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La voce del paese

MAGGIORANZA PIETOSA! LA MINORANZA? UN PUZZLE

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Vincenzo Gigantelli. Sindaco. All’insegna del cado-non-cado.Mi dimetto e poi mi rimetto in sella. Rimetto il mandato o aspetto che mi mandino a casa. Insomma un anno vissuto stando in bilico. Fra rimpasti venuti male e rimpasti venuti… malissimo. E si sa: un rimpasto tira l’altro. Dimmi quanti rimpasti hai fatto quest’anno e ti dirò che sindaco sei. “E adesso si è messa anche Teresita  a farmi  la guerra…” Voto: 5.

Paolo Tundo. Vice-sindaco. Ma che sudata! Molto determinato. Si è messo a caccia della fascia tricolore. Sarò vice-sindaco! Alla… fascia  di  tutti! Paolo è il più disponibile tra tutti gli esponenti del consiglio comunale. Non raggiunge la sufficienza solo perché studia poco. Anche perché, prima si fa dare tante deleghe e poi si dimentica di averle. Voto: 5 e mezzo.

Vito Totaro. Politico da sempre. Dice spesso di essere pronto a dimettersi. E intanto è assessore alla Polizia municipale. Ma si fa vedere poco in ufficio. Forse per timore  di incontrare la De Florio. C’è chi afferma che faccia una telefonata prima per sincerarsi che non faccia brutti incontri. In consiglio comunale alza e abbassa il braccio. Va in consiglio per fare ginnastica. Ma per diminuire di peso ci vuole ben altro. Di parlare poi è secondo solo al mitico Perniola. Voto: 4 e mezzo.

Franco D’Addabbo. Ex vice-sindaco. Im-prendi-tore. Tutto macerie, cemento e cazzuole. Intenditore di calcestruzzo. Di urbanistica. Di palazzi in costruzione. Di fontane da spostare. Ultimamente sta lavorando molto. Vuole essere il candidato-sindaco del centro-destra. D’Addabbo ha avuto la delega all’attuazione del programma. Il suo. E… auguri. Voto: 6.

Gianfranco D’Autilia. Il passaggio di Gianfranco, da minoranza-opposizione a maggioranza-giunta, è stato forse il più bel ‘passaggio’ della storia della politica turese. Anche un grande acquisto per la maggioranza. Il miglior acquisto. Servirebbe un D’Autilia al Bari per non retrocedere in B.  Voto: nessun voto per chi fa 2 anni da oppositore e poi fa l’assessore della giunta che ha appena finito di attaccare.

Giacomo Valentini. Si cala così bene nel ruolo di assessore all’agricoltura che vorrebbe esserlo a vita. Questo sì che è attaccamento: al ruolo, più che al lavoro. Si sente, si crede emarginato dal gruppo degli amministratori-decisionisti. E così  Giacomo, agricoltore-innestatore, innesta l’aut-aut automatico: “O sono assessore o non contate sul mio voto.” E’ testardo e si vede. Naturalmente lo fanno assessore. “E ora… toglietemi tutto ma lasciatemi il mio Bèèl (assessorato).” Voto: 5.

Modesto Cazzetta. Dicono di lui che abbia preso delle lezioni da Antonio Tateo per far meglio l’amministratore. Professore-alunno, ma i risultati si vedono poco. Cambia maestro: prende lezioni da D’Addabbo. Ma non va. Forse Modesto si deve applicare meglio e di più. Ha dato speranza a tutti i giovani: “Se Modesto Cazzetta è diventato assessore, lo diventeremo anche noi”. Voto: 4.

Antonio Tateo. Soprannominato ‘l’uomo dei messaggini’. Sarà che non vuole spendere soldi in telefonate… Amministra a sms e a mail. L’uomo dei messaggi ha detto sì e a giugno, quando fu ‘trombato’, aggiunse: lascio la politica per sempre. (Ma se il sindaco mi dà l’incarico, me lo ri-prendo). Attualmente Tateo sta fuori giunta. Ma si comporta  come se fosse ‘assessore  dentro.’ Voto: 6 e mezzo.

Teresita De Florio. Un anno vissuto pericolosamente. Diciamola tutta, la dottoressa non ama il ruolo di amministratrice, di mediatrice, di “stùta fuèche”. Il fuoco vuole accenderlo lei. E  vuole pure soffiare su. Teresita, quanto darebbe per stare seduta fra Tinaresta e Mimmoleogrande! Secondo noi, quel ruolo sarebbe terapeutico e migliorerebbe il suo eloquio, sarebbe meno emotiva,   più sicura di sé. Lei invece è un tipo‘casinista’. Da opposizione. Già questo ruolo attuale ambiguo, un-piede-di-qui-l’altro-di-là, la intriga. Ma sarebbe da fase acuta orgasmica attaccare la maggioranza dalla trincea. Un po’ meno dottoressa, più ultras. Da curva bianco-rossa. Voto: 6 e mezzo.

Pino Carenza. Ditemi un motivo serio per cui il ‘caro’ Carenza si debba dedicare, obtorto collo, ai cani. Si è fatto pure la nomea che non vada spesso al canile comunale. C’è chi ipotizza che non sappia nemmeno dove sia il canile. Comunque il buon Pino è l’unico a non aver reclamato mai un assessorato. E se qualcuno si è azzardato a proporglielo, pare che Carenza gli abbia così risposto:  “Assessòrede!” Voto: 5.

Gianpiero Luisi. Generoso. Ha sostenuto la battaglia della De Florio, pur non essendone molto convinto. Peccato che abbiano cambiato idea entrambi. Ma Luisi l’ha cambiata molto di più della De Florio… Di Luisi chi dimenticherà il voler fare a tutti i costi l’assessore alla Polizia municipale? Ma, il tempo di accorgersi di non essere portato, lasciò l’assessorato che scottava nelle mani di Totaro Voto: 4.

Piero Palasciano. Ci scusiamo con Piero ma è stato una delle più grandi delusioni dell’Amministrazione Giga. Ha iniziato deludendo Leogrande. Poi ha deluso il duo Gigantelli-Boccardi. Infine ha deluso se stesso. Insomma, ribadiamo, è stato una delusione. E dispiace che una persona come Piero vada dicendo che lui sia uno dei pochi che sarà rieletto. Non sappiamo come siano i Cubani dove Piero va spesso, ma i turesi mica sono così masochisti…  Voto: 4.

Michele Boccardi. Decide tutto lui, nel bene e nel male. A Villa Menelao, sezione di-staccata del comune di Turi, si impegna a risolvere tutti i problemi. Dice di sì a tutti e alla soluzione di tutto. Quando sono troppi o troppo complicati, spegne i cellulari e alle segretarie dice di dire che non c’è per nessuno. Dovrebbe imparare a dire dei “no”. No? Ma è ancora l’uomo della Provvidenza per Turi? La sensazione è che, invece di cambiare lui Turi, Turi stia cambiando lui.  Voto: 5 e mezzo.

Giuseppe De Novellis. E se si dimettesse da consigliere comunale? Acquisterebbe in simpatia. Voto: Ci penso su.

Dina Spada. Chi se la ricorda? Lei ogni tanto si fa viva. Sta il tempo che vuole nella sala consiliare e va via. Qualcuno pare l’abbia paragonata a Natalino. Solo che la Spada, quando apre bocca, parla ed è tagliente, a differenza di Ventrella che a Giga poco manca che gli canti la ‘ninna-nanna’. Comunque la Spada si sta prendendo la rivincita sulla maggioranza che sta dando ragione a lei, con tre anni di ritardo. Voto: da rivalutare.

Franco Petrera. Trent’anni di consigli comunali. Trent’anni di esperienza politica. E allora? Ma è sempre pronto a farsi dare i suggerimenti da Vito Lenato. Diciamo che Petrera, per “rendere”,  deve sempre potersi appoggiare a qualcuno. Quest’anno lo vediamo che si è un po’ incattivito. Francamente non lo vediamo però nelle vesti del “lupo cattivo”. Voto: 5 e mezzo.

Domenica Lenato. Promessa della politica turese. Malgrado la presenza a volte ingombrante di papà Vito. E politicamente si ritrova al fianco di Petrera a sostegno di Onofrio Resta, relegata all’opposizione. Peccato vedere tante qualità inespresse e abbandonate, in attesa di tempi  migliori. Voto: senza voto.

Natalino Ventrella. Gli piace stare al Centro. Centrista. Centravanti. Centrone. Centro-mediano-metodista. Centrocampista. Centrale di difesa. Nel frattempo è diventato Ago-della-Bilancia. Vulcano di idee. Ne ha più lui in un minuto che la Giunta Gigantelli in un mese. Tutte le idee sono buone per lui. Basta che respirino… Voto: 5 e mezzo.

Tina Resta. Il suo gioco è chiaro: ama tutti e prende le distanze da tutti. Sta maturando la sua candidatura a sindaco. Congratulazioni. Nel frattempo fa tutto il suo dovere, nella minoranza e all’ opposizione. Studia a casa e lotta, attacca in consiglio comunale. Tonica, tosta, tornata la Tina Resta di sempre. Voto: 6 e mezzo.

Mimmo Leogrande. Intelligenza politica di prim’ordine. Tanto di cappello davanti ad un Mimmo Leogrande che  studia le delibere, impara la lezione, prepara le domande, senza essere gratificato  economicamente. Circondato da falsi amici. Tradito da Palasciano. Tradito da D’Autilia. Tradito,  dulcis in fundo e in maniera più soft, da Teresita De Florio sulla mozione di sfiducia al sindaco Gigantelli. Voto 7.

Nicola Perniola. Invece che a “Chi l’ha visto?”, bisognerebbe andare a “Chi l’ha sentito?”. Un anno di silenzio. Voto:2 al suo silenzio.

Pietro Risplendente. Mai una frase in più, mai una frase in meno. Sembra programmato per essere perfetto. Finalmente un politico che quando dice di sì è sì e quando dice di no è no. Promette una cosa? La mantiene. Se il Partito democratico locale è credibile, tanto merito va a lui. Complimenti. Voto: 6 e mezzo.

PREMIO TURI “TESTARDO 2010” A GIACOMO VALENTINI

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