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ALBERTO MIELI, UNA VOCE DELLA MEMORIA

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“Se il mondo potesse essere convinto che Auschwitz non è esistito, costruire un secondo Auschwitz sarebbe più facile e nulla assicura che divorerebbe solo ebrei.” Con questa frase stampata a caratteri cubitali e affissa sulla parete posteriore della sala conferenze dell’ITC si è aperta per tutti i presenti la giornata dedicata alla Memoria, ormai diventata appuntamento fisso per l’incontro con un testimone della Shoa.

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Quest’anno è stata portata ai ragazzi e a tutti i presenti la testimonianza di Alberto Mieli, deportato ad Auschwitz e a Mauthausen. La sua presenza è per questo motivo da ritenersi eccezionale, avendo egli vissuto l’esperienza di due lager e del trasferimento, a piedi, ditc17alla Polonia in Austria, dove fu liberato nel maggio 1945 dagli americani.

Il sig. Alberto giunse in Polonia ad Auschwitz-Birkenau il 10 aprile 1944.  Degli oltre 900 ebrei italiani deportati, 800 vennero uccisi nelle camere a gas e soli 51 tornarono a casa, tra cui c’era anche Mieli.

“All’età di 12 anni, per motivi razziali, fui cacciato da scuola e a 17 fui catturato dalla Gestapo perché possedevo due francobolli della Resistenza. Fui deportato ad Auschwitz, dove ho subito le peggiori sofferenze. Fui liberato il 5 maggio 1945 dalle truppe americane e fui rimpatriato alla fine di luglio del 1945. L’Olocausto fu uno dei peggiori genocidi che memoria d’uomo ricordi, ma soprattutto un’offesa all’umanità: in quell’orrore furono uccisi 11 milioni tra ebrei, cattolici, protestanti, evangelici, gitani e omosessuali”.

In tutti i suoi ricordi, il signor Mieli ha mostrato un’immensa commozione, che è riuscito a controllare solo in alcuni momenti del racconto, e ha spiegato di avere ben vivide nella sua mente quelle immagini strazianti che gli permettono di essere una delle poche voci in grado di raccontare cosa è avvenuto in quegli anni bui della storia del mondo.

Difficile riportare tutti i dettagli della testimonianza di Mieli, pero’ vi proponiamo un’intervista in cui egli racconta tanti episodi di quella macabra esperienza.

itc6Nelle sue parole è stato possibile ritrovare tutti quei dettagli che sentiamo in questo periodo in tv, e che qualcuno ha ancora il coraggio di reputare invenzioni. La fame. I maltrattamenti. Gli schiaffi all’orgoglio. L’annullamento della libertà. Della dignità. Del pudore. Del rispetto. Della solidarietà. Lui li ha provati e mai li dimenticherà.

Prima del suo intervento, e dopo i momenti di presentazione della giornata da parte del preside, Erminio Deleonardis, e del professore referente del progetto, Osvaldo Buonaccino D’addiego, è stato proiettato un filmato di 22 minuti, montato e diretto da alcuni ragazzi dell’ITC, in cui sono state raccolte testimonianze storiche, foto e video riguardanti la Shoa. È stato un momento forte, struggente, a tratti raccapricciante.  Qualcuno non ha trattenuto le lacrime. Ma non c’era niente di  inventato. Nessuna montatura. Nessun effetto speciale. Solo scempio e dolore di una carneficina di persone attuata da persone. Purtroppo non siamo in grado di pubblicarlo, ma vi proponiamo, in basso, la visione di un altro video con i medesimi contenuti, con altrettante immagini  e riprese che possono rendere l’idea di quello che è avvenuto in quegli anni maledetti.

Alla manifestazione sono intervenuti anche l’assessore comunale Gianfranco D’Autilia e l’assessore provinciale Onofrio Resta in rappresentanza delle rispettive amministrazioni, per dimostrare che anche la politica riconosce l’assurdità delle leggi razziali del periodo fascista, che le ripudia e che lotterà sempre affinché non avvenga più nulla di lontanamente simile all’olocausto.

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