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LOZITO: “SIAMO PRONTI AD INIZIATIVE CLAMOROSE”

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Le immagini parlano da sole, ma non raccontano il nostro stupore nell’osservare le condizioni in cui versa la nostra Caserma dei Carabinieri.

Fulcro e simbolo della giustizia cittadina, la Caserma, da diversi anni, richiede un’opera di ristrutturazione necessaria ed immediata a causa di un preoccupante aumento di umidità percepibile anche permanendo per qualche minuto nelle stanze più interessate al problema. La situazione di disagio che da tempo i nostri militari subiscono e la difficile condizione di regolare svolgimento delle attività sono insostenibili e preludio, come lo stesso Maresciallo Lozito ci anticipa, di azioni clamorose.

È con il suo supporto che infatti abbiamo voluto ripercorrere le tappe di questa lunga controversia che interessa la Stazione dei Carabinieri di Turi. “È dal ’99 che sono qui e da allora si parlava di una ristrutturazione della Caserma – introduce il Maresciallo – ma ancora non si vede nulla. I lavori stentano a partire, le proposte e le nostre richieste continuano ad essere negate e non si ricevono risposte. Ora noi, ed io in prima persona, siamo contrariati e stanchi di questo comportamento”.

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Palpabile l’amarezza del Maresciallo Lozito che, documento dopo documento, ci mostra la letteratura delle pratiche avviate e mai concluse di questo iter che sembra non avere mai fine. “Durante l’amministrazione Stefanachi – continua sdegnato il Maresciallo – si arrivò alla cantierizzazione della struttura e sembrava che tutto potesse risolversi per il meglio. Sopraggiunse anche il Commissariamento, ma il progetto si doveva realizzare, rispettando gli standard edilizi propri di una Caserma. Tutto sembrava porsi sulla strada giusta fino a quando, durante l’amministrazione De Grisantis si decise di costruire una strada alle spalle della Caserma che, come poi è stata fatta, andò a sottrarre dal progetto della Caserma circa 300 mq di spazio necessario”. La strada in questione, che “collega via Casamassima con il boschetto ha bloccato i lavori per la nostra Caserma e da allora, tutto è fermo”. Ebbe così inizio una lunga fase di ricerca di locali alternativi che potessero ospitare il servizio e la sua arma. Diversi furono gli incontri, i preventivi richiesti, il tempo speso per la ricerca di una migliore soluzione ma – leggiamo la contrarietà nello sguardo del Maresciallo – a nulla sono valse. “Ancora oggi le nostre richieste sono inascoltate, non siamo giunti ad alcuna conclusione e nel frattempo siamo accampati qui, costretti ad operare in locali non idonei, insalubri e con il timore che tutto possa riversarsi sulla nostra salute”.

 

Ormai è memoria comune la proposta di affidare ai Carabinieri i locali di San Giovanni ma, dopo diversi sopralluoghi, la Regione pose un veto al Comune poiché il Chiostro doveva essere dedicato all’edilizia popolare per la quale il comune era stato sovvenzionato. Ulteriore proposta giunse dall’architetto Kastorinis che suggerì, addossandosi tutti i costi di sistemazione, un garage molto grande ma la sua proposta di affitto, che “non ritenevo essere elevata”, fu giudicata eccessiva dalla perizia e la Prefettura diede parere negativo. “Si continua a stare con l’umidità sotto i piedi, la responsabilità del posto di lavoro è mia e anche se ho affisso l’indicazione di locali inagibili, sono e siamo costretti ad operare in questi spazi. I colleghi lavorano in uno sgabuzzino ed altri in archivio. Così non possiamo andare avanti!” – tuona il Maresciallo Lozito.

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Ultima possibilità offerta dal Sindaco, continua lo stesso, era un’area del Comune. Presero così avvio altri sopralluoghi: “il Sindaco diede consenso per far adeguare i locali, fu fatto un preventivo della Difesa Passiva e andammo alla ricerca di un alloggio per il Comandante”. Dopo aver impiegato tanto lavoro e tempo, è arrivata la lettera del Comando Provinciale, direttamente dal Ministero degli Interni, in cui si legge “[…] in riferimento alla problematica infrastrutturale che affligge la Stazione dei Carabinieri di Turi si attendono le determinazioni sugli oneri di spesa per l’impianto di videosorveglianza” degli spazi messi a disposizione in forma temporanea ai Carabinieri. “Ti dicono cioè che si stanno adoperando, che i soldi non ci sono, stanno aspettando i fondi FAS che tutti sanno che vengono impiegati prima per migliorare i Comandi dei superiori, ma in realtà non si sta facendo nulla. Questa è un’altra presa per i fondelli perché se c’era la volontà si iniziavano i lavori, senza fare giri inutili”.

 

Attese e ancora attese quelle riferite al nostro Maresciallo che, dopo 11 anni di pazienza mostra inevitabilmente contrarietà nei confronti di un comportamento di totale indifferenza. “Questa lettera – continua – l’ho consegnata al Sindaco l’11 aprile, ma no ho ancora avuto risposta”.  Pertanto anticipa “io, dopo 35 anni di servizio e altri 5 di arruolo, mi sono scocciato!”

“Aggiungo, continua Lozito, che noi non possiamo chiedere l’intervento della ASL per dimostrare lo stato della Caserma perchè ci sono locali ai quali possono accedere solo i medici militari. Ho inoltrato delle lettere ai miei superiori circa 2 anni fa (11 novembre 2009), prospettando una carente situazione igienico – sanitaria della Caserma ed invitandoli ad operare in forma urgente. Sottolineai la presenza di una grande depressione nel cortile della stessa Caserma, che crea non pochi timori. Ma dal 2009, non ho ricevuto risposta, tanto che il 28 febbraio 2011, ho riscritto un’altra lettera di sollecito agli organi preposti e dopo 2 mesi, ancora silenzi”.

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Stanchezza e contrarietà nelle parole di Lozito che incalza affermando che è stanco di aspettare e ha già riferito al suo Capitano che, “visto che non ho più nulla da perdere poiché a breve andrò in pensione, non nego che, con i miei dipendenti, ma x lo meno io, una mattina inizio lo sciopero bianco. Garantirò la pattuglia per qualche intervento, ma resteremo tutti qui fuori a guardare, in attesa che qualcuno risponda”. Segno e azione mirata a far porre attenzione nei confronti di un disagio che nessuno cerca di risolvere, ha come fine di puntare il dito anche verso coloro che, nel  corso di questi anni, si sono susseguiti al comando e hanno solo fatto promesse, senza mantenerle. “Solo uno, il Colonnello Gianfranco Cavallo, ha preso a cuore la questione e propose il ripiegamento della stazione, ma dopo che si sparse la voce iniziarono le petizioni e raccolte firme in piazza per non farci spostare. Quindi non si è fatto più nulla”. “Per molti – aggiunge – non abbiamo diritto di sciopero o di parlare, perché siamo Carabinieri! Ma ora nessuno mi ferma e, siete pregati di informare, siamo pronti ad iniziative clamorose, se non dei militari, per lo meno del comandante di Stazione che incrociando le braccia, si metterà fuori dalla porta, aspettando che qualcuno intervenga”.

 

Determinato il Maresciallo a puntare i piedi verso un diritto di essere ascoltato e non preso più in giro da chi continua a rimandare e imporre veti di fronte a necessità evidenti. “Sono anche pronto ad andare direttamente a Roma al Ministero degli Interni per far smuovere le acque, perché non ci possiamo ammalare per colpa della caserma. Si trovano soldi per facezie inutili e sulle quali si può sorvolare, ma per la nostra caserma non si può intervenire perché non ci sono soldi. Politici ed organi istituzionali hanno raccontato solo chiacchiere che si sommano ad altre, ora siamo stanchi di aspettare”.

Si conclude così la lunga chiacchierata in Caserma con il Maresciallo Lozito, consapevoli di aver registrato solo l’inizio di una forte azione di protesta dei nostri Carabinieri se non otterranno risposte rapide sul problema.

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