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LA PETRIGNANI ALL’ELEUTERA: UN VIAGGIO A TRASTEVERE

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“Una guida di città, con un’anima!” è stato uno dei commenti espressi per l’ultimo lavoro di Sandra Petrignani, accolta ieri sera nel salotto letterario di Alina Laruccia. “E in mezzo il fiume – A piedi nei due centri di Roma” edito da Laterza nella collana Contromano, è il ritratto di un fazzoletto di città, della nostra capitale, che racchiude ricordi, emozioni, descrizioni, racconti di coloro che la abitano, che la vivono, che la rappresentano. Sandra Petrignani racconta Trastevere. “Lì mi ero trasferita da poco e volevo scrivere di questo posto di cui mi ero innamorata. La casa editrice voleva però che mi occupassi di Roma, allora siamo arrivati ad un compromesso e ho pensato di porre come centro del mio libro il fiume, il Tevere”. Un fiume spesso dimenticato dai romani, abitudine che diventa noncuranza, immagine che passa inosservata, ma non per i trasteverini, che per lunghi anni hanno vissuto grazie al Tevere.

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“Volevo che questo fosse un libro corale”- aggiunge l’autrice, in cui ogni abitante di Trastevere parla e racconta i suoi ricordi. È una dipinto che ha catturato i suoi colori da una tavolozza pronta all’uso e ha impressionato, nella sua tela, quel paesaggio “così bohémien” che ritrae la sua bellezza, il suo incanto. Le abitudini dei trasteverini, la folta presenza dei clochards, i ricordi delle generazioni passate, la nostalgia di antichi odori e sapori, le vecchie botteghe, i giovani poeti squattrinati, i ricchi stranieri e tanto altro. “Trastevere è un mondo, con una storia, dove tutti conoscevano tutti. Come un piccolo paese immerso nella grande capitale”.

 

Si percepisce il legame che la signora Petrignani ha con questo quartiere e alla fine lo conferma: “ora amo Roma, in particolare Trastevere, perché sin dalla mia infanzia mia madre mi ha infuso l’amore per questa città, come fosse un mito”.

“E in mezzo il fiume” appare quindi un baule della memoria dell’autrice e degli stessi personaggi che abitano il suo libro. Qui ha riposto una parte di sé, “ha rilassato l’anima”, ha commentato Alina Laruccia e ha offerto a tutti una vista, diversa, inconsueta, di una città a volte non amata per il suo rumore, per il suo caos, per la sua frenesia.

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