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CHI NON HA MAI GIOCATO O’ VERRùZZELE?

virruzzo5nm

Primavera. Prime uscite fuori porta. Una fermata ad Alberobello ed ecco, davanti alla prima bancarella, intenti a mettere a fuoco i tanti giochi nuovi e antichi. “Stè nu’ verrùzzele”, esclama il nonno. Figli e nipotini seguono incuriositi l’indice puntato verso quella che sembra una trottola. É una trottola ma, se chiamata con il suo nomignolo, evoca gli anni ormai trascorsi quando c’era sempre qualcuno che era in grado di maneggiarlo meglio e durava a lungo, pareva non dovesse cadere mai. In certi momenti era cosi perpendicolare, dopo essersi sbilanciato al momento del lancio, che sembrava un palo fermo, come se non respirasse più. Alla fine, terminata la forza propulsiva, u’ verrùzzele crollava a terra tramortito. Questa trottolina è formata da un cono di legno con alla punta una specie di puntina di ferro. La superficie esterna del cono di legno è scanalata per facilitare l’avvolgimento di una cordicella che, srotolata con agilità, con abilità e, grazie ad uno ‘strappo’ netto, imprime alla trottola un veloce movimento rotatorio. Vince la gara chi riesce a far roteare la trottola per più tempo possibile, prima di stramazzare ‘esanime’ a terra. Nei nostri paesi meridionali, questa trottolina con la cordicella giunse dalla penisola ellenica intorno al quarto secolo a.C. mediante le colonie della Magna Grecia e si diffuse conservandosi quasi uguale ai modelli antichi, fino ai giorni nostri. U’ verrùzzele è stato il passatempo che ha fatto giocare e divertire tante generazioni di giovani ma questo gioco che è sopravvissuto per più di tre millenni, è ormai diventato un semplice “ souvenir.”

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