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DON BOSCO, UN OPERAIO DI DIO

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Riceviamo e Pubblichiamo.


 

Può ancora, nell’epoca delle stelle-meteore, un uomo, un sacerdote, un santo affascinare ancora a più di un secolo dalla sua morte? A giudicare dall’impegno dei ragazzi del Piccolo Teatro dell’Oratorio di Turi e dagli innumerevoli spettatori, alberobellesi e turisti che si sono riversati sul sagrato della Basilica dei santi Cosma e Damiano e con silenzio attento hanno assistito al Musical su san Giovanni Bosco la risposta non può essere che affermativa.

Quale personaggio migliore da mettere in scena per una compagnia teatrale oratoriale se non proprio il fondatore degli oratori? Don Bosco, un operaio di Dio, questo il titolo dell’opera. Il titolo già in sè condensa la straordinaria vita di un sacerdote vissuto alla fine dell’Ottocento: il lavoro e Dio, verrebbe da dire un’ora et labora sacerdotale vissuto in una società degradata e degradante di una Torino di fine secolo. Don Bosco, occhi, cuore e mano, un’esistenza vissuta per strappare i giovani al contagio della strada, un uomo che “sognava e cercava anime da dare tutte a Dio”, i cui campi di azione non erano i vincoli territoriali o di competenze ma “un mare senza sponde che si chiama umanità”. Figura, quindi, quanto mai attuale che potrebbe essere un ottimo riferimento non solo per chi opera nelle parrocchie ma anche di chi, in qualche modo dedica “il sudore e la mente” per l’educazione dei più piccoli.

Davvero straordinaria la resa scenica dei giovani della parrocchia Maria Ausiliatrice di Turi che sullo sfondo stupendo dei campanili della Basilica illuminati da un caleidoscopio di luci per l’occasione hanno dato non solo l’occasione di godere di uno spettacolo molto ben realizzato ma anche l’opportunità di avvicinare la santità e l’umanità di un sacerdote la cui unica scommessa era nel fare le cose ordinarie in modo straordinario. Davvero promettenti gli attori, che nella straordinaria forma del musical che lega canto, recitazione e danza, hanno dato prova di abilità guidati da un instancabile don Maurizio Caldararo, dalla attenta e minuziosa regia di Maria Grazia Romanazzi e dal prezioso lavoro di squadra del gruppo famiglia della parrocchia. Canti, danze, musiche e coreografie in un turbinio di colori ed emozioni sono state la prova che la scommessa di don Bosco è stata vinta e che l’oratorio continua ad essere ancora nel XXI secolo un centro focale nell’educazione dei giovani.

La compagnia del Piccolo Teatro dell’oratorio non è nuova nel campo teatrale, vanta già numerosi successi alle spalle, il loro penultimo musical, che aveva come protagonista madre Teresa di Calcutta, è stato rappresentato anche in Alberobello in occasione dei festeggiamenti della Madonna del Carmine; successo di presenze in quella sera che vide Piazza del popolo colma di gente incantata da questo nuovo modo di portare la santità alla gente comune.

Stupenda è stata l’intesa è la comunione che fin da subito si è creata con l’oratorio ANSPI di Alberobello non solo nelle fasi preparatorie alla messa in scena ma anche nel momento di festa che si è vissuto subito dopo lo spettacolo nei locali della parrocchia. Bello il calore dei giovani dei due gruppi parrocchiali che nei giochi, in cerchio, sembravano parte di un’unica famiglia. Davvero ci si accorge in queste occasioni che la fede porta ad avere come famiglia nient’altro se non l’umanità, che le parrocchie e gli oratori non sono circoli chiusi da fittizie staccionate ma catapulte che proiettano coscienti cittadini in un mondo non molto diverso da quello di don Bosco.

Cosa augurare allora ai giovani di Turi? Ad maiora semper! Abbiate il coraggio di osare e di fare il tifo per Dio e Dio farà il tifo per voi!

 

I Giovani dell’Oratorio Santi Cosma e Damiano

di Alberobello

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