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COSA È CAMBIATO DALLA VISITA DI PERTINI

il discorso_del_P._in_sala_consiliare

 

La visita di Napolitano ha riportato il ricordo di molti ai giorni in cui Turi accolse un altro presidente, Sandro Pertini. Era il 2 marzo 1980. Altri tempi, un’altra Italia. Un’Italia più vicina, nel tempo, al dopo-guerra e alla forza politica e sociale che aveva saputo rialzarla in seguito agli anni del fascismo. Un’Italia più vicina alla stesura della Costituzione. A partire dagli occhi dei tanti che accolsero Pertini e che, 30 anni dopo e con qualche capello bianco in più, hanno accolto Napolitano, ci siamo chiesti: cosa è cambiato? Che tipo di paese oggi applaude al ritmo di “presidente-presidente”?

p. accolto_dal_sindaco_Vitino_SuscaCiò che ha colpito chi ricorda Pertini a Turi è ovviamente stata la somiglianza di tanti rituali legati all’accoglienza di una personalità illustre – anche all’epoca ci si occupò di ripulire strade e piazze, e furono piantati quelli che ancora oggi sono chiamati “gli alberi di Pertini”. Simile è stata la luce della ribalta che per un paio di giorni è calata su Turi, per mezzo di telecamere e microfoni nazionali. Le differenze sono legate al tipo di personalità dei due presidenti, ma  anche a come è cambiata l’idea di Stato negli ultimi 30 anni. Sia Pertini che Napolitano sono “tornati” a Turi. Napolitano era stato a Turi per un comizio elettorale, nel 1976, e qui aveva scambiato qualche parola con Aldo Moro. Pertini era legato a Turi da un’esperienza devastante: era stato in carcere dal 1930 al 1932, e qui aveva conosciuto Antonio Gramsci. Si nasconde tra queste righe la differenza tangibile tra le due visite. Un ritorno commosso, a testa alta e dovuto, quello di Pertini. Una visita di passaggio tra Bari e Conversano, tirata per la giacca, quella di Napolitano. Differenti sono anche le modalità delle due visite. I turesi ricordano il presidente Pertini sostare in piazza Silvio Orlandi, salire in sala consiliare, ascoltare le parole commosse del sindaco di allora, Vitino Susca, infine pronunciare quel celebre discorso, misto a ricordi dolorosi: “Qui a Turi non posso tacere, devo vincere un’ultima commozione. Ricordo e devo dirlo, torna ad onore della cittadina di Turi, che quando scesi qui, accompagnato dai carabinieri, vidi donne, uomini, ragazzi che mi esprimevano la loro umana solidarietà.”  I turesi ricordano il suo andare, a piedi, fino all’entrata del carcere, tra ali di folla festante. Il presidente aveva un sorriso per tutti.

Napolitano ha fatto parcheggiare la sua Lancia Thesis dai vetri oscurati ad un metro dall’entrata del carcere. La sua visita è stata fugace. Appena il tempo di un saluto, attento a farsi scattare le foto che contano, mentre stringe le mani dei ragazzi delle medie, il tempo di una dichiarazione che vada in onda sulle tv nazionali, per poi andar via in fretta, a tutto gas. Nemmeno uno sguardo alla mostra su Aldo Moro che l’Amministrazione, assieme al Centro Studi, aveva diligentemente messo a punto.

Pertini era in qualche modo, purtroppo, anche turese, e questo non poteva non essere sentito a pelle, da tutti. Ed era molto amato. Nell’Italia che voleva venir fuori dagli anni del terrorismo, ci si era affidati a lui. Oggi il presidente Napolitano è uno dei pochi personaggi della politica che riesce ancora a nutrire credibilità. Ma a lui ci si affida in modo differente. “Liberaci da Berlusconi!” – grida qualcuno, megafono in mano. Dopo qualche secondo, è l’uomo ad essere liberato dal megafono, preso in custodia dalle forze dell’ordine. Così è cambiata la politica, così le istituzioni si sono distaccate dalla gente. È un distacco reciproco. Da una parte, piccoli e grandi felici per la giornata di festa, e tuttavia scettici, pensierosi, che si limitano ad osservare il tutto con ritrosia e a commentare, delusi, la macchina del presidente che si allontana, sgommando. E dall’altra parte un presidente che non ha il carisma di Pertini e nemmeno vuol fingere di averlo, pronto a fare il minimo indispensabile che richiede il copione.

E in tutto questo, a fare da sfondo, le foto della mostra di Aldo Moro. Le foto di Moro e soprattutto della gente che era accanto a Moro. Nessuna protezione, nessuna transenna, nessun elenco di chi poteva stringergli la mano e chi no, e tanti volti felici, di chiunque. Simbolo di una politica del passato, di cui non è rimasto nulla. O soltanto qualche foto, che non abbiamo neanche il tempo di fermarci a guardare. 

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