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CATALANO E PALMISANO SU.. QUESTIONE LIBICA

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A causa della grave situazione venutasi a creare nel Mediterraneo e che ha portato alle diverse insurrezioni da parte dei popoli magrebini e mediorientali nei confronti dei loro tiranni, il Circolo ‘A. Gramsci’ di Turi ha voluto rilasciare delle importanti dichiarazioni per voce di Nico Catalano e Leo Palmisano.

“La condizione della Libia di oggi e di tutto il Magreb – attacca Leo Palmisano – parte dalla reazione della nuova generazione di giovani colti che non hanno più voglia di partire per l’Europa perchè quel che  qui viene offerto non è certo appagante per loro. Coloro che lì hanno conseguito una laurea e poi si ritrovano in Italia per fare i braccianti agricoli, vien vista come una forma di mortificazione. E’ per questi motivi che esplode la rivolta che è, come tutti possiamo vedere, sopratutto una rivolta giovanile. Da una parte ormai, l’Europa non accoglie o accoglie sempre meno, dall’altra la spinta ad emigrare per chi ha studiato, non è più così forte, i giovani vogliono lavorare nella loro terra ma degnamente. L’Europa non è più  per questi popoli  una roccaforte della democrazia e, l’Italia, in modo particolare, non è più ritenuta una nazione democratica da tempo, non solo ma il governo italiano viene considerato l’alleato più forte di Gheddafi. Ciò è evidente sopratutto se si tengono presenti gli avvenimenti di oggi, infatti alla decisione degli USA di attuare le sanzioni contro la Libia, Berlusconi si è un attimo tirato indietro. Questa situazione italiana crea una eco, il popolo libico ha capito benissimo che Berlusconi ha dei legami economici particolari col Rais infatti mentre Gheddafi continua a gettare melma sull’Italia, Berlusconi continua a non dire cos’è Gheddafi. Ciò è indicativo del rapporto strano e malato che lega il leader italiano con quello libico.

In Grecia, ad esempio, c’è stato un tentativo di rivolta anche contro le sanzioni volute dalla Merkel, ma bisogna considerare che la Grecia comunque ha una sinistra forte e organizzata. In Italia invece la sinistra non dispone di organizzazioni di rappresentanza.

Le rivolte che si stanno verificando, se ci facciamo caso, non sono organizzate da sindacati, bensì sono insurrezioni spontanee che tra l’altro non sono neanche connesse da un legame islamista in quanto i problemi che ci sono superano la religione, sono molto seri. Abbiamo dei giovani che necessitano di pane e capiscono bene ormai da chi e come sono stati affamati, questi sono i primi effetti della globalizzazione. Osservando bene la situazione ci si rende conto che da noi, le sinistre, più che altro funzionano da calmiere perchè sono dei canali nei quali in qualche modo il dissenso trova la possibilità di sfogarsi; i sindacati spesso hanno la stessa funzione e perciò la gente in Italia non scende in piazza perchè bloccata da una serie di gabbie ideologiche che in Magreb e medioriente non ci sono. Ad esempio la CGIL non si è ancora espressa sullo sciopero generale, ma cos’altro dovremmo aspettare? Forse è anche colpa della nostra generazione che è stata passivizzata dal precariato il quale se da una parte consente di tirare a campare, dall’altro tende ad accampare un diritto puramente rivendicativo che è quello del lavoro continuo. Lì, invece, sussistono solo due classi sociali, una estremamente esigua che comanda  e poi la popolazione che non è altro che miseria, la differenza tra oggi e ieri la si riscontra però nel grado di cultura che le nuove generazioni hanno.

Quanti di questi giovani, per esempio, hanno lavorato con gli agronomi del Sud Italia che sono andati lì a fare progetti e, perchè oggi non dovrebbero aspirare a fare la stessa cosa per migliorare le loro condizioni? E’ sintomatico che questi eventi si siano scatenati proprio nel corso di quest’anno che doveva vedere l’integrazione tra la riva Nord e la riva Sud de Mediterraneo. Adesso c’è anche da considerare il fatto che se gli Stati Uniti impongono le sanzioni e quindi viene nominato un governo di transizione filo-obamiano e, non potrebbe essere altrimenti, Obama entra nel Mediterraneo a pieno titolo. I problemi maggiori sono proprio per l’Italia, perrchè è la nostra nazione quella più legata al potere libico, il gas, le quote in Unicredit, le quote in Fiat, le altre nazioni europee non hanno mai voluto avere a che spartire nulla con uno come Gheddafi e avevano ragione”.

“Quello che è successo nel Mediterraneo, – aggiunge Nico Catalano – non è altro che il colpo di grazia da parte del sistema della globalizzazione a questi regimi gestiti per decenni da dittatori, che in fondo erano anche la cerniera del fondamentalismo, e che permettevano ad un sistema composto da multinazionali di poter fare affari. Affari che spesso hanno danneggiato anche i nostri produttori, perchè il governo tunisino, ad esempio favoriva alcune multinazionali italiane e americane che si insediavano nel territorio tunisino, potendo usufruire di mano d’opera a bassissimo costo (sfruttamento) e lasciava che queste sfruttassero il territorio riuscendo a immetere così prodotti che dal punto di vista economico erano molto concorrenziali e danneggiavano il mercato dei nostri agricoltori. l’ Algeria, ad esempio, da sempre è il vigneto della Francia e ciò ha solo finito col mettere in difficoltà i nostri produttori agricoli. La vicenda del Magreb alla quale stiamo assistendo, non è una vicenda che può prescindere dalle nostre colpe. Anche ditte di Turi, hanno in quelle terre centinaia di ettari e questi sono personaggi che accomunano le figure di produttore, esportatore, commerciante e trasportatore. Se vogliamo vagliare a questo punto il problema dei disequilibri e delle ineguaglianze con conseguente svalutazione del lavoro, le vere sconfitte in questa faccenda sono la sinistra europeae la sinistra italiana che non hanno capito tutta questa serie di dinamiche. Inoltre il tipo di rapporto tra Gheddafi e berlusconi è la cupola del capitalismo”.

Decisamente il popolo italiano è narcotizzato, però dobbiamo mettere in conto che in Italia esiste comunque un’intelligenzia che in modo sommerso cerca di divulgare delle idee che tendono a bloccare questa sorta di tirannia mediatica sulla quale si basa il potere berlusconiano. A questo punto, non pensate che un concetto di ridistribuzione a priori possa essere una soluzione a molti dei mali socio-politici che oggi ci opprimono?

“I punti secondo me sono due – comemnta Catalano. Uno è certamente Berlusconi con la sua schiera di sostenitori, l’altro invece è proprio la sinistra o centro-sinistra, nel senso che mi piacerebbe sapere dai vari D’Alema e Fassino cosa ne pensano di questa cosa. Io ho avuto la vaga impressione che per tutti questi anni, i leaders di sinistra non abbiano fatto altro che rincorrere Berlusconi sul suo stesso terreno e quindi compartecipi in qualche modo nella costruzione della cupola di questo neo-liberismo che non esiste più se non in alcuni esigui strati dei più conservatori repubblicani americani. Ma la faccenda è anche un’altra, ovvero, la sinistra che dovrebbe trarre spunto da una lotta di classe, ovvero coloro che dovrebbero contrapporsi a questo sistema, in Italia sembrano ormai narcotizzati dai contrattini Co.co.co. e dalla televisione. Il lavoro ormai viene sottostimato così come vengono sottostimati anche elementi quali i prodotti, i manufatti, mi sembra che la sinistra queste cose non le ha capite. Berlusconi, in fondo è la destra italiana e non ha fatto altro negli anni che adeguarsi a quello che era un sistema, ha scimmiottato”.

Lei pensa che davvero Berlusconi rappresenti la destra italiana?

“Berlusconi rappresenta un sistema che lui stesso dice essere di destra…” – puntualizza Catalano.

Ma lei non crede che se la sinistra avesse concesso a Berlusconi ciò che lui voleva oggi Berlusconi sarebbe stato di sinistra? Possiamo affermare oggi che Berlusconi in fondo non ha alcuna idea politica specifica se non quella che al momento gli fa più comodo?

Risponde Nico Catalano: “Io credo che Berlusconi sia il risultato della mediocrità della classe politica italiana, ovvero il degno rappresentante di tutto e niente”.

“Io vorrei aggiungere qualcosa in merito al concetto di ridistribuzuione di cui si è parlato prima – dichiara Palmisano. Ad una concreta ridistribuzione delle risorse si poteva ambire prima dell’inizio della fase della globalizzazione, adesso credo sia troppo tardi e nuovi scenari si stanno affacciando alla storia. Queste rivolte in realtà portano alla necessità di un’etica pubblica. L’etica oggi è davvero una risorsa per l’economia. I governanti di oggi, in particolar modo quelli dell’area mediterranea, in realtà sono dimissionari rispetto a questo tipo di responsabilità. Qualunque politico, dal sindaco di Turi fino a Obama, deve prospettare una linea all’interno della quale è possibile costruire un futuro. I dittatori come Mussolini e Hitler l’avevano questo tipo di direttiva anche se a scapito di altri, questi piccoli dittatoruncoli del Mediterraneo invece erano sprovvisti di così basilari direttive. Se poi vogliamo guardare il panorama europeo, possiamo accorgerci che Angela Merkel sta attuando una politica internazionale che rischia di frantumare l’Europa perchè è tornata al protezionismo e lo si capisce dalle misure drastiche e draconiane che ha adottato con la Grecia. A questo punto se io chiedessi a Berlusconi, a Vendola o a Bersani, qual’è secondo voi il futuro dell’Italia all’interno di questo sistema che ormai connette politica, finanza ed economia?

Mai come oggi è importante praticare le cose che si dicono, quindi se un politico dice di essere corretto, deve essere corretto. Se il sindaco di un paese come Turi afferma di avere a cuore il bene dei cittadini e perciò desidera che ogni cittadino abbia una casa, bene quel sindaco dove innanzitutto fare in modo che il territorio non venga devastato e che non ci sia un tasso elevatissimo di case sfitte. Non dimentichiamo che tutto il cemento gettato nel comune distrugge il territorio e, nell’equilibrio ecologico si priva il territorio stesso di una risorsa fondamentale che è il verde. Anche questo vuol dire ridistribuzione delle risorse, vuol dire vivere in un contesto con una migliore qualità della vita, quindi la prima risorsa che va ridistribuita, spalmata, è l’etos perchè altrimenti andiamo solo verso la barbarie. Io temo che ad oggi l’unico paese diventato modello economico sia la Cina, ovvero che il capitalismo avanzatissimo in simbiosi col socialismo stalinista, possano diventare un modello globale per i prossimi decenni. La Cina entra nei mercati con una forza dirompente e non ha alcun rispetto per il territorio perchè l’Occidente ha fatto la stessa cosa nell’ultimo secolo, perchè dunque non dovrebbe farlo la Cina? Il discorso è che per poter guardare davvero al futuro è necessaria una nuova e sincera morale laica.

Per concludere, volendo spendere qualche parola sulla situazione locale io posso affermare che l’opposizione turese è inadeguata a candidarsi  perchè secondo me non ha preso una posizione morale contro questa amministrazione che è una delle peggiori di tutta la Puglia“.

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