QUANDO GLI AMMINISTRATORI DIVENTANO MEDIATORI
Riceviamo e Pubblichiamo.
Ancora 4 mesi e sapremo che ne sarà del PIP a Turi. Per la verità se ne parla poco, presi tutti o quasi a seguire le poco edificanti ed alterne vicende che caratterizzano l’amministrazione della nostra Città. Assessori che ruotano, si alternano, giocano come fossero al luna park ed intanto il tempo scorre inesorabilmente. Che ne sarà dello sviluppo economico della nostra comunità? Lo scopriremo vivendo, direbbe il grande Lucio Battisti. Il 16 febbraio prossimo, infatti, scade il termine per la presentazione delle offerte per l’aggiudicazione dell’affidamento del PIP in project financing. Si rincorrono le previsioni di quanti affrontano questa questione.
Sostanzialmente le correnti di pensiero di dividono in due categorie: la prima sostiene che non se ne farà niente poiché non ci saranno offerte data la contingente recessione economica e l’eccessivo investimento da realizzare (62 milioni di euro); la seconda, invece, pur condividendone l’analisi, ritiene che il danno che ne deriverebbe alla nostra comunità, in caso di esito negativo della gara, sarebbe tale da indurre tutti i consiglieri ed assessori di maggioranza ad adoperarsi a trovare imprenditori locali interessati all’acquisto di un capannone dall’eventuale imprenditore che investirebbe nella nostra realtà. In definitiva, sembrerebbe che l’investitore sarebbe stato individuato da alcuni amministratori ma la condizione posta sarebbe: “Investo, costruisco, purché ci siano già le imprese acquirenti delle strutture che andrei a realizzare “. Questo perché l’investitore in questione, non essendo interessato a stabilire nel nostro territorio la sua azienda, si limiterebbe a svolgere la sua attività d’impresa che è quella di comprare l’area, realizzare le strutture e venderle (secondo la regola del “mordi e fuggi”) conseguendo l’utile d’impresa che è l’unico motivo del suo agire nella nostra realtà.
E’ chiaro che, se non ci fossero imprese interessate all’acquisto, verrebbe meno l’interesse dell’investitore e si ricadrebbe nella previsione della prima corrente di pensiero.
Si comprende benissimo il motivo dell’impegno dei nostri amministratori: o si fa il PIP o si muore (nel senso che il giorno successivo alla scadenza del bando, in caso di esito negativo, si assisterebbe alle dimissioni in massa del Sindaco e della sua maggioranza stante il grave danno che avrebbero arrecato alla nostra comunità perché, di fatto, avrebbero distrutto il futuro dei nostri giovani).
Anche perché le coscienze degli amministratori si ribellerebbero alla sciagurata decisione di aver optato per la procedura del PIP privato (appunto il Project financing) a scapito di quello pubblico con la conseguenza di rinunciare ad 1 milione di euro a fondo perduto per le urbanizzazioni, già previsto a favore del nostro Comune, e di aver perso l’opportunità di ottenerne altri 4,5 con i POR del 2009. Per non parlare delle 24 imprese, disposte nel marzo
Ecco perché il ruolo dei nostri amministratori in queste ore si sarebbe svilito a quello di mediatori (con tutto il rispetto per i professionisti del settore): l’amministratore pubblico deve sempre agire nell’interesse della pluralità dei cittadini; il mediatore (o procacciatore d’affari, che dir si voglia) agisce sempre secondo le indicazioni e le aspettative della committente azienda privata.
Stando così le cose, la dialettica tra l’amministratore pubblico ed i privati sarebbe venuta meno poiché il primo parla la stessa lingua del secondo creando un pauroso vuoto nel rapporto data l’assenza di chi pensa ed agisce nell’interesse generale.
Per concludere: quali sono i risultati ad oggi conseguiti dai ‘mediatori’? Al momento nessuno, malgrado i numerosi contatti avuti con i maggiori imprenditori locali.