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PRESIDIO DEL LIBRO: IL SEGRETO DEL GELSO BIANCO

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Chi erano i nostri nonni? Quali erano i loro sogni? Quali le loro paure?

Questo e tanto altro è racchiuso nel romanzo presentato sabato sera, presso la Sala Conferenze della Biblioteca comunale dal Presidio del Libro di Turi. Il segreto del gelso bianco, un romanzo a quattro mani, scritto da Franco e Antonella Caprio.

Questo risultato narrativo è la vera storia di un segreto, confidato da una bambina, prima ad un albero di gelsi bianchi, poi affidato alle pagine di un diario. È in realtà un quaderno domestico, familiare, che chiede di divenire romanzo e che quindi narra anche di se stesso. Ma è soprattutto la storia di una donna, Marianna, la protagonista, della sua famiglia e di un piccolo paese che nel tempo si evolve pur restando avviluppato alla sua essenza rurale. Un racconto che percorre tutto il XX secolo, che si sviluppa tra la Murgia pugliese, gli Stati Uniti d’America e la città di Torino, narrando l’avventura di affanni quotidiani, di sentimenti e amori, di gioie e di sofferenze, di superstizione e di religiosità, di maldicenza e di solidarietà.

“Il viaggio è uno degli elementi fondamentali che emerge dal romanzo – afferma Franco Caprio – perché è sinonimo di speranza per il futuro. È anche il sinonimo di illusioni, o di ricerca di evasione e bisogno di cambiamento”. Questo è quanto emerge anche dalle parole dei protagonisti, come nel capitolo in cui è descritto l’arrivo degli emigranti in America. “La ricerca storica ci ha sicuramente aiutati, ma il nostro intento era fornire informazioni corrette al lettore, attraverso le parole dei personaggi- continua Franco Caprio. La paura di non essere accolti nel nuovo paese, il timore di essere rimpatriati o accusati di portare malattie, la speranza di vedersi attribuire un semplicissimo ADMITTED, sono presenti nel nostro lavoro”.

“Questo libro nasce dalle parole raccolte in un quaderno da nostra madre – risponde Antonella Caprio alla domanda esposta dal moderatore della serata, Giovanni Turi – ma anche dall’esigenza di dar vita a ricordi e ad una promessa fatta da nostra madre al proprio padre in punto di morte. Lasciare un’impronta del proprio passato. All’inizio ha affidato questa promessa alle pagine di un quaderno. Poi un giorno ce l’ha consegnato, con la proposta di farne un romanzo”. “In principio non eravamo del tutto propensi a farlo – continua il fratello Franco Caprio – poi per fortuna mia sorella ha cominciato a leggere questo diario e da quel momento siamo stati rapiti dalla poesia delle parole e dalla magia dei fatti narrati”. Sono stati uniti pertanto questi ricordi, con quelli che rappresentano il bagaglio degli stessi autori. Una Puglia guardata e assaporata lungo tutto il ‘900 e che racchiude le esperienze di diverse generazioni.

Aggiunge la signora Caprio che il loro non è e non voleva essere un “romanzo storico, anche se la storia lo attraversa dall’inizio alla fine. È un romanzo intimo”, che racchiude le particolarità di un’epoca, i sentimenti, la cultura, i pregiudizi ed anche le strutture gerarchiche familiari.

“Non è stato facile scrivere questo romanzo – ammette Franco Caprio – perché è il lavoro di due persone che in più non abitavano vicino. Io qui, mia sorella a Torino. Ognuno componeva delle parti ed entrambi siamo stati i primi lettori e critici del lavoro dell’altro. Dopo tante modifiche, discussioni e migliorie, siamo giunti a queste pagine”.

Ha concluso la serata il professor Matteo Pugliese con un lungo elogio ai due giovani autori di origine turese.

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