L’OFANTO SFREGIATO VISTO DAGLI OCCHI DELLA CATINO
Sabato 17 aprile 2010, in occasione dell’Anno Internazionale della Biodiversità, si è tenuto nel gremitissimo Auditorium della Biblioteca comunale di Sammichele di Bari, un convegno sul suddetto tema, organizzato dal circolo della Legambiente “Quattromiglia” e dal “Centro Studi di Storia e Cultura del Territorio” di Sammichele. Obiettivo della conferenza: portare i cittadini a conoscenza dell’importanza della biodiversità (che consiste nella diversità di forme viventi presenti in un dato luogo) nella Lama di San Giorgio e del tentativo di salvaguardarla. Chi di noi turesi non si è avventurato almeno una volta fra il sottobosco i cespugli della lama di San Giorgio che sfiora Casamassima verso il confine con la campagna turese e prosegue verso Rutigliano ed è culla di una biodiversità che interessa soprattutto le specie floristiche con tante tipologie di orchidee?
Al convegno di Sammichele presente come relatrice, oltre al prof. Ignazio Lippolis, direttore della rivista naturale “Villaggio Globale e ad altri, la fotoreporter Pina Catino, molto stimata qui a Turi che ha parlato della sua mostra “Ofanto: una biblioteca a cielo aperto”, una rassegna premiatissima che sta girando l’Europa da alcuni anni, oltre ad essere stata a Turi e a Toronto.
“L’Ofanto è un patrimonio culturale che va preservato – ci dice la Catino che ha tanto lavorato sulle problematiche di questo fiume che rappresenta in piccolo tutti i guasti e i modi con cui l’uomo sta rovinando il suo stesso ambiente dove vive – L’Ofanto ha come prerogativa la capacità di mantenere un’alta biodiversità, con differenti specie di animali e vegetali. Gli animali rappresentano l’aspetto più appariscente dell’Ofanto. Tra tutti spiccano l’airone rosso e l’airone cenerino. Tra i mammiferi, la lontra, la puzzola e la volpe.”
“Il più grande corso d’acqua pugliese, il maggior fiume che sfocia nell’Adriatico a sud del Reno, con i suoi 165 chilometri di percorso e 13.900 l/s è stranamente dimenticato da tutti, non lo si insegna neanche a scuola. Eppure, in un momento in cui si parla tanto di carenza d’acqua in Puglia, dovrebbe essere al centro dei tanti discorsi e articoli giornalistici sull’argomento.”
“La tradizione letteraria classica – termina Pina Catino – descrive la Puglia come una regione “siticulosa”, ma la realtà, era ben diversa. Nelle carte antiche appaiono numerosi torrenti, se ne conserva il ricordo nelle periodiche inondazioni di centri abitati come Bari, Bitonto e Andria… che si sono ripetute fino al secolo scorso. Poi la mano dell’uomo ha modificato tanto il territorio, facendo inabissare l’acqua e quella superstite inquinandola per poi recuperarla nelle acque reflue e berla. Acqua dunque quale risorsa sempre più preziosa, in termini di disponibilità, di distribuzione qualitativa e quantitativa, una risorsa che per molti popoli costituisce un diritto negato, noi in Puglia l’abbiamo fatta scomparire e quella che rimane la stiamo avvelenando.”