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ITALIANI ALLE URNE? REFERENDUM 12-13 GIUGNO

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Anche i cittadini turesi si preparano per il Referendum del giugno prossimo. Come in democrazia le opinioni hanno differenti identità. C’è chi è favorevole alla privatizzazione per tutelare un bene comune ed evitare sperperi, c’è invece chi difende il diritto della proprietà pubblica su un bene così prezioso.

La scorsa settimana il Governo Berlusconi ha abolito il referendum relativo al nucleare, ma restano ancora al vaglio degli italiani i referendum sulla privatizzazione dell’acqua e sul legittimo impedimento. Il referendum è un diritto ed un dovere del cittadino, che permette di esprimere direttamente la propria volontà. I quesiti in discussione, per la privatizzazione dell’acqua, sono due. Il primo riguarda la volontà del cittadino di abrogare o meno la normativa che attribuisce la gestione del servizio idrico ad enti privati mediante gara o ad una società a capitale misto pubblico/privato. La sua abrogazione contrasta la consegna dei servizi idrici al gran mercato economico. Il secondo quesito invece chiede l’abrogazione di una normativa che permette al gestore di ottenere profitti certi sulla tariffa, aumentando la bolletta del cittadino del 7% senza tener conto di un miglioramento qualitativo dei servizi.

Inoltre è d’obbligo considerare che a seguito della crescita demografica e per effetto dell’inquinamento, alcuni scienziati del settore, pronosticano che nel 2020 il Mondo accuserà il 40% in meno di risorse idriche; ciò ne comporterebbe l’adesione, da parte della Banca Mondiale, alla normativa sulla privatizzazione delle acque e sulla tariffazione a pieno costo. Dunque l’acqua diverrà il nuovo petrolio? Con la privatizzazione i potenti gestiranno anche questa risorsa naturale per evitare che ci siano conflitti tra popolazioni sull’utilizzo e sulle quantità di spreco delle acque.

La privatizzazione comporterebbe un danno per le famiglie con un tenore di vita medio-basso, perchè i  gestori adotteranno l’esclusiva su un bene affidato a tutti.

Un ulteriore quesito, posto a crivello, è improntato sul legittimo impedimento. Questa abrogazione permette di irrigidire le direttive sull’assenza dell’imputato in aula. Attualmente si distingue in due possibilità: se si tratta di prima udienza l’imputato deve presentarsi, in caso contrario le giustificazioni della propria assenza saranno esaminate dal giudice che potrà, in caso di assenza non volontaria, dichiararne la condizione di contumacia e per questo motivo il processo seguirà il suo percorso. Se, invece, l’assenza riguarda udienze successive, e l’imputato non è dichiarato contumace, lo stesso è giudicato semplicemente assente.

Quale potrebbe essere una soluzione agli accadimenti odierni privi di buon senso?

Le capacità di un essere umano di sviluppare, articolare e verificare un dato fenomeno sono molto molteplici. Le ricerche, gli studi approfonditi e la distinzione tra bene e male ci allontana dagli organismi sensibili in grado di muoversi senza vincoli e senza ragione. Tuttavia è bene distinguere il progresso dall’avidità, esattamente come il celebre filosofo e politilogo di origine francese, Jean Jacques Rousseau, precisava: “le anime si sono corrotte nella stessa misura in cui le nostre arti, le nostre scienze hanno progredito verso la perfezione.” Rousseau era avverso al progresso, perchè creava disuguaglianze tra gli uomini: la magistratura decreta la disuguaglianza tra debole e potente, la proprietà è alla base della divisione tra ricchi e poveri. In realtà se tutto ciò non ci fosse, vivremmo in libero arbitrio e l’uomo si danneggerebbe a vicenda perchè il vero problema è l’incapacità dell’uomo di domare i suoi istinti più materiali. Se tutto ciò venisse eseguito con ponderazione non ci si ritroverebbe con una “mosca in mano”, anzi si riuscirebbe a distinguere il progresso, come l’energia alternativa, dalla mera distruzione degli organismi e dell’ecosistema.

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