Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Cultura

UNA TRADIZIONE CHE NON PASSA PASSA MAI

passa_passa_passaa

A poche ore dal rito del Passa-Passa, abbiamo voluto pubblicare uno stralcio della tesi di laurea in Storia delle tradizioni popolari dal titolo “Il Passa-Passa diffusione di un antico rituale” della dott.ssa in Lettere Moderne Angela Minoia. Ulteriori consultazioni della stessa sono possibili presso la Bibiloteca Comunale di Turi.


Il Passa-Passa detto anche passata è la sopravvivenza di un antico rituale magico-religioso legato alla prevenzione e alla cura dell’ernia infantile.

Nel tempo si è caratterizzato in diverse tipologie: passaggio attraverso un arco di foglie, un arco di pietra, una porta e poi un percorso circolare intorno ad un luogo sacro, come nel caso di Turi. Il passa-passa a Turi si svolge dal 1903, anno in cui i turesi hanno cominciato a disertare i passa-passa di Gioia del Colle e Rutigliano.

La data non è casuale, ma è legata alla storia della cappella di San Rocco, intorno alla quale si svolge il rito. Famiglie di notabili turesi costruivano cappelle in memoria dei loro defunti, o donavano risorse in favore di conventi e opere pie. Anche la dedica a San Rocco, santo taumaturgo di Montpellier, potrebbe avvalorare l’ipotesi di una vocazione popolare del restauro.

Attualmente a Turi il rito che si svolge il 25 aprile è una manifestazione di fede, ben articolata, un grande anello di piccoli a adulti che girano passo dopo passo intorno a tre isolati, compresa la chiesetta di San Rocco, presso Largo pozzi. Pregano la Madonna Annunziata affinché protegga particolarmente i bambini e li liberi da ogni male, soprattutto dall’ernia, detto il male della Madonna.

Il nostro è stato, in anni passati, un popolo di lavoratori a volte sottoposto a duri sforzi fisici, per cui facilmente era afflitto dal male dell’ernia che veniva chiamato u’ guè de la Madònne cioè il guaio dal quale ci scampi la Madonna. I credenti, quindi, spontaneamente, invocavano la Madonna per affidare i piccoli alla sua materna protezione. Ancora oggi il rito segue la sequenza tradizionale. IMG_6403
Alle 11.00, dalla chiesa di San Domenico in via XX Settembre, la confraternita dell’Addolorata si muove per raggiungere la chiesetta di San Rocco. E dare inizio alla processione che dura circa trenta minuti. La confraternita si posiziona all’inizio del corteo processionale, quindi segue l’immagine della Madonna Annunziata e dietro di essa, incolonnati per due presso ciascun bordo della strada, procedono i padrini e le madrine con i bambini e il resto dei fedeli. Il sacerdote guida il canto e insieme si recita il rosario. La recita delle decine del rosario occupa esattamente il tempo occorrente per svolgere i tre giri intorno alla chiesetta e ai due isolati.
 
Dal 1902 si sono succedute ben tre statue dell’ Annunziata. Con il passare degli anni la prima statua, quella vestita, si deteriorò. La seconda immagine fu acquistata subito dopo, anch’essa con il passare degli anni si deteriorò e fu custodita in una masseria di proprietà di un avvocato di Putignano. La terza statua, quella attuale, fu commissionata nel 1965 da don Donato Totire e scolpita in legno cirmolo alpestre da Luigi Santifaller, di Ortisei.
 
E’ un’autentica opera d’arte, scolpita in un grande tronco, ad alto rilievo: l’ Annunziata, l’Arcangelo Gabriele e lo Spirito Santo, sotto forma di una colomba. I bambini portano uno, due o tre nastrini colorati al braccio o a tracolla, a seconda del numero dell’anno di esecuzione. Vengono loro regalati dal padrino o dalla madrina; non c’è una misura precisa da seguire, il colore dipende dal gusto personale. L’uso del nastrino è solo un modo per ricordare il numero dell’anno di partecipazione consecutiva, dato che il rito si svolge per tre anni di seguito e non ha più alcun significato di carattere magico.

I bambini che partecipano al rito hanno varie età; di solito il primo anno di passa-passa si fa coincidere con il terzo anno di età. Durante la processione, alcuni dei più piccoli hanno palloncini colorati legati al braccio e gli altri sono portati in braccio dal padrino o dalla madrina. Al termine del terzo giro, dopo la benedizione, i genitori dei piccoli invitano il padrino o la madrina a pranzo. Al terzo anno di partecipazione consecutiva oltre il pranzo c’è lo scambio dei regali, ed è un occasione per stare insieme. Ai padrini e alle madrine si regalava, anche oggi, un dolce tipico turese, la faldacchèa fatta di pasta di mandorle.

II passa-passa non si è sempre svolto il 25 aprile; nei primi anni si svolgeva il 25 marzo, data appunto della festa della Madonna Annunziata ma perché spesso in quel periodo faceva molto freddo e la data coincideva con il tempo forte della Quaresima, don Donato Totìre, rettore della chiesetta di San Rocco, la fissò nel 1950 al 25 aprile, approfittando della festa nazionale per la liberazione dell’Italia, giorno festivo in cui grandi e bambini potevano partecipare tranquillamente. In passato, il giorno del passa-passa era l’occasione in cui molti usavano mettere abiti e scarpe nuove. Vi erano presenti le trainèttecon arachidi, noci, mandorle mollesche, olive, pistizze, pistacchi, castagne o prèvete, lupini, palloncini, giocattoli, tipici delle feste.

Il signor Trifone Costantino, inaugurava la Stagione portando in giro il suo carrettino con i gelati. Questo ricordo è ancora vivo nei turesi che aspettavano la festa per poter gustare le specialità di Trifone. Mentre si svolgeva u’ passèggie nella villa comunale, nei pressi dello svolgimento del rito. Si coglieva l’occasione per fare le foto ricordo con i padrini o madrine in villa e soprattutto vicino alla fontana.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *