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RITORNO NELLA VALLE DEGLI ANGELI

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Il 31 ottobre presso la sala consiliare del nostro Comune, un pubblico appassionato di lettori di Mottola, Lecce, Alberobello e Putignano è accorso alla presentazione del libro di Francesco Carofiglio Ritorno nella valle degli angeli.

I vari interventi dell’autore, che ha anche recitato alcune parti del romanzo suscitando grande emozione nei presenti, sono stati anticipati da una simpatica rappresentazione ad opera del Presidio del Libro (Responsabile della sezione di Turi Alina Laruccia).

Mauro Paladini ha interpretato lo speaker Lupo solitario di Radio Pirata, una radio libera che era molto seguita dal protagonista della nostra storia.

Il romanzo è storia di incontri tra presente magico e passato che ritorna (il ritorno è metafora calzante del libro), rapporto con l’anima che si evolve attraverso il racconto, fino alla presa di coscienza di una fragilità con la quale bisogna fare i conti, per andare verso il mondo, perché così come si impara a partire, bisogna esser capaci di tornare, anche se ciò significa struggimento: anche se cambiamo vita (Vincenzo Lauria è andato a vivere a New York), il cordone ombelicale con le nostre radici è incancellabile, e ci accompagna per tutta l’arco della nostra esistenza.

Intervista a Francesco Carofiglio

Di che genere è ”Ritorno nella valle degli angeli”?

“Non credo molto al genere.

Per me ci sono buoni e cattivi romanzi.

L’ho definito “Western” perché presenta tre elementi precipui: l’eroe solitario (Vincenzo Lauria); il paesaggio lucano (desolato come i deserti americani dell’800) e lo scontro finale (di cui non rivelerò il contenuto).”

Il tema del rapporto tra i due fratelli è uno dei temi principali.

“Si, Giovanni è il più grande dei due fratelli. All’età di 19 anni viene acquistato da una squadra di calcio di serie B: ha molto talento, un fisico prestante e penetranti occhi di ghiaccio.

É un punto di riferimento scomodo per Vincenzo che è diverso da lui, data la sua accentuata timidezza.

La differenza tra i due è che mentre Vincenzo è tornato, Giovanni è scappato dalla Lucania.

Tra gli altri temi: il rapporto con un presente misterioso; la resa dei conti con il passato.

Molto interessante è il rapporto di Vincenzo con la mamma e con la nonna.

Quest’ultimo è anche profonda relazione con una terra misteriosa, con le sue tradizionali pratiche magiche e i riti pagani di propiziazione.

Sono stato in Basilicata: sono rimasto colpito dall’alternanza di creste sinistre e di piane soleggiate.

Ci sono posti abbandonati, veri e propri paesi delle streghe, in cui è vietato pronunciare il nome del paese stesso.

La Basilicata è una terra contraddittoria: ha il petrolio, la fabbrica, ma anche un’antica radice superstiziosa…

Mi sembrava un’ottima cornice per questa storia alla ricerca del passato.

Mentre scrivevo questo racconto mi sentivo osservato.

Ciò mi è accaduto in Basilicata.

La Lucania è un‘isola con un mare di pietre, con forti radici e con un forte orgoglio, e i suoi abitanti, come gli isolani, escludono il forestiero.

C’è la sensazione di essere guardati.

 

É una storia autobiografica?

“Non è la mia storia ma questa storia parla di me.

Certo mio fratello non giocava a pallone, però è indubbio che si entri quasi con osmosi nei personaggi, a tal punto che diventa difficile staccarsene.

Mia madre è la scrittrice della famiglia: io e mio fratello siamo “scriventi”.

Cito tra i suoi libri: ”Quella mattina a Noto” e “Ariel è andata via”.

Ognuno di noi ha, però, un modo diverso di esprimersi.

Faccio anche l’illustratore, l’attore ed il regista.”

 

Quali sono i suoi progetti futuri?

“Sto scrivendo due storie, tra cui un romanzo fantastico per ragazzi.

Ci sarà il debutto dell’opera di grande intensità ”Il maestro” – storia di solitudine che si confronta con un passato glorioso -, in primavera, al Festival di Napoli.”

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