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CICCARONE, BASTA COI TAGLI NEL SOCIALE

PIANI_DI_ZONA

All’indomani della presentazione del Piano Sociale di Zona II, ci ha contattato Emilio Ciccarone per commentare quanto fatto finora ed esprimere le proprie considerazioni su ciò che bisogna fare per migliorare i servizi forniti.

Potete visionare la presentazione relativa al programma attuato nel triennio 2005-2008 cliccando qui


Dopo che la regione ha dettato le regole generali, i comuni, associati per ambiti, devono adottare un proprio piano, dove si dovrà fotografare quella che è la realtà locale sulle esigenze ed i bisogni di minori, anziani, giovani e famiglie.

In sintesi, obiettivo del Piano Sociale di Zona II è quello di individuare le criticità esistenti sul territorio, creare un clima di concertazione allo scopo di garantire una partecipazione delle associazioni di categoria e del terzo settore presenti sul territorio, per raggiungere degli obiettivi condivisi per le fasce più deboli della popolazione.

Vogliamo, condividere le scelte, perché si opera nell’interesse dell’anello debole della società. Ma per redigere il nuovo Piano Sociale di Zona è fondamentale l’analisi approfondita dei bisogni del territorio.

Con l’approvazione del documento, si darà continuità ad una molteplicità di servizi già avviati nelle precedenti annualità.

Il vero lavoro inizia il giorno dopo della presentazione del Piano Sociale di Zona, quando le parole si trasformano in azioni concrete per il paese.

Il percorso di compartecipazione per la realizzazione del II Piano Sociale di Zona deve servire in maniera concreta a promuovere la partecipazione delle Organizzazioni e del terzo settore, ma diventa nella migliore delle ipotesi un semplice atto formale svolto nell’adempimento della legge, nella peggiore delle ipotesi una passerella per i rappresentanti istituzionali e degli enti locali, infatti, in poco tempo s’intende fare quello che si sarebbe potuto e dovuto fare nei tempi legittimi e opportuni.

La CIA (Confederazione italiana agricoltori) con le sue articolazioni ANP (Associazione Nazionale Pensionati) e Patronato INAC, già da tempo aveva chiesto al Sindaco e all’assessore Tundo un incontro, e ad oggi non ha ancora ricevuto risposta. Tuttavia si sta impegnando a dare il massimo in termini di partecipazione e di proposte, per rispondere ai reali bisogni delle persone in difficoltà, ma è necessario che si creino i giusti presupposti.

Fra l’altro, va detto, che il Patronato INAC e l’ANP, attraverso il ruolo di Segretariato Sociale, offre servizi che può facilitare il raccordo organizzativo tra i diversi interventi dei servizi sociali e socio-sanitari. Gli stessi operano con Servizi Sociali Professionali e possono favorire il funzionamento dei servizi integrati in un’ottica d’avvicinamento, trasparenza e fiducia nei rapporti con il cittadino.

Il ruolo del Segretariato Sociale è quello di facilitare l’accesso dei cittadini ai servizi e di favorire, al tempo stesso, l’orientamento degli utenti rispetto al sistema complessivo dei servizi, promuovendo l’uso appropriato dei servizi stessi e riducendo le disuguaglianze nell’accesso il servizio, con la presa in carico della persona.

Il momento di crisi è sotto gli occhi di tutti e quello sociale è sempre l’ambito più sollecitato.

Le risorse disponibili sono insufficienti rispetto alla domanda dei servizi.

A tutte le nostre proposte sulle politiche sociali, tuttavia, i comuni hanno sempre risposto che non c’erano soldi, mentre i nostri cittadini stanno perdendo la loro capacità economica, e questo ha inevitabilmente pesanti ripercussioni sul sociale.

Un settore in difficoltà come il sociale non può subire altre decurtazioni. Il sociale non può essere considerato un costo, ma un investimento.

È necessario sviluppare la coscienza che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, senza distinzione di condizioni personali.

I comuni e le ASL devono impegnare risorse importanti, altrimenti com’è accaduto nel Piano 2007/2009, ci troveremo di fronte a politiche sociali deboli, a servizi insufficienti, a bisogni completamente disattesi. È importante, quindi, all’interno della programmazione del Piano Sociale di Zona, rafforzare i rapporti con quest’ente.

Infine è indispensabile potenziare i servizi sul territorio e l’assistenza domiciliare, un servizio rivolto ad anziani con limitata autonomia che vivono da soli o con famiglie non sufficientemente in grado di assicurare l’assistenza per la cura e l’igiene della persona e della casa. La finalità è quella di favorire la permanenza dell’anziano nel suo ambiente abitativo e sociale e di accrescere la sua capacità d’autodeterminazione, attraverso sia attività socializzanti, limitando il rischio d’emarginazione sociale, che prestazioni assistenziali.

L’assistenza domiciliare prevede l’aiuto domestico, il disbrigo di commissioni, l’igiene della casa e della persona, il sostegno psicologico e l’accompagnamento esterno per la partecipazione alla vita sociale.

È necessario pensare a nuovi servizi come il trasporto sociale, per citarne soltanto alcuni, trasporto per anziani e trasporto per fasce deboli.

Anche sul versante della salute, gli attuali servizi non vanno incontro all’età avanzate: molti anziani hanno difficoltà ad essere ricoverati per mancanza di disponibilità di posti letto e quando ci riesce rifiuta spesso la dimissione per mancanza d’assistenza a domicilio.

Gli anziani spendono in salute circa il triplo delle altre fasce d’età, gli stessi non hanno denaro sufficiente per cure mediche.

Serve un cambio, con scelte politiche di fondo per dare risposte concrete alle sfide che si presentano, dando rilievo alla crescita delle fasce d’età estreme e ai gruppi d’anziani più fragili.

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