché abbiamo avuto un sindaco che era costretto a dedicarsi al suo paese per poche ore a settimana, poiché impegnato da altre attività molto più importanti o colpa di una giunta molto divisa sui programmi e sugli intenti, cosa abbiamo ottenuto? La prima azione che doveva portare a termine, ovvero il P.U.G., non è stata ancora fatta. Si è continuato a rilasciare concessioni edilizie a scapito delle concessioni di lottizzazione così come fatto dalle amministrazioni precedenti.

Adesso, dicembre 2011, siamo arrivati alla scadenza del mandato Gigantelli e il tanto acclamato P.U.G. è in una fase ancora embrionale. Un documento che reputo fondamentale per le sorti del paese e che avrei votato sin dall’inizio, si è magicamente trasformato in un mistero occulto, accessibile solo a pochi eletti. È stato votato, rimpastato, pasticciato, rivoltato in extremis da consiglieri già pronti a dimettersi. Nel frattempo però l’opera di cementificazione ha avuto un’accelerazione da record. Si è continuato a costruire, a concedere permessi di costruzioni, si sono spostate le destinazioni di alcune zone per motivazioni poco chiare e soprattutto non è stato votato il P.U.G.

È difficile descrivere quanto successo ed è quasi impossibile spendere anche una sola frase per giustificare queste scelte.

Colpevole l’ufficio tecnico e l’assessore all’urbanistica, rei di non aver prestato attenzione affinché le strutture edificate corrispondessero a quanto dichiarato. Prova a carico di questo è che in tanti casi si è costruito di più rispetto a quanto richiesto. Colpevole l’ufficio tributi e l’Assessore al bilancio per non aver controllato che gli oneri dovuti corrispondessero a quanto realizzato, determinando un grosso ammanco alle casse comunali.

Davanti a tanta “disattenzione”, quest’amministrazione si è sempre giustificata asserendo di essere ignara di tutto quello che accadeva e che puntualmente le notizie le scoprivano da fonti esterne, anche quando molti cantieri sono stati sequestrati dalla magistratura!”

A questo punto il consigliere Ventrella chiude questa prima parte di storia sull’evoluzione della cementificazione del nostro paese facendo un’osservazione che lascia un velo di mistero, magari da svelare in futuro: “i bilanci comunali sono resi pubblici e quindi tutti possono avere accesso. Capisco anche che ci possano essere degli errori in alcune occasioni. Ma è mai possibile che, ad esempio, tre per cinque faccia sempre dieci? Un’anomalia che a quanto pare nel nostro bilancio è normalità”.

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