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FIORENTE: PERCHÉ A ME NESSUNO DÁ UN PREMIO?

fiorente
“Mi sono stancato – ci dice tutto d’un fiato Matteo Fiorente – mi sono scocciato sia di essere turese, sia di essere un uomo politico onesto e sia di essere un comunista.” Cerchiamo di capire meglio con chi ce l’abbia stavolta Fiorente. “Turi è un paese di intellettuali che fanno il bello e il cattivo tempo sulla gente in buona fede, ma non su Matteo Fiorente. Danno premi a tutti, ma sono autorizzati, e da chi, a dare premi? Decidono in qualità di cosa? Non vi ricordate mai di un operaio, cosa potete capire voi intellettuali ricchi della povertà degli operai? Io, da semplice ‘intonachista’, vi posso ‘dare scuola’. E ho portato il nome di Turi dappertutto, dato che ho lavorato a Bari, Potenza, Roma. Che ne potete capire voi di premi? Ma io passerò alla storia e di Matteo Fiorente non ne nasceranno più. Io sono, dal dopo-guerra in poi, l’unico operaio ad essere stato candidato a sindaco. Questo successe nel 2002 e già per questo mi merito il premio.” Racconta di aver ‘creato’ oltre 300 cassepanche che sono sparse nelle case di tutta la Puglia, e tavoli per cucina. Tutte queste ‘opere’, tiene a precisare, “senza essere falegname”. E allora si chiede: “Perché non merito pure io un premio capitalista?”. E, concludendo: “Per dare un premio, dovete fare un referendum per vedere come la pensa la gente. Allora sì che il premio doveva essere valido. Ma io, per tutto ciò che ho fatto, un premio lo merito.”

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