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CONGRESSO UVA DA TAVOLA E RISCHI DA FITOFARMACI

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IL PROF. RESTA: ‘NON CRIMINALIZZARE GLI AGRICOLTORI. COMPETIZIONE E’ SALUTE E SICUREZZA’

Consegnata la targa alla memoria di Peppino Di Donna, “un giocatore d’anticipo”.

 

A Conversano è stato consegnato il Premio ‘Targa d’Argento’ alla memoria di Giuseppe Di Donna, viticoltore nojano di uva da tavola, prematuramente scomparso un paio di mesi fa all’età di soli 56 anni.

Il premio è stato consegnato nell’ambito del 14° Congresso Nazionale Uva da Tavola, nel salone del Grand Hotel d’Aragona, congresso presieduto dal dottor Mario Colapietra del CRA di Turi (Unità di ricerca per l’uva da tavola e la viticoltura in ambiente mediterraneo).

Oltre al turese Colapietra, durante i lavori è intervenuto Onofrio Resta, in doppia veste di assessore provinciale alle attività produttive quando ha consegnato la Targa Bacca d’Oro a Nicola Leone, giuseppe-di-donna-noicattaro-resta-colapietrafondatore della Carton Pack (foto a destra), una della aziende più virtuose, vera eccellenza nel sud Italia.

Il professor Resta in particolare, si è poi distinto nella veste di direttore dell’unità operativa malattie dell’apparato respiratorio (Università di Bari), introducendo la relazione della dottoressa Grimaldi e firmando un articolo per la rivista di settore “L’Informatore Agrario”.

IMPIEGO DEI FITOFARMACI E RISCHI – Resta ha sottolineato la necessità di informare, oltre che formare per limitare i fenomeni di intossicazione da agrofarmaci durante le fasi di preparazione e di impiego. Gli agricoltori vanno abituati a un’attenta lettura dell’etichetta e al corretto utilizzo dei dispositivi di protezione.

“Non dobbiamo criminalizzare gli agricoltori o fare opera di terrorismo – è il monito di Resta – gli agricoltori non determinano il cancro. Ma non si possono chiudere gli occhi a un cattivo utilizzo di agrofarmaci, spesso smodato e illegale. Le sostanze possono provocare effetti acuti e cronici su chi li utilizza e chi vive con l’agricoltore, a contatto con gli indumenti da lavoro”.

“Non ci sono controlli – ha poi concluso, rivolgendosi alle migliaia di operatori e viticoltori presenti in sala – ma prima o poi i controlli ci saranno e a quel punto saremo esclusi dai mercati, se non faremo un’opera di produzione di qualità e in totale sicurezza. All’estero si va con prodotti competitivi, e la competizione nel futuro sarà sempre più sensibile alla salute del prodotto e alla sicurezza del posto di lavoro”.

IL RICORDO DEL FIGLIO DI PEPPINO – Il figlio di Giuseppe Di Donna ha ritirato la targa.

congresso-nazionale-uva-da-tavola “Sono orgoglio di aver avuto un padre come Peppino, così usavano chiamarlo tutti – ha osservato commosso – Parlo del suo modo di porsi con gli altri. Papà era una persona vicina alle persone. Con il suo lavoro era un giocatore d’anticipo. In tutte le sue ricerche e sperimentazioni ha sempre cercato il modo per arrivare per primo alla maturazione, se pensiamo alle prime tecniche dell’incisione sull’uva da tavola portate in agro di Noicattaro e sperimentate per la prima volta da mio padre. Se pensiamo ai teli di plastica: per primo a Noicattaro, ha creduto nelle possibilità e nelle capacità che avevano i teli di plastica per anticipare il raccolto. Con il genovese Peppino portò a Noicattaro i primi teloni, da lui ha rilevato poi la sua fabbrica e i suoi macchinari, insieme a Michele Settanni.”.

Lo ha ricordato commosso il dottor Colapietra, illustrando alcune foto ricordo, anche le più recenti. “Di Donna ha dato un valido contributo all’innovazione e alla crescita del settore dell’uva da tavola. Peppino era molto attento alle innovazioni” – hanno sottolineato i relatori mentre sullo sfondo scorrevano le immagini del viticoltore di Noicattaro.di-donna-figlio-noicattaro-uva-fitofarmaci

In uno degli scatti, Peppino brandisce tra le mani uno dei comuni flaconi di fitoregolatori per concimare le piante.

“Giuseppe oltre a fare innovazione e a occuparsi delle plastiche per proteggere il raccolto e preservare il prodotto, si è occupato anche di riscaldamento delle serre”. Per anticipare il raccolto, perché lui era un po’ così, uno che amava giocare d’anticipo. Un gioco beffardo, uno scherzo della natura lo ha tradito, ha giocato d’anticipo per lui, strappandolo prematuramente alla vita.

 

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